Dietro ad una evocativa copertina di Enea Riboldi, si conclude la storia doppia firmata da Mauro Boselli e Nicola Genzianella iniziata a maggio con Le ragazze di Mahogany Hall. E se nel numero di maggio l’atmosfera principale era data dagli ambienti di New Orleans (presente e passata) con il suo Jazz e i suoi bordelli (e con un importante omaggio ad una delle prime storie doppie dell’ammazzavampiri di casa Bonelli ovvero Dampyr 15-16), nel numero di giugno la cifra stilistica dominante è quella dei mondi assurdi, magici e inquietanti inventati dalla mente fuori dal comune di Howard Philiph Lovecraft (omaggiato recentemente anche da un bel volume delle edizioni Cosmo che abbiano recensito anche noi di FumettiAvventura) e che hanno già avuto modo di far capolino nella serie di Dampyr.
La città dell’uomo nero – Dampyr n.231
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Nicola Genzianella
Copertina: Enea Riboldi
Qui in particolar modo Boselli riprende uno dei racconti lunghi (o romanzo breve?) più celebri dello scrittore di Providence, The dream quest of the unknown Kadath: Harlan, Kurjak e Jim Fajella in compagnia di C-Mell e della succube Eisheth (di cui Harlan è schiavo d’amore… o no?) viaggiano nel multiverso alla volta di Ulthar, la città dei gatti, e da lì partono per un viaggio tra mondi di sogno verso Dylath Leen, la città dell’uomo nero che dà il titolo all’albo. E l’uomo nero (ma non è uno spoiler) non è altri che il terribile dio della mitologia lovecraftiana Nyarlathotep.
Vi siete già persi a questo punto? Provo a fare una breve sintesi di quello che vi serve sapere per poter seguire il filo delle sottotrame seminate in ormai 20 anni dal vulcanico Boselli.
I semi dell’incontro tra il nostro mondo e quello dei Grandi Antichi affondano in due albi storici della prima annata, mi riferisco a D8 Dalle tenebre e a D10 Casa di sangue, dove si introduce l’idea del multiverso e dove per la prima volta vediamo tristi figuri cercare di aprire varchi per l’arrivo sul nostro piano di realtà a esseri così potenti da essere considerati divinità. Ed è su questa linea che assistiamo a prime tematiche esplicitamente lovecraftiane in D37 Il fiume dell’orrore. Per i primi 100 numeri basta aggiungere un altro albo fondamentale legato al tema del multiverso e di forte ispirazione lovecraftiana (ma c’è anche W.H. Hodgson) ovvero D86 La casa sull’orlo del mondo, numero in cui Harlan e Ann Jurging si trovano imprigionati in una casa che ha la caratteristica di trovarsi in una sorta di spaccatura tra i mondi del multiverso. La stessa casa sarà teatro di uno scontro epocale con Sho-Huan in D177-178 Scomparsi e I viaggiatori dell’Infinito. E anche qui l’incontro con mostri indicibili e innominabili sarà continuo. Ci avviciniamo agli ultimi anni della saga e la sotto-trama legata ai Grandi Antichi (gli dei lovecraftiani che hanno il loro massimo esponente in Cthulhu) si sta avviando al suo momento di massima tensione. Boselli tra l’altro decide di legare strettamente questa sotto-trama al destino di Kurjak che da D188 Il marchio giallo di Carcosa si trova a convivere al suo interno con la Maschera della Pallida Morte e deve lottare per non farsi dominare da questo suo scomodo ospite. Ma la domanda che ora sorge è: visto che Kurjak è malato di cancro ai polmoni (non tra i più facili da guarire) come da diagnosi del dott. Kergaz dello scorso numero, che cosa succederà alla sua parte di ‘Pallida Morte’? Sarà ora un vantaggio avere in sé un potere così grande? Oppure l’unica possibilità per eliminare la Pallida Morte sarà la morte stessa del nostro soldato preferito? A tra qualche mese per queste risposte!
Ma non perdiamoci in altre vie e concludiamo il nostro veloce ripasso citando gli ultimi due numeri legati strettamente alla sotto-trama lovecraftiana e anche alla Pallida Morte: mi riferisco a D222 Il suicidio di Alesteir Crowley in cui ancora una volta Kurjak/Pallida morte svolge un ruolo decisivo insieme in questo caso a Ann Jurging e Bobby Quintana e ancora D225 Gli orrori di Red Hook dove questa volta la lotta contro la setta di Kuen-Yuin, segreti adoratori dei Grandi Antichi e attivi nel cercare di farli arrivare nel nostro piano di realtà, ha luogo a New York, e vede tra i protagonisti lo stesso H.P.Lovecraft e tra gli aiutanti dei nostri l’amesha Anyel.
E finalmente possiamo tornare all’albo di giugno sulla cui trama ho già detto quello che è essenziale sapere senza fare spoiler: Harlan e compagni, dopo aver risolto lo scontro con Baron Samedi e suoi non-morti, decidono di aiutare Eisheth a trovare sua sorella Argat che è imprigionata nella città dell’uomo nero e grazie all’aiuto di C-Mell, la donna-gatto, riescono ad arrivare tra le pieghe del multiverso nella città di Ulthar e poi da lì a giungere allo scontro con Nyarlathotep nella città di Dylath Leen. Come andrà questo scontro? Lo scoprirete leggendolo, e per ora vi basti sapere che le porte aperte sono ancora molte e ancora una volta nel finale si ribadisce il ruolo decisivo di Kurjak che ha in sé come Pallida Morte il potere di far entrare i Grandi Antichi nella nostra realtà. Come andrà? Lo scopriremo nei numeri di luglio e agosto (La compagnia guerriera e I Grandi Antichi) che si preannunciano epocali con i testi di Boselli e i disegni di Maurizio Rosenzweig.
Valore aggiunto davvero importante del Dampyr di giugno sono i disegni di Nicola Genzianella che dopo averci fatto respirare l’aria di New Orleans, ricrea davanti ai nostri occhi (o meglio ‘evoca’) la città dei gatti di Ulthar e la città nera e buia di Dylath Leen e ci fa conoscere almeno tre dei volti di Nyarlathotep. Tra l’altro con una bravura davvero senza pari riesce a dare continuità ad un numero che alterna scene di azione (bellissimo tutto l’esordio con una pagina 8 da studiare e ristudiare per qualsiasi disegnatore: la vedete qui sopra!) a scene di paesaggio (bellissima pagina 63 con la prima apparizione della città dalle nere torri di basalto) ad una splash-page (pp.90-91) che sarà impossibile da scordarci! Nicola Genzianella è da sempre una certezza per i lettori di Dampyr e merita davvero ogni riconoscimento per i suoi chiaroscuri, per i suoi volti, per le sue donne e per la sua arte al servizio della narrazione.
Un albo bello (eccellente per i disegni) ad alto tasso di dampyrianità (un difetto? Non credo se si accetta di percorrere o ripercorrere qualche passaggio della saga) con anche alcuni spunti molto belli sui personaggi. Ne condivido uno: il rapporto tra Harlan e Eisheth è tratteggiato in due o tre vignette e in due o tre scambi di battute che lo rendono vivo e molto interessante. Per un mezzo uomo e mezzo vampiro, può esistere l’amore con una donna solo umana? E ora che Lisa è per fortuna solo Ljuba chi può scaldare il cuore di un Dampyr? Sono questi particolari che rendono la saga di Dampyr così affascinante, perché in fin dei conti per cosa ci si muove se non per amore?
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