Da qualche giorno è in edicola I Vigilantes, albo di Zagor di agosto, edito sempre dalla Sergio Bonelli Editore. Ai testi troviamo Antonio Zamberletti e ai disegni Marcello Mangiantini.
L’albo chiude la storia iniziata verso la fine del numero scorso e che riporta in scena Rita ed Elias Duff, già protagonisti de La palude dei forzati, classico di Moreno Burattini targato 2004.
I due fratelli sono tornati ad Ashtonville, città che avevano lasciato anni prima, ma la ritrovano tiranneggiata dal classico potente di turno che non esita ad esercitare il pugno di ferro sui poveri cittadini.
I Vigilantes – Zagor 637
Soggetto e sceneggiatura: Antonio Zamberletti
Disegni: Marcello Mangiantini
Copertina: Alessandro Piccinelli
Premessa: amo Zagor ormai da più di vent’anni, cioè da quando ero un bambino. Ho amato le storie di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, creatore del personaggio, soprattutto quelle della famosa Golden Age (grossomodo compresa tra il 1970 e il 1975); ho apprezzato, pur con qualche distinguo, il lavoro svolto sul personaggio negli anni ’80 ad opera dei vari Castelli, Sclavi e Toninelli; amo e amerò sempre, credo anche per questioni anagrafiche, la versione più moderna del personaggio realizzata da Mauro Boselli e Moreno Burattini a partire da metà anni ’90 e apprezzo molto l’apporto sempre più importante che il bravissimo Jacopo Rauch sta dando alla serie.
Per non parlare dei disegni: oltre all’inarrivabile Gallieno Ferri, ho amato quasi tutte le rappresentazioni che nei decenni sono state date del personaggio. I nomi da fare sarebbero troppi.
Tutto questo preambolo solo per dire che io sono uno zagoriano d’acciaio e che questa è la recensione che io non avrei mai voluto scrivere. Già, perché I Vigilantes è una storia brutta. No, non è una storia brutta, ma salvata dai disegni, come altre volte è capitato. E non è neppure una storia bella, ma penalizzata dai disegni (è capitato molto rararemente, va detto). No. Nonostante tutta la mia buona volontà, I Vigilantes non è salvabile in nessun modo. Vediamo perché.
La sceneggiatura: soporifera. Il procedere della narrazione si srotola per tutte le 130 e rotte pagine della vicenda senza particolari scossoni emotivi. Encefalogramma piatto dall’inizio alla fine e la drammatica figura di Parrish, ex pistolero in cerca di redenzione, non è sufficiente a salvare capra e cavoli. Il combattimento finale regala finalmente un po’ di sussulti, ma è troppo poco e comunque troppo tardi.
I disegni: a me Mangiantini è sempre piaciuto e le prime pagine di questa storia erano comunque nella media della sua produzione. Con il proseguire delle pagine, però, il disegno di Mangiantini perde di incisività e risulta debole, soprattutto nella incostante rappresentazione di Zagor. Alla fine ne esce fuori una prova decisamente sotto gli standard normalmente buoni cui il disegnatore pistoiese ci aveva abituato. Giusto per dire: confrontate il lavoro di Mangiantini su opere come Le strade di New York o I cosacchi dello Yukon con quello fatto su I Vigilantes e noterete subito la differenza.
Insomma, una dèbacle su tutti i fronti, ma una dèbacle con una spiegazione. Subito dopo la storia Furia cieca degli scorsi mesi, su Zagor sarebbe dovuta apparire la tripla storia scritta da Jacopo Rauch e disegnata dal duo composto da Marco Verni e Gianni Sedioli. I due disegnatori romagnoli sono stati coinvolti in un altro progetto, le strisce di Zagor, di cui parlerò nei prossimi giorni. Ormai è noto: questo dirottamento sulle strisce gli ha impedito di completare per tempo la storia di Rauch e quindi ha costretto Mangiantini a lavorare a ritmi forsennati per poter completare in tempo I Vigilantes (in origine doveva essere un futuro Color Zagor) in modo da poter coprire il buco che altrimenti si sarebbe creato nella tabella di marcia. Purtroppo così facendo il suo disegno ha perso di precisione e i risultati sono quelli visti sull’albo. Non saprei dire se questo inghippo redazionale abbia avuto delle ripercussioni anche sul lavoro di Zamberletti, ma sono portato a credere che un contraccolpo, per quanto piccolo, ci sia stato.
A questo punto mi sento di esprimere un’opinione personale: fino a qualche anno fa, la realizzazione dei fumetti Bonelli prevedeva tempi biblici. Dall’ideazione di un progetto fino all’uscita in edicola passavano anni. Con l’avvento del nuovo direttore Simone Airoldi, le cose sono cambiate e per lo sviluppo dei nuovi progetti sono state adottate formule per velocizzare il tutto. Da un lato questo è senza dubbio positivo, ma dall’altro il rischio è che si realizzino prodotti troppo in fretta e senza la necessaria cura. La verità è che la formula presto e bene non funziona quasi mai e che le cose, per essere fatte come si deve, hanno bisogno dei loro tempi.
E quindi niente. I Vigilantes entra in una strettissima cerchia di storie brutte (e su Zagor, per quanto mi riguarda, sono sempre state pochissime) e lo dico con il cuore che piange. Però pazienza: settembre arriva presto e con esso arriverà una storia che, già dalle premesse, sembra destinata ad entrare subito nel cuore degli appassionati.
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E se volete recuperare le recensioni della serie regolare, ecco qui i link:
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