Il recente numero 31 della splendida collana Tex Willer (non l’avete mai letta? Recuperate subito! Per me di gran lunga il prodotto seriale più fresco e innovativo degli ultimi 5 anni) ideata da Mauro Boselli e di cui il nostro blog presenta regolari recensioni di Francesco Benati (recensioni delle storie nella loro completezza) presenta nella pagina della posta Wanted! qualcosa che ha stimolato le corde dei miei studi di letteratura e critica letteraria (corde che potete in parte trovare nel mio canale YouTube La scuola 360°).
Da amante dei poemi cavallereschi e dell’Orlando Furioso in particolare, Mauro Boselli si è cimentato nella stesura delle prime sette ottave di un poema intitolato Tex Willer Furioso. Si tratta di un doppio omaggio a Ludovico Ariosto (le ottave di Boselli ripropongono lo sviluppo e lo schema metrico di quelle del poema cavalleresco ariostesco) e alla creatura di GL Bonelli, le cui imprese sono davvero una riproposizione moderna di quelle dei paladini di Francia.
Una dichiarazione azzardata di Boselli e anche mia? Niente affatto e come è giusto che sia, ve la vado a motivare con il mio puntuale commento al proemio boselliano messo in parallelo con quello di Ludovico Ariosto.
Prima del testo… la materia della narrazione. Ariosto (Reggio Emilia 1474 – Ferrara 1533) eredita una tradizione secolari di racconti di ‘cose di Francia’ e di ‘cose di Bretagna’, una tradizione di cantari e menestrelli anonima a cui aveva dato per primo una spessore letterario il suo predecessori in quelle terre Matteo Maria Boiardo con l’Orlando innamorato rimasto incompiuto. Ariosto porta semplicemente avanti la narrazione da dove Boiardo l’aveva lasciata. Oggi diremmo che fa un sequel riempiendo gli spazi vuoti e recuperando tante altre storie.
Un labirinto apparentemente caotico di vicende a cui però l’autore dà ordine grazie alla sua arte e alla sua intelligenza. E in fondo Boselli sta facendo lo stesso: ha ereditato da GL Bonelli (e poi Sergio Bonelli e poi Claudio Nizzi) la magmatica materia delle storie di Tex Willer e ora le sta riproponendo. Sempre le stesse? Sì come lo sono le imprese dei paladini. Sempre nuove e affrontate e viste da punto di vista nuovi? Sì come fa l’arte di Ariosto che così diletta la corte di Ferrara non perché innanzitutto racconta vicende che non si sanno, ma perché sa riproporle come se fossero nuove. E così Boselli.
Ma ora facciamo parlare il testo del poeta Boselli. Nota al testo: in grassetto evidenzio le parole riprese letteralmente dal testo di Ariosto che potete utilmente mettervi al fianco recuperandolo, ad esempio, qui: https://it.wikisource.org/wiki/Orlando_furioso_(1928)/Canto_1.
I banditi, i cowboys, gli scorridori,
le cavalcate, le battaglie io canto,
al tempo di sceriffi e predatori
del Vecchio West e pure di cotanto
eroe cui audacia, giovenil furori,
mira, destrezza e forza arriser tanto,
che, quando aveva le sue Colt in mano,
meglio era stargli un miglio, o più, lontano.
Il più celebre inizio di un poema cavalleresco «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori» viene traslocato nel «Vecchio West», ma lo scopo della prima ottava (e come vedremo anche della seconda) per Ariosto è indicare l’argomento del poema e così fa Boselli. Unico appunto che faccio è il cambio di ritmo del primo verso che da quadripartito (con chiasmo tra donne/amori e cavallier/arme) diventa un semplice tripartito. Ma il secondo verso è perfetto.
Dirò di Tex in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai né in rima,
che, pria di Lilyth e del loro patto,
avea altre donne avuto in grande stima,
se da color che quasi mi fan matto
criticando persino in anteprima,
il poco ingegno mi sarà concesso
che basti a sceneggiar quanto promesso!
In questa ottava, Boselli deve essersi molto divertito. Oggetto dell’ottava è aggiungere qualcosa all’argomento e parlare con ironia dell’autore. Così fa Ariosto che paragona la follia di Orlando alla sua per amore verso la sua donna (Alessandra Benucci per chi fosse desideroso di conoscer i gossip del tempo!). Ci sono due colpi di genio: il primo è la citazione dello storico titolo di Tex Il patto di sangue (pubblicato la prima volta nello storico formato Bonelli nel 1960) a v.3 «[…] prima di Lilyth e del loro patto» e poi la bellissima e totalmente ironica asserzione sulla critica aprioristica che viene dai social e dai blog «[…] color che quasi mi fan matto,/ criticando persino in anteprima». A buon intenditore poche parole!
