Era l’ottobre del 2012 e usciva nelle edicola il primo numero di una nuova collana Bonelli: Le Storie. Si trattava di una idea dell’allora direttore Mauro Marcheselli che Sergio Bonelli aveva personalmente approvato pochi mesi prima della sua morte. In realtà Le Storie voleva recuperare una tradizione importante quella della serie cult Un uomo, Un’avventura, albi one-shot in cui grandi maestri del fumetto italiano e internazionale hanno raccontato avventure di eroi in ogni parte del mondo e anche in tempi diversi.
La collana Le Storie nasce quindi con delle caratteristiche di per sé ben poco Bonelli: non una serie o miniserie dedicata ad un personaggio o a gruppi di personaggi, ma una serie fatta di racconti autoconclusivi di generi diversissimi spesso contaminati tra di loro (dal noir all’horror, dal thriller psicologico alle avventure di pirati, dal poliziesco action alla fantascienza, dallo storico al picaresco), di autori vari, spesso noti ma spesso al loro esordio in Bonelli.
Che storia, Le Storie!
A curare questa poliedrica collana c’è fin dai suoi esordi Gianmaria Contro che negli anni ha fatto un lavoro di editing importante e ha aiutato a rendere omogeneo ciò che nasceva disomogeneo grazie anche ai suoi attenti redazionali (gli Storyteller).
Oggi a distanza di oltre 7 anni, Le Storie – direi quasi un caso più unico che raro – continuano ad uscire in edicola e hanno iniziato il countdown che porterà la collana al fatidico numero 100, un traguardo che pare davvero insperato fino a qualche tempo fa soprattutto perché più volte sono girate voci di imminenti chiusure, ma mentre per altre serie le voci si sono trasformate in realtà (penso a Saguaro, Adam Wild, Mercurio Loi e anche più recentemente i vari prodotti da edicola della linea Audace), Le Storie resistono e continuano il loro cammino, evidentemente sopra la soglia di quei numeri di vendita che porta nel giro di pochi mesi alla chiusura.
Ma questo successo, ed è su questo che si vuole addentrare il mio approfondimento odierno, ha alcune motivazioni che è importante sottolineare: Le Storie sono una collana sperimentale, che sa rischiare e andare quindi incontro a gusti vari e finendo spesso per far affezionare lettori differenti; Le Storie sono una collana che sa adattarsi e che quindi nel corso di questi ultimi anni ha saputo cambiare nel segno della tradizione e del rinnovamento (come sono possibili questi estremi? A breve ve lo dimostrerò); Le Storie sono la serie con più forza seminale degli ultimi anni; infine Le Storie hanno anche fin quasi dalle loro origini una doppia natura: da edicola e da libreria. Proviamo a dettagliare.
Il primo punto: la natura sperimentale è il dato più facile da mostrare. Varietà di generi, di stili narrativi e di tratti del disegno. Solo nei primi 50 numeri abbiamo avuto (per citarne solo alcuni): ai disegni Casertano, Accardi, Brindisi, Ambrosini, Mosca, Morales, Simeoni, Cremona, Freghieri, Raffaelli, Gerasi, Mari, Buscaglia, Bianchini, Bacilieri, Tanzillo, Camagni, Luca Rossi, Lazzarini, Piccininno, Frisenda, Avogadro, Dell’Edera, ai testi Barbato, Recchioni, De Nardo, Ruju, Bilotta, Di Gregorio, Gualdoni, Mignacco, Vietti, Marzano, Contro stesso, Nizzi, Ostini, Boselli, Accatino, Artibani…. E ognuno di questi grandi artisti ha voluto/potuto realizzare qui una storia che era profondamente nelle sue corde e in cui si respira la grande passione del racconto (e questo è un marchio di casa Bonelli).
Il secondo punto: la capacità di adattarsi. Se c’è un motivo per cui Le Storie esistono è per la loro capacità di adattarsi alla mutevolezza del mercato senza però perdere alcuni fattori che la identificano. Mi spiego. Le storie nascono come autoconclusive e si sviluppano per un certo tratto in parallelo ad altri due prodotti che la Bonelli ha provato a immettere sul mercato dell’edicola, i Romanzi e le Miniserie. Se i primi hanno avuto varia fortuna (pensiamo al primo Dragonero e poi a Gli Occhi e il Buio o più recentemente a I Pionieri dell’Ignoto, La Bestia o Cheyenne) ma evidentemente non hanno poi dato più sicurezza di una buona riuscita per la loro natura eccezionalmente solitaria, le seconde dopo anche decisi proclami sul piano editoriale si sono fermate di fatto a tre: la gangster story di Manfredi e Ramella, la storia di avventura Tropical Blues di Mignacco e Foderà (con stupende copertine di Pasquale Frisenda) e il noir cupo ed esoterico Hellnoir di Ruju e Freghieri.
