È da pochi giorni in edicola il numero 90 de Le Storie che vede il ritorno di Cassidy in una trilogia dedicata a dei cold cases (come anche Pasquale Ruju, creatore del personaggio nonché sceneggiatore unico finora, ci ha raccontato recentemente) precedenti alle vicende raccontate nella miniserie pubblicata tra 2010 e 2011.
Sul perché Le Storie stiano così diversificando la loro proposta sotto la sapiente cura di Gianmaria Contro (che per altro fu curatore anche di Cassidy) abbiamo già scritto un articolo che è molto piaciuto.
Ora a supporto di chi ha comprato o andrà a comprare il numero 90 (#stiamoacasa ma #usciamoperandareinedicolaacomprarefumetti) abbiamo pensato ad una retrospettiva di presentazione ed analisi della prima miniserie.
Cassidy la miniserie 2010-2011. Una retrospettiva.
Non ci addentreremo particolarmente nel raccontare le vicende (anche perché se avete seguito l’ottimo account social de Le Storie avete già avuto la possibilità di leggere i riassunti dei 18 numeri), ma ovviamente faremo mille riferimenti senza paura di spoilerare nulla! Anche la miniserie è un cold case e quindi mi sento libero di usare di tutta la materia narrativa.
Premessa: lettura in binge-reading
Primo dato di premessa: ho letto la miniserie in questi giorni. Non l’avevo letta a suo tempo (non si può del resto leggere tutto!), ma ora il ritorno del personaggio e l’aver imparato ad apprezzare negli ultimi anni Ruju e tanti disegnatori (anzi tutti) che su Cassidy sono passati, mi ha spinto a recuperarla (potete farlo anche voi con gli stupendi volumi da libreria con inedite copertine di Gigi Cavenago). E complice un po’ di tempo libero in più (immaginate voi perché…) ho fatto una sorte di binge-reading e me la sono letta al ritmo di un albo al giorno (o poco meno. Tempo libero in più relativo quindi…ah ah!!).
Leggerla tutta di filato è stata una esperienza notevole. Una immersione in un noir di azione duro, crudo, senza fronzoli, pieno di citazione ma senza citazionismo; uno sprofondare negli anni ’70 americani (ma c’è anche il Vietnam degli anni ’60) con canzoni, rumori, abitudini nella west coast americana (Los Angeles, San Francisco, Las Vegas e anche il Messico oltre confine).
Il giudizio sintetico: una miniserie tra le migliori
Un noir che sa essere anche racconto di guerra, che sa inserire elementi misteriosi quando non mistici legati a tradizioni ancestrali e ataviche, che sa commuovere con storie famigliari e intime, e che infine nella più classica tradizione Bonelli pur con un personaggio dai modi violenti e criminali sa veicolare dei messaggi costruttivi oltre che divertire.
Ho messo subito in chiaro il mio giudizio ma ora voglio motivare con calma la mia opinione.
La narrazione: struttura verticale e struttura orizzontale
Le miniserie (Bonelli e no) nascono con un vincolo: la lettura del singolo albo deve dare soddisfazione al lettore e così (e anzi di più) deve darlo la lettura nella sua completezza. Verticalità e orizzontalità narrativa devono essere bilanciate e curate per dare al lettore una esperienza di lettura piena sia nell’ora di lettura mensile sia nell’arco dei mesi (qui 18).
Su questo il lavoro di Ruju è difficilmente contestabile: 18 mesi di pubblicazioni e 18 mesi è quanto il misterioso Bluesman concede a Cassidy all’inizio del primo numero. Il colpo pianificato senza i tradizionali compagni (unica pecca delle scelte di Ray!) si rivela infatti un inganno: Jason Jark (uno dei tre nemici che restano sostanzialmente fino alla fine) ha fregato Ray e lo ha ferito a morte.
Sulla via della morte con la sua Dodge nera, Cassidy incontra il Bluesman, uno spirito legato al destino del criminale, che appunto gli offre un altro anno e mezzo di vita per «sistemare le cose» (p.17 L’ultimo blues).
