La stupenda annata di Dampyr (davvero notevole e con storie mozzafiato dal gusto antico e nello stesso tempo ricche di nuovi spunti) si conclude con un nuovo capitolo della sottotrama lovecraftiana dedicata ai Grandi Antichi e alle sfumature del multiverso legate ai mostri della folle mitologia creata dalla mente (e dagli incubi) di HPL ovvero Howard Philip Lovecraft. Lo scrittore di Providence è già stato spunto di molte altre storie ma in questo caso entra anche come personaggio della vicenda e come qualche mese fa accaduto per il poeta portoghese Pessoa si merita anche un posto di primo piano nella copertina di Enea Riboldi (copertina – per inciso – abbastanza classica ma anche a suo modo efficace).
Gli orrori di Red Hook – Dampyr 225
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Paolo Raffaelli
Copertina: Enea Riboldi
Se ci sono i Grandi Antichi allora è essenziale anche la presenza di Kurjak che vive ora in simbiosi forzata con la Maschera della Pallida Morte che gli è stata attaccata in modo per ora irreversibile proprio da un sacerdote della setta segreta dei Kuen-Yuin, adoratori dei Grandi Antichi nel drammatico numero D188 Il marchio giallo di Carcosa. Maschera o meglio seconda personalità di Kurjak che pare essere essenziale per completare i riti che consentiranno l’arrivo di Cthulhu, Nyarlothep e annessi e connessi all’interno del piano di realtà del multiverso in cui agiscono Harlan e soci.
Come successo per la recente vicenda che ruotava attorno a Pessoa in D223 Il suicidio di Aleister Crowley (albo intimamente connesso a quello che stiamo qui presentando), Boselli scava nella tormentata biografia di Lovecraft (ma anche di un altro grande autore del fantasy americano ovvero quel Robert Ervin Howard creatore della saga di Conan il Cimmero) per trovare lo spunto narrativo e quindi gioca tra vicende degli anni del proibizionismo e il presente, il tutto condito da atmosfere lovecraftiane. Del resto che Boselli sia un appassionato estimatore dell’opera di Lovecraft è evidente fin da una celebre storia di Zagor (Zagor 386-388) ambientata a Port Whale e in cui compaiono gli stessi uomini-pesce che vediamo in azione anche in questo numero di Dampyr.
La vicenda per sommi capi ha una struttura standard: Harlan e Kurjak dopo un confronto con Caleb si recano a New York da Anyel, un angelo Amesha come Caleb già incontrato in molte avventure, e con lui ripercorrono ulteriori vicende di Lovecraft che contengono gli indizi per cercare di fermare, in un crescendo di colpi orchestrato molto bene, un nuovo tentativo della setta segreta dei Kuen-Yuin di aprire la porta del nostro mondo ai Grandi Antichi.
Boselli ci guida così a conoscere meglio Anyel: conosciamo il corrispettivo del Teatro dei Passi Perduti di Praga (e il luogo è altrettanto affascinante e simbolico); lo vediamo in azione in mezzo ai comuni mortali negli anni del proibizionismo; scopriamo un momento importante della sua lotta contro la setta dei Kuen-Yuin… Anyel come Caleb ha un grande potere e come Caleb mostra una sincera partecipazione alla condizione di vita degli uomini con cui si lega volentieri e verso i quali mostra un sincero (seppur distaccato) affetto.
Le parti dialogate servono a introdurre i flashback che hanno come protagonista Lovecraft e consentono anche ai neofiti della lunga saga di Dampyr di acquisire le informazioni base per poter gustare della lettura di questo albo e direi che anche questo secondo scopo è raggiunto senza eccessiva verbosità. Il finale lungo e movimentato è un mix di azione e tensione e presenta dei buoni colpi di scena. La vicenda ha una sua conclusione sensata ma non così definitiva (e del resto le anteprime viste in rete delle tavole di Maurizio Rosenzweig ci hanno già anticipato il prossimo capitolo della trama lovecraftiana e ci scommetterei qualcosa che avrà a che fare con la figura di Robert E. Howard che in questo numero fa semplicemente capolino nella vicenda).
Una nota sui dialoghi di Boselli che definirei particolarmente ‘audaci’. Sembra che la contemporanea revisione e scrittura dei tre numeri di Deadwood Dick sia rimasta nella penna di Boselli che calca la mano nelle scelte lessicali (non che Dampyr sia mai stato un fumetto per educande intendiamoci…) e anche in scene forti anche se non esplicite.
Sul fronte dei disegni assistiamo all’esordio nella serie di Dampyr delle matite e delle chine di Paolo Raffaelli che dopo i tre numeri di Adam Wild e dopo la storia gangster Keller porta il suo contributo ottimamente alla causa dell’ammazzavampiri di casa Bonelli. La sceneggiatura di Boselli del resto è una scelta perfetta per i potenti chiaroscuri di Raffaelli che oltre tutto si trova a doversi muovere ancora per tante tavole con contesti di inizio novecento come già appunto nel romanzo a fumetti Keller. Direi che il tratto di Raffaelli andrà incontro ai favori dei lettori di Dampyr e potrà servire ancora egregiamente alla causa della serie. Harlan e Kurjak come Tesla e Caleb sono, inoltre, già ben padroneggiati dal disegnatore. Bene così e ora aspettiamo il ritorno di Maurizio Longo nell’albo di gennaio 2019 che fin dalla copertina si preannuncia ancora più ‘Audace’! Buon fine anno dampyriano!
Se avete perso qualche recensione qui di seguito il link a tutte quelle presenti nel blog: 121, 214, 215, 216, 217, 218, 219, 220, 221, 222, 223, 224 oltre che al Dampyr Index giunto a rileggere fino al numero 11.
E se volete raggiungeteci nel gruppo facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor) dove assegneremo con i vostri giudizi anche il premio per il miglior albo Bonelli del 2018 (l’AWard ovvero l’Adam Wild award!)
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