Ora queste tre esperienze sono tutte confluite nel contenitore de Le Storie tenute insieme da una solida grafica e anche (ad eccezione dei tre numeri dedicati a Napoleone) dalle pittoriche copertine del maestro Aldo Di Gennaro, scelta oculata come copertinista (come anche è ben studiato il logo o il fatto che la costa sia occupata in parte dalla prosecuzione del disegno della copertina. Qualcuno dei lettori storici storce il naso gridando all’imbastardimento della collana, ma ancora una volta mi chiedo: non è meglio poter continuare a leggere una collana così variegata ma che mette sempre al centro l’avventura e il mistero, piuttosto che vederla scomparire con il rischio anche di non poter leggere del ritorno di Napoleone e ancora da marzo 2020 di Cassidy? Mi sembra che la risposta non possa che essere una. Aggiungo che a questo punto mi auguro di poter vedere ancora questo alternarsi di storie singole autoconclusive e di storie in due o tre numeri di personaggi storici della Bonelli o anche di personaggi che sono già apparsi sulla collana e che meriterebbero un seguito come già successo per lo stupendo Mercurio Loi di Bilotta. Ve ne cito qualcuno: la storia dedicata agli zombie di Gualdoni e Bianchini, le spyware story di Mugiko di Manfredi e Mauro, o il noir ottocentesco attorno alla figura di Lombroso di Barzi e De Stena, il simpatico e folle fantasy pieno di scanzonata ironia de Il Mistero del lago di Accatino e Bianchi, il mondo post-apocalittico di Oxid Age di Gigi Simeoni…
Il terzo punto: l’ho già detto tra le righe del punto precedente, Le Storie hanno generato seguiti e sviluppi proprio perché hanno saputo rischiare. Mercurio Loi, Chanbara e il western di fine 700 di Boselli e Stano (Mohawk River e Kentucky River) sono sicuramente i casi più noti, ma la forza seminale de Le Storie risiede anche nella strada che ha aperto a molti giovani disegnatori e scrittori in particolare. Penso al già citato De Stena che sta per esordire su Dampyr a febbraio 2020, penso a Fabio D’Agata che è tornato al grande fumetto grazie a questa collana, penso alle ottime prove di scrittori e disegnatori come Costantini, Montalbano, Coniglione (che ora disegna Samuel Stern), Friedl, Nucci (di cui è da poco uscita una storia su Topolino) o ancora ad una sperimentazione francamente difficile da pensare in altri fumetti (forse solo nel Dylan Dog Color Fest) come quella di Antonio Lucchi in un notevole speciale scritto da Manfredi (e di cui ci sarà un seguito e grazie al quale è uscito un libro bellissimo come quello dedicato a Leonardo).
Il quarto punto: Le Storie rappresentano un punto di contatto tra fumetto popolare e fumetto d’autore (odio personalmente questa distinzione). Al costo decisamente contenuto del fumetto da edicola si lega la cura di un fumetto d’autore (tipica della Bonelli in realtà) e questa cura anche nei disegni spesso si può gustare ancora meglio nei preziosi volumi da libreria (ne sono usciti già sette, di fatto uno per ogni anno, a cui però dobbiamo aggiungere anche i volumi di Chanbara e anche il volume della spy-story dedicata a Leonardo Da Vinci che ho citato poco sopra). Io ho personalmente il volume di Caravaggio di De Nardo e Casertano e quello de Il prezzo dell’onore di Accatino e Bacilieri (recuperatelo!!!) e sono state delle ri-letture davvero di gusto.
Certo, non tutte le ciambelle vengono con il buco e ci sono stati dei numeri che non mi sono piaciuti forse anche quando la commistione di genere non ha funzionato in modo perfetto o quando l’aspetto storico-didascalico ha preso troppo il sopravvento su quello romanzesco-narrativo. Ma anche in questi casi, mi ha comunque colpito il fatto che ad altri lettori invece proprio quei numeri fossero particolarmente piaciuti ad indicare una ricerca di strade diverse che nell’insieme possa accontentare varie tipologie di lettori.
Se dovessi indicare una mia top ten degli albi autoconclusivi (escludendo quindi le storie su più numeri e anche Mercurio Loi e Chanbara) direi in ordine sparso che i miei dieci numeri preferiti sono stati: Uccidete Caravaggio, Il prezzo dell’onore, Mexican Standoff, L’inquisitore, Il cuore di Lombroso, Astromostri, Il Principe di Persia, No smoking, Il fattore Z, Il mistero del lago.
In sintesi, in tempi di difficoltà del prodotto da edicola Le Storie rappresentano un caso davvero particolare che evidentemente ha saputo conquistare un gruppo di lettori tutto sommato affezionati e ha saputo offrire prodotti che hanno attirato anche per il nome degli autori messo ben in vista in copertina (altra caratteristica da libreria se vogliamo). Speriamo che la collana possa durare ancora e magari consentire qualche altro ritorno come quello già previsto di Cassidy (è ovvio che penso ad Adam Wild o a Saguaro che qualcosa in sospeso l’hanno lasciato o anche a Gregory Hunter che oggi non sfigurerebbe con una bella storia doppia…).
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