Tex 70 anni di recensioni – 1968

Scritto da Francesco Benati

15 Mag, 2018

Nuovo capitolo di questo nostro viaggio alla riscoperta della grande saga di Tex Willer, il personaggio creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948 e che quest’anno festeggia il settantesimo anniversario di presenza ininterrotta nelle edicole.
Per questa serie di recensioni anno per anno della saga del ranger prendiamo in considerazione la numerazione della Seconda Serie Gigante, il cui primo numero risale al 1958, quella più venduta e amata dai lettori e che prosegue ancora oggi e che per quasi cento numeri ha riproposto le storie di Tex uscite negli albi a striscia dal 1948 fino alla fine degli anni ’60.
Siamo arrivati al 1968, nuovo anno da leccarsi i baffi che ci sta per catapultare nel pieno della Golden Age texiana.
Ad aprire le danze ci pensa Oro nero, storia non particolarmente lunga ed originale, ma comunque baciata da un ritmo sostenuto e dai disegni di un Galep ormai avviato ad ampi passi verso la maturità artistica. Richiamati da Pat Mac Ryan, i pards devono vedersela con alcuni magnati del petrolio intenzionati a mettere le mani sui terreni di una giovane donna che sorgono proprio sopra a un ricchissimo giacimento.
Un pelo migliore, anche se purtroppo i disegni non le rendono pienamente giustizia, è Yuma, storia di un gruppo di evasi che vogliono mettere le mani su un succoso malloppo. Aldilà della trama interessante e di alcune scene davvero forti come la tortura subìta da Tex, il quale poi si vendicherà spietatamente, la storia è penalizzata dai disegni di Virgilio Muzzi con il volto di Tex aggiunto da Galep. Una miscela che il duo ripeterà più volte negli anni successivi, ma con un contrasto che stride troppo agli occhi di legge.
Morte di un soldato è una storia rimasta letteralmente nel cuore di molti, ma che a me ha sempre lasciato un po’ perplesso per il modo in cui viene adattato un fatto storico realmente esistito, ovvero la Danza degli Spiriti che nel 1889/90 avrebbe portato all’ultima ribellione indiana e alla morte di Toro Seduto con conseguente massacro di Wounded Knee.
Il profeta Wovoka incita gli indiani alla rivolta contro i bianchi, ma l’intervento di Tex e dello squadrone di cavalleria del tenente Casey riesce a sistemare le cose. Un Tex insospettabilmente filo militarista, quello di questa storia, che a me ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, anche per via del finale decisamente tirato via. Una piccola chicca per gli appassionati: la famosa scena di Tex che soccorre Casey è stata aggiunta solo nella serie gigante, mentre nell’edizione a striscia si vede solo il tenente che viene colpito. Buoni, come sempre, i disegni di Guglielmo Letteri, ormai perfettamente integrato nello staff, anche se il meglio lo avrebbe dato negli anni successivi con le storie magiche e urbane.
Molto bella è Fuga nella notte, storia di un gruppo di farabutti che, per mettere le mani su delle pietre preziose, convince gli Hopi ad aiutarli nei loro sporchi traffici. La storia in quanto tale non brilla, ma ci sono più di un passaggio che la rendono molto interessante: in primis, la perfetta gestione dei personaggi da parte di GL Bonelli, il quale esclude Carson dalla vicenda che si svolge prevalentemente nella riserva Navajo. A vincere, però, è la morte del cattivo Ben Corliss nel Deserto Dipinto. I disegni di Galep sono sempre buoni, anche se si nota l’ausilio, non ottimale, va detto, di un collaboratore agli inchiostri, tal Raffaele Cormio.
Ora però arriviamo al vero capolavoro dell’annata, una storia che al solo nominarla fa tremare i polsi: Vendetta indiana. La storia è memorabile per un’infinità di ragioni. La prima è che per la prima volta assistiamo al massacro indiscriminato degli indiani da parte dei soldati dell’esercito. La storia è uscita in realtà l’anno prima sulla serie a striscia, ben prima quindi di film come Soldato Blu e Piccolo Grande Uomo. L’altro motivo è l’esordio di Giovanni Ticci ai disegni. Ticci è il mio disegnatore texiano preferito (nonché uno dei miei preferiti in assoluto), anche più dei vari Galep, Villa, Marcello, ecc. Un genio del disegno che nel 1968 aveva solo ventotto anni, l’età che ho io mentre sto scrivendo queste righe. Qui lo stile di Ticci è ancora lontano dalle vette raggiunte negli anni successivi, ma già si possono notare le prime tracce della sua grande genialità. Altro aspetto memorabile è il finale, che vede il colonnello Arlington ucciso da Nashiya, vedova di un guerriero da lui ucciso nel corso della strage al villaggio di Black Elk. Tale finale, in cui Tex non è presente, ha dato adito a più di una speculazione. Si tratta davvero di una trappola ordita dalla sola Nashiya, oppure c’è anche lo zampino di Tex?