Piaccia dunque al lettor, il quale suole
comprar di mese in mese l’albo nostro,
gradir queste avventure che dar vuole
e scriver solo può l’autore vostro.
Ciò che vedete in disegni e parole
è solo in apparenza carta e inchiostro:
che, quando a far fumetti mi appassiono,
io, quanto posso dar, tutto vi dono.
Terza ottava dedicata da Ariosto al committente, ossia il cardinale Ippolito d’Este. Per Boselli il committente (ed è tecnicamente vero) è il lettore a cui sono affidate le sorti della serie a fumetti. E poi la professione di umiltà di Ariosto replicata dal Bos che dichiara il suo amore per il far fumetto e quello che giorno per giorno prova a donare ai lettori.
Voi sentirete tra i più degni eroi
che nominar con laude m’apparecchio,
ricordar quel Kit Carson, che tra voi
ha fama leggendaria, anche se vecchio
(non glielo dite, può succeder poi
che s’adiri e vi spari ad un orecchio!).
Del vostro tempo, orsù, cedete un poco
sì che i fumetti miei trovino loco.
Nella quarta ottava Ariosto introduce il motivo encomiastico parlando di Ruggero, l’eroe da cui veniva fatta discendere la casata degli Este. Quindi non solo Orlando, ma anche Ruggero. E allora non solo Tex, ma anche Kit. Primi due versi e mezzi riproposti integralmente, e poi il colpo di genio della conservazione della rima vecchio/orecchio con un esito tutto da ridere e antifrastico rispetto all’originale ariostesco.
Tex Willer, che da tempo ricercato
fu dalla legge, in quei tempi rei,
d’ogni delitto e crimine accusato,
inviso alla Fortuna e ad altri dei,
il Sudovest in fretta avea lasciato,
per soccorrere i suoi amici, rei
di aver tradito, Birdy e la compagna,
i trappers ch’avean fissi alle calcagna:
Con la quinta ottava Ludovico Ariosto entra nella vicenda e inizia a riassumere il poema di Boiardo da cui il Furioso trae le sue mosse. Boselli realizza qui una ottava ex novo in cui solo il ritmo dell’originale ariostesco rimane, ma per il resto il tradizionale riassunto delle puntate precedenti è reso tramite gli endecasillabi rimati (e restano anche le stesse rime unissonans rispetto al poema cavalleresco). E il riassunto per Boselli è anche qui di qualcosa che precede il suo racconto perché si riferisce al bel cartonato di Gianfranco Manfredi e Giulio De Vita, come se questi due fossero i Boiardo di Ludovico Boselli!
e quando fu piombato a questi innante,
bucando lì una zucca, qui una pancia,
contro un numero assai preponderante,
come chi cuore e ardire avanti slancia,
li avea sconfitti in modo impressionante,
senza pensar di porger l’altra guancia.
Ma appena fu lassù arrivato a punto,
ecco che si pentì d’esservi giunto,
La sesta ottava conclude il riassunto delle imprese di Orlando/Tex ed è un ulteriore parallelo ben curato da Boselli che continua ad infarcire il suo testo con le tipiche strutture sintattiche e linguistiche del poema cavalleresco di inizio ‘500: arcaismi e pietismi come avea, innante; giochi di parallelismi (lì una zucca, qui una pancia); inversioni sintattiche (a questi innante). Ma il lessico come già sopra denota la presa del tipico linguaggio di Tex Willer fondato da GL Bonelli (calcagna, zucca, piombato, trappers…).
che altri nemici e guai conobbe poi,
tra tribù indiane che si fan la guerra,
bufere, neve, pericoli, che noi,
tra quanti questo albo ne rinserra,
noi che siamo mortali e non eroi,
con uno solo lascerem la terra
per l’aldilà; ma non Tex: come volse,
lui ogni trionfo, ogni vittoria colse.
Nella settimana ottava Ariosto chiude il riassunto e quindi anche il proemio e correttamente anche Mauro Boselli termina il suo proemio del Tex Willer Furioso. E con una bella libertà ritorna sul tema della professione di umiltà dell’autore/lettore nei confronti del suo invincibile eroe. Boselli in questa ottava infatti esalta le caratteristiche uniche che hanno reso Tex quello che è in oltre 70 anni di storia editoriale.
Come tutte le critiche… spero di avervi annoiato a dovere! E se per caso qualcuno ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo allora forse questo ipotetico e irreale lettore del mio blogghettino di periferia potrebbe anche azzardarsi a leggere e rileggere Tex e forse anche – perché no? – l’Orlando Furioso!
Non c’è n’era bisogno, ma la dimostrazione che i fumetti sono cultura.
Grazie.