Il rapporto tra Cassidy e il Bluesman (totalmente esclusivo senza alcun intermediario) è un filo che non si spezza mai. Non è appiccicato alle singole narrazioni, ma è inserito in ogni albo in una continuità che dà il senso del fato che si deve compiere e nello stesso tempo della libertà del singolo nel compiere le scelte.
Ray non sa che cosa deve «sistemare», ma sa che deve farlo e fin dall’inizio sappiamo che quello che deve essere risolto ha a che fare con la sua famiglia: la tavola finale del primo numero è infatti l’inizio di una telefonata di Ray a Michelle, la secondogenita nata dal matrimonio con Dottie; telefonata che continua all’inizio del numero 2 e nella quale scopriamo che Ray ama ancora moglie e figlia e in mezzo a loro si è frapposto un senatore che poi scopriamo essere l’odiato Howlag.
La struttura narrativa dei 18 albi
Proemio: n.1 e fino a pag.25 del n.2 (con il secondo dialogo tra Cassidy e il Bluesman: «E quali cose dovrei sistemare?» chiede Ray, «Non sta a me dirlo, Cassidy. Prenderai le tue decisioni da solo.» Cassidy ha appena eliminato Archie Miller, un uomo di Jark, e tra le cose da sistemare potremmo pensare che ci sia la vendetta verso chi lo ha tradito.
Il furto al museo d’arte di Phoenix: nn.2-3. Ray si riunisce ai suoi compagni di colpi impossibili: Juan Cuervo e Aaron ‘Ace’ Gibson, ma ha anche modo di mostrare il suo lato di giustiziere buono che soccorre i più buoni, intervenendo coi suoi metodi in aiuto della sua amica e amante Diane Weiss.
Il colpo a Las Vegas: nn. 4-5 sulle tracce di un altro componente della banda di Jark, Elmer Stout, il trio di amici ladri organizza un colpo rischiosissimo e molto proficuo ai danni del malavitoso proprietario del casinò Silver Paradise, Jack Reggia (è il secondo cattivo che ci porteremo fino alla fine della miniserie).
La storia di Billy Cassidy: n.6 e fino a p.16 del n.7 Ray incontra casualmente un gruppo di bikers in cui riconosce il figlio primogenito Billy. La ballata di Billy è un’ulteriore occasione per conoscere Ray e le sue scelte di vita e anche il suo modo di vivere la genitorialità.
Intrighi a San Francisco: nn.7-8 ancora una volta Ray è coinvolto nei giochi della malavita. Questa volta deve sottostare alle richieste di Uncle Bob, capo della mala di San Francisco e legato (ma senza grande stima reciproca) a Jack Reggia (ed entrambi sono legati alla più potente mafia di Chicago). Uncle Bob ha catturato Ace Gibson e Ray e Juan non hanno alternative. L’intrigo si lega poi ovviamente anche alla triade cinese ben radicata da sempre nella Chinatown della West Coast (Tex docet!). Da questa sezione cominciamo a conoscere gli agenti FBI Clayton e Foster che poi saranno i narratori della sezione Chi è Ray Cassidy? (e manterranno questa funzione narrativa di cornice anche nella trilogia appena iniziata per le storie.
La storia di Lazaro: nn.9-11 tra presente e passato, tra evasione e furti entra in scena David ‘Lazaro’ Stevens il quarto uomo della banda di Ray. Scopriamo che i 4 si sono legati tra di loro durante la guerra del Vietnam. Noir e romance si fondono offrendo al lettore dei momenti quasi elegiaci in mezzo a immancabili tradimenti. Ma l’azione è sempre lì a farla da padrone.
Chi è Ray Cassidy?: i nn. 12-13 sono i capitoli del flashback che ci svelano i valori e le scelte di Ray. Ci spiegano come il senatore Howlag sia di fatto all’origine di tante strade prese da Cassidy e ci confermiamo che nel regolamento finale, Howlag avrà la sua parte.
Hollywood di sangue: nn. 14-16 attorno alla figura della squallida diva del cinema Cody Parker si muovono questi tre numeri. Ray e Ace compiono un furto a casa Parker, ma l’obiettivo non sono gioielli e soldi, ma solo foto compromettenti del senatore Howlag che fa sesso con l’attrice. Sono la merce con cui Cassidy ricatta il senatore e lo costringe a lasciar andar via da casa sua Dottie e Michelle. Ma la storia tragica e meschina di Cody Parker si perde dietro al cerchio che si stringe sempre di più attorno a Cassidy (non a caso sempre più solo nel suo agire e sempre più in dialogo con il Bluesman): torna Jason Jark al soldo di Howlag e sempre più gli agenti Clayton e Foster son vicini a catturare il nostro (e quasi ci riescono in una drammatica scena da ‘triello’ alla Sergio Leone tra la fine del numero 14 e l’inizio del 15 con un cliffhanger che tra giugno e luglio 2011 deve essere stato davvero notevole e che io mi sono un po’ perso nella mia lettura continuativa).
Il gran finale: nn.17-18 tutti i nodi vengono al pettine. Le scene oniriche o di reminiscenza del suo legame antichissimo con il Bluesman (un uomo che ha salvato la vita a Ray quando era un ragazzino) si legano al regolamento dei conti con i cattivi. Reggia fa fuori Howlag e cattura tutti i famigliari di Ray; Jason Jark ancora una volta da predatore diventa preda e fa la sua esplosiva uscita di scena. Ma è il n.18 che davvero risulta l’apoteosi. E come abbiamo visto nel numero 1 entrare in scena Cassidy sulla sua Dodge nera, così anche il n.18 si chiude allo stesso modo sulle note di Oh when the Saints go marching in (e nelle sue spesso contraddittorie e paradossali scelte di vita) Ray ha tutto il diritto di essere in that number. E co questa citazione di Jerry Drake e di tanti finali di avventure dolci-amare di Mister No noi ci commoviamo con lui.
I personaggi
Come i migliori thriller e noir che si rispettano, il segreto del successo, oltre alla logica e sensatezza di quello che accade, sta tutto nella profondità dei personaggi che entrano in scena e che ruotano attorno ad un pezzo da novanta come Raymond Cassidy.
Cassidy: duro, crudo, senza peli sulla lingua e senza mai paure ed esitazioni. Un uomo sempre in missione. Un antieroe che alla fine è più eroe di tanti altri personaggi. Umano nella sincerità delle relazioni eppure così netto nel giudicare e nell’individuare il male senza senso e fine a se stesso. Come si fa a non amarlo?
Ace, Juan e Lazaro: l’unico che resta un po’ macchietta è Ace, ma gli perdoniamo tutto per la sua simpatia naturale e del resto ci vuole sempre un elemento di leggerezza. Juan e Lazaro hanno anche la profondità delle loro relazioni interpersonali e delle loro scelte di vita (ma il primo posto di fronte a tutto e tutti per i tre ‘pard’ è sempre occupato dall’amicale fedeltà a Ray). Ruju omaggia Tex e i suoi pard in una interpretazione noir molto convincente (per altro Ruju sa anche quando farli uscire di scena per far splendere solo Cassidy).
Dottie, Michelle e Billy: Michelle è un’esca. Partiamo da lei, ma poi tutto l’interesse va sul capire la relazione tra Ray e Dottie e sulle tracce di un amore che non possiamo pensare sia finito. Bella anche la figura di Billy che poi viene riutilizzata da Ruju sul finale per sviluppare la vicenda con variabili non previste da Cassidy.
Jark, Reggia e Howlag: i tre cattivi sono archetipi del genere noir. Il violento braccio armato della mala (Jark); il boss mafioso Reggia che non ha mai nessuno scrupolo e non ha nessuna traccia neppur minima di positività o anche solo di umorismo, rispetto ad esempio ad Uncle Bob; il senatore corrotto Howlag, malato di potere anche nel suo delirio di possedere le relazioni umane come quella con Dottie (fisicamente Howlag ricorda un altro uomo di potere di un’altra serie Bonelli: Hogan – c’è anche una evidente assonanza – di Magico Vento).