Sempre per la falsariga “indiani e giustizia”, ecco arrivare proprio Giustizia, storia che vede Tex impegnato a smantellare una cricca di criminali che compie le proprie razzie travestendosi da indiani in modo da far ricadere la colpa sugli innocenti Cheyennes. A capo della banda c’è il ricco Pierre Dupré, il quale incorrerà nell’ira di Tex. Una bella storia, sostenuta dai disegni “multistrato” con i corpi dei personaggi disegnati da Muzzi e i volti rifatti da Galep. Una pratica già citata altre volte, ma che qui funziona abbastanza bene.
Ma il capolavoro è nuovamente dietro l’angolo con Terrore sulla savana della coppia Bonelli/Galep ormai lanciata alla massima velocità. Il perfido Mefisto è evaso dal manicomio e si è unito a Jean De Lafayette, ricco matto ribattezzatosi Baron Samedi e con lui ha fondato un suo regno personale in Florida dove pratica il Voodoo. Una storia tutta particolare, dove Tex e i suoi pards non fanno praticamente nulla contro Mefisto e soci, a parte difendersi dagli attacchi, ovviamente, mentre il grosso dei danni sembrano procurarselo gli stessi nemici, ordendo piani destinati al fallimento.
In testa a una compagnia di soldati e di Seminoles, Tex e i pards al completo raggiungono il castello in Florida che viene distrutto a colpi di cannone. Forse il finale decisamente compresso e veloce è l’unica pecca di una grande storia che tiene avvinghiato il lettore dalla prima all’ultima pagina. Memorabile, per dirne una, la scena iniziale in cui i soldati si perdono nelle paludi e sentono il suono dell’organo. Galep sempre sugli scudi, qui sicuramente in una delle sue prove migliori.
La carovana dell’oro è una storia carina disegnata da Letteri che si caratterizza per essere stata l’ultima in assoluto a venire pubblicata nel formato a striscia. Da questa avventura in poi, infatti, tutte le storie verranno scritte e pensate per lo sviluppo libero del mensile. La storia non è particolarmente originale, ma ha una parte centrale decisamente divertente che la rendono davvero interessante e meritevole di essere letta.
Decisamente di altro tenore è la bellissima I razziatori, prima storia ad essere pensata e realizzata appositamente per il mensile (e si vede). Tex e Carson devono indagare sulle misteriose sparizioni di una mandria ai margini del deserto di Gila e per farlo decidono di infiltrarsi fra i possibili razziatori. Tex utilizzerà, e qui sarà la prima volta, lo pseudonimo di Gilas. La storia, pur vantando una trama classicissima e western fino al midollo, si caratterizza anche per dei bei dialoghi di stampo quasi comico che la rendono diversissima dal tenore delle storie precedenti. Da notare che ormai Tex è sulle scene da vent’anni e che il carattere del personaggio è finalmente scolpito nella pietra. Ciononostante, il genio di GL Bonelli gli permette di uscire leggermente da questi rigidi schemi senza tuttavia compromettere il carattere del personaggio. Chapeau.
I disegni della coppia Muzzi/Galep si mantengono discreti, anche se il solito stratagemma del disegno multistrato comincia a mostrare la corda. Un poco sotto tono il finale dove le forzature per giungere alla conclusione sono un po’ troppe, ma nel complesso parliamo di una storia sicuramente da ricordare.
A chiudere l’anno (ma anche ad aprirlo, visto che termina nell’albo di gennaio del ’69) ci pensa un’altra storia indimenticabile di Bonelli/Galep: La sconfitta! Tex e Carson giungono a Silver Bell, paese per nulla tranquillo dove il giovane Freddy Baker, figlio di un ricco ranchero, fa il bello e il cattivo tempo. I due ranger gli danno una bella ripassata e la cosa sembra finita lì, ma il padre del rampollo assolda Ruby Scott, un pericoloso criminale, per uccidere Tex e vendicare l’onta subita. Ruby Scott vince il duello grazie ad una fondina truccata, ma Tex è solo ferito. Ripresosi, affronterà il nemico in un ultimo scontro mortale al saloon di Silver Bell. Da notare che i due Baker non vengono uccisi da Tex: Freddy viene ucciso dalla donna di Ruby Scott, mentre il padre si toglie la vita. Un piccolo gioiello, questa storia, la cui copertina è un autentico capolavoro.
Dal prossimo appuntamento inizieremo con il centenario delle meraviglie, quello che ha reso letteralmente immortale la saga di Tex.
Intanto se non lo avete ancora fatto potete leggere i resoconti delle annate precedenti:
1958195919601961196219631964196519661967
E ovviamente raggiungeteci nel gruppo FacebookL’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor).

 

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