Ecco la recensione della storia completa de Il mio amico Hutch, la storia in quattro albi di Tex Willer uscita per la Sergio Bonelli Editore negli ultimi mesi. Ai testi troviamo l’esordiente, per la collana, Giorgio Giusfredi, mentre i disegni sono opera di Fabio Valdambrini il quale vanta una lunga militanza in Bonelli ed è già stato all’opera con la storia I lupi della frontiera di Pasquale Ruju.
Il mio amico Hutch – Tex Willer nn.37-40
Soggetto e sceneggiatura: Giorgio Giusfredi
Disegni: Fabio Valdambrini
Copertine: Maurizio Dotti
Sinossi: il giovane Tex Willer salva da un brutto guaio il suo vecchio amico Hutch con il quale ha condiviso alcune avventure ai tempi dell’adolescenza. Il ragazzo è innamorato della bella Alma, la figlia del potente vaquero Don Rodolfo Arenas e il padre non vede di buon occhio