Per la nostra sezione Non solo Bonelli abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Adriano Barone, che ci ha spiegato il suo contributo a Ride un innovativo progetto crossmediale, o meglio transmediale – come Adriano precisa nell’intervista – che presenterà ai lettori/spettatori un’esperienza che passa dal cinema al fumetto e al romanzo. Quando? Dal 6 settembre! Dove? Nei cinema (per il film distribuito da Lucky Red e diretto da Jacopo Rondinelli), in libreria (con il libro di Adriano Barone edito per la Mondadori) e in edicola (per la Gazzetta dello Sport con sei variant cover in un progetto coordinato dallo Studio Arancia, con sceneggiatura di Adriano Barone e Fabio Guaglione per i disegni di Andrea Broccardo)!
Di cosa parla Ride? Azione, mistero, sfida ai limiti, relazioni umani nel contesto delle folli acrobazie dei giovani amanti della downhill. Noi di Fumetti Avventura abbiamo avuto la fortuna di leggere in anteprima il fumetto ma ne parleremo a tempo debito: quello che vi posso dire per ora è che è qualcosa di davvero nuovo per il pubblico italiano e che non vedo l’ora di andare a vedere i film e di leggere il romanzo (https://www.librimondadori.it/libri/ride-il-gioco-del-custode-adriano-barone/)? Ed ora sotto con le domande ad Adriano che ringraziamo per la disponibilità!
(la variant cover del fumetto realizzata da Giacomo Keison Bevilacqua)
Adriano Barone: Sono stato coinvolto quando il film era stato già girato ed era in fase di montaggio. Fabio Guaglione, sceneggiatore e produttore, aveva in mente da principio un’espansione dell’universo narrativo, e facendo io parte del suo team di lavoro mi chiese se volevo occuparmi delle due cose. Di fatto i tempi di approvazione hanno richiesto un lavoro molto rapido in entrambi i casi. Il fumetto, per una serie di circostanze, è stato scritto in una notte, anche se poi è stato revisionato profondamente per tre volte. Ma la prima revisione è arrivata la notte stessa della prima consegna. Quindi il primo draft di lavorazione… era già il secondo. Come è stato… che dire… Per quanto riguarda il fumetto, una nottata non ti cambia la vita. Una volta consegnato lo script si è solo trattato di stare sempre all’erta per verifiche e correzioni del fumetto in ogni fase, dal layout alle matite alle chine al colore, e qualsiasi cosa stessi facendo dovevo essere sul pezzo per fornirle. Ma questa è routine.
La scrittura del romanzo ammetto invece che è stata un massacro. Con una outline solidissima scritta con Fabio Guaglione, frutto di numerosi brainstorming e riunioni, e che prevedeva 19 capitoli, avevo chiesto 19 giorni per la consegna (un capitolo al giorno). In realtà ho scritto il tutto in dieci notti e due weekend (e il primo weekend non sono riuscito a sfruttarlo del tutto, perché avevo una presentazione di Nathan Never Generazioni), quindi ho consegnato con cinque giorni di anticipo su una scaletta già strettissima creando reazioni scomposte di gioia a tutti. Soprattutto la seconda settimana ammetto che di giorno avevo botte di sonno incredibili e la maggior parte del tempo l’ho passata in stato semi-allucinatorio. Sono contento di avere consegnato tutto in tempo, ma diciamo che se potessi non lo rifarei.
Che dire? Essere professionisti non ti richiede solo di lavorare al tuo meglio, ma a volte in condizioni assolutamente non ideali. Lo sapevo già e mi era capitato di dover correre mantenendo una qualità del lavoro alta, ma come esperienza questa finora è stata quella più dura.
Fumetti Avventura: Come spesso ti capita, hai lavorato in team: succede in Bonelli per la miniserie Generazionied ora succede per Ride? Come ti trovi a lavorare cosi strettamente con qualcuno sia nella fase creativa sia nella fase realizzativa (scrittura)? Vantaggi e svantaggi?
Per Ride forse sono riuscito a dare qualche input in più perché soprattutto il romanzo in concreto sarebbe stato ed è stato un lavoro personale, quindi ho insistito sulla scelta di una certa trama, un certo tipo di protagonista e un certo tipo di mood che mi sono congeniali.
