Pur avendo già recensito il volume uscito in libreria a maggio e che riunisce i primi due episodi della serie, ho deciso di recensire comunque il numero 1 dell’edizione da edicola di Cani sciolti la nuova serie ideata da Gianfranco Manfredi che è prevista in almeno 20 numeri. I cartonati da libreria usciranno a detta dell’autore solo per alcuni numeri. Ma su questi dettagli dovremo aspettare le conferme delle pubblicazioni.
Per ora quello che ci interessa è che ufficialmente da martedì 13 novembre è incominciata la seconda serie da edicola della neonata linea Audace (la linea che presenta ‘contenuti espliciti’ per temi, immagini e parole) a cui si aggiungerà a breve anche la miniserie Mister No Revolution (e anche in questo caso c’è stata una succosa anteprima in libreria con il volume Vietnam di cui parliamo qui grazie alla recensione di Francesco Benati).
Sessantotto – Cani sciolti n.1
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni e copertina: Luca Casalanguida
Di cosa parla Cani sciolti? Delle vicende principalmente di sei ragazzi (4 uomini e 2 donne) che dagli anni delle agitazioni studentesche del ’68 passano attraverso gli anni settanta per poi ritrovarsi a fine anni ottanta ormai quarantenni a fare il punto sulla loro vita, ma nell’affresco di questa recente storia italiana i personaggi saranno di più (e uno, un fotografo un po’ più grande dei sei, sarà una presenza molto importante anche se per ora lo vediamo solo nell’ultima tavola del numero uno e non ne conosciamo nemmeno il nome) e i luoghi spazieranno per l’Italia e per il mondo pur avendo come punto di riferimento continuo la frenetica Milano. Inoltre la narrazione non si svolgerà in modo lineare ma sarà piena di flashback (lo vedremo già nel numero 2) che racconteranno episodi della Seconda Guerra Mondiale o anche di fine Ottocento, e di flashforward fino quasi ai nostri giorni.
Che genere è? Manfredi nel cartonato lo definisce un dramedy un mix di elementi da commedia con occasioni di riflessioni e contesti drammatici legati alle vicende storiche e/o personali dei personaggi.
Manfredi (che ha vissuto molte delle vicende che narra) dimostra fin dal primo numero una cura per la ricostruzione storica importante: luoghi, canti, situazioni, architetture, arredi, macchine… tutto è curato per immergerci in quella realtà del passato. Passiamo dall’Università Statale (ne vediamo l’ingresso principale quello che porta nel chiostro del Filarete nella tavola qui sopra) alla Cattolica, vediamo la Bocconi e sbuchiamo in piazza Duomo, entriamo in case di ‘ricchi’, in negozi di poveri e in semplici bar (come il Bar Magenta nella tavola qui sotto) e partecipiamo alle prime grandi agitazioni studentesche. I rapporti tra i personaggi sono ovviamente molto iniziali ma i dialoghi testimoniano già di uno stile che si adatta alla linea ‘audace’: meno parole, più botta e risposta per 60 pagine in cui capitano molte cose sia nella Storia che nella storia.
Luca Casalanguida da par suo usa le libertà concesse per tante pagine in cui la gabbia Bonelli si rompe e si ricompone creando giochi di immagini molto gradevoli e sempre funzionali alla narrazione. La ricostruzione di Milano e dei momenti di quelle ore è certosina… per verificarlo oltre che farvi un giro oggi per Milano vi basterà cercare immagini del ’68 milanese su Google!
Cani sciolti comincia quindi bene la sua strada e lo fa dichiarando fin dall’inizio di non aver un intento politico e di non essere un’operazione nostalgia amarcord. Vedremo come la vicenda proseguirà nel raccontarci la vita dei sei personaggi principale. Situazioni e immagini non sono per ora ‘audaci’ alla Deadwood Dick (e così credo che non lo saranno mai), ma si tratta di una serie ‘audace’ per il genere scelto e per l’argomento.
Incontrerà i favori del pubblico? Scopriamolo insieme!
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