Clayton e Foster: classici federali dei procedural. Coppia formata dal giovane e dall’esperto. Battute intergenerazionali così prevedibili eppure così ben inserite nei dialoghi. Due personaggi che prendono corpo a poco a poco e che nel loro seguire le tracce vecchie e nuove di Cassidy non possono che nutrire anche una certa stima per questo criminale gentiluomo.
Il bluesman: angelo o demone? sogno o realtà? Ma c’è un indizio che fin dall’inizio ce lo rende interessante: la musica. E la musica è sempre bene ed è sempre bellezza. Quando poi scopriamo le sue vere motivazioni, anche il bluesman diventa un tassello fondamentale del mosaico della vita di Ray.
Le donne: tante sono le donne che incontra Ray e con cui il protagonista instaura una seppur fugace relazione. Un donnaiolo che maltratta le donne? Tutt’altro. Ray ama chi incontra (non come Dylan che si innamora di tutte), nel senso che anche quando si serve delle donne per ottenere altro, non le illude e sempre lascia qualcosa a ciascuna di loro come segno della sua sincerità.
E poi tanti minori tra cui anche il dottore e cognato Doc Webber, la sorella Connie sono tutte presenze ben immaginate e inserite in modo realistico nella narrazione.
I luoghi
Phoenix, Las Vegas, San Francisco, Los Angeles, varie località del Messico rivivono davanti a noi come erano alla fine degli anni ’70 e così anche il Vietnam degli anni sessanta. Quartieri malfamati, ville ricchissime, villaggi poveri del Messico, zone del porto di San Francisco tra gli immancabili container… un elenco di ambienti ben noti e tipici del giallo d’azione che da sempre ha come suo luogo deputato gli Stati Uniti e il Nord America in generale.
Le musiche
Ruju ama la musica e come tanti sceneggiatori prima di lui la inserisce come una sorta di colonna sonora (e oggi grazie a YouTube, Spotify e similari è davvero facile seguire anche questo percorso) e del resto tutto inizia il 16 agosto del 1977 il giorno della morte di Elvis Presley. Una scelta casuale? Non credo proprio anche per quanto di misterioso e leggendario quella morte ha portato con sé e ha lasciato come eredità nella cultura (pop e non) americana e mondiale.
I disegnatori
La Sergio Bonelli Editore (e Sergio Bonelli stesso che era ancora in vita) affida a Ruju un parco di disegnatori di prim’ordine. Forse non tutti ancora famosissimi (con l’eccezione di Luigi Siniscalchi), ma tutti già affermati e sicuri, con un tratto ben riconoscibile.
Il copertinista è Alessandro Poli che dopo Demian è scelto come copertinista anche di Cassidy e svolge in pieno il suo compito. Poli è un artista che sa illustrare e sa narrare. Peccato una certa discontinuità nella sua produzione.
Poi abbiamo Maurizio Di Vincenzo (che ha aperto le danze della miniserie di Zagor recente insieme a Valerio Piccioni e oggi sono insieme copertinisti di Samuel Stern), Elisabetta Barletta (una delle donne che in un mondo in cui spesso il gentil sesso fatica sta riuscendo a scalare posizioni di stima e considerazione!), la coppia rodatissima ormai Davide Furnò (poi copertinista di un altro giallo noir, Saguaro di Bruno Enna) e Paolo Armitano (splendidi i chiaroscuri e le loro mezzetinte), Gianluigi Gregorini (colonna ora di Dragonero), Andrea Borgioli (poi passato ad un tratto ancora più espressivo in Mercurio Loi), Luigi Cavenago (devo presentarvelo???), Fabio Valdambrini (attuale copertinista di Mister No e in forza su Tex Willer), il già citato Luigi Siniscalchi (un curriculum che sarebbe impossibile elencare tutto… mi basta qui ricordare la sua struggente prova sulla quarta stagione – l’autunno – del Commissario Ricciardi).
Solo questo elenco di autori vi deve far capire quanto sia importante recuperare la miniserie! Ma se non siete convinti, leggete il numero 90 de Le Storie e ve ne convincerete ancora di più. Ma ci tornerò sopra!
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