Adriano Barone: In realtà il termine che utilizzerei per Ride è “transmedialità”. Nel senso che si parla di crossmedialità quando lo stesso contenuto viene veicolato su più piattaforme, mentre l’operazione fatta con Ride è di una vera e propria espansione dei contenuti su altri media. In poche parole, né il fumetto né il romanzo sono un adattamento del film, ma appunto aggiungono elementi al mondo costruito nel film. Secondo me crossmedialità e transmedialità non sono una risposta alla crisi dell’editoria, ma faccio un paio di premesse per spiegarmi meglio.
Quindi un’integrazione verticale tra editoria e altri media non fa nient’altro che creare più attenzione su un prodotto la cui esistenza viene almeno percepita nella massa indistinta e sconfinata dell’offerta: può essere una salvezza se comunque i fumetti vengono prodotti con l’intento di fare bei fumetti, e lo stesso vale per i romanzi; infatti mi pare che l’editoria continui a produrre romanzi con l’intento di produrre romanzi, che se vengono adattati ovviamente vendono molto di più. Se invece, come pare soprattutto in USA, i fumetti diventano una “industry di servizio” per cinema e tv, credo che la crisi dell’editoria non si risolva, ma che questo atteggiamento ne decreti la definitiva posizione minoritaria. Allo stesso tempo non scordiamoci la nostra sfiga linguistica: siamo italiani, non parliamo inglese, spagnolo o anche francese, lingue che comunque possono avere un bacino di utenza molto più ampio di quello dei confini nazionali.
Adriano Barone: Parlando nello specifico del film penso che abbia tanto da dire a tutte le età. Anche i più giovani (anzi, soprattutto loro) secondo me possono gustarsi il look and feel particolarissimo del film e il ritmo sfrenato. Gli adulti capiranno che è un film molto attuale, che parla dell’oggi e di come siamo costretti a vivere. Mi piacerebbe dire a tutti, o comunque a una fascia di pubblico molto ampia.
Adriano Barone: No, il progetto è stato coordinato editorialmente dall’ottimo Studio Arancia che mi ha indicato il disegnatore e non ho dovuto modificare il mio modo di sceneggiare, semplicemente ho dovuto cercare reference sul downhill perché mi risulta (ma posso sbagliarmi) che sia la prima volta che in Occidente sia stato fatto un fumetto sull’argomento.
Adriano Barone: Il fumetto è un prequel vero e proprio basato su uno dei personaggi del film, Clara. Se lo si legge si saprà di più sul suo passato e quando entra in scena si saprà qualcosa di più su di lei, e a fine visione, un paio di particolari del fumetto faranno luce sulla sua storia personale. Ma questi dettagli possono essere colti anche se lo si legge dopo.
Il romanzo è un thriller tra Philip K. Dick e Lost, leggibile in maniera completamente a sé stante, anche se non si guarda il film (ma non c’è motivo di non guardarlo, andate al cinema!).
Leggerlo prima o dopo il film? Questo crea dubbi amletici anche a me…
– Se si guarda prima il film, ci si rende conto che il romanzo espande l’universo viste al cinema. Certe cose le sai già, ma assumono ancora più significato perché “succede altro dietro le quinte” (è difficilissimo parlarne senza spoilerare!)
– se si legge prima il romanzo, al cinema si potrebbe avere la strana sensazione di vedere personaggi decisamente secondari diventare protagonisti, di possedere UN’informazione fondamentale in più rispetto ai protagonisti e di vivere una strana sensazione di deja vu durante alcune (poche) scene per poi dire: “Questa cosa la sapevo, ma da un altro punto di vista! Ecco cosa succedeva ‘dall’altro lato.’ ”
– se devo andare a naso, direi forse meglio prima il film. Forse. Quindi fumetto + film + romanzo, in sequenza.
Ah, meglio l’uovo oggi. Come diceva Sant’Agostino, che cito (e la citazione non è precisa, ma suona meglio come la riporto) da ateo: “Dio ti ha promesso il perdono, ma non ti ha promesso il domani.” In altre parole: Ride or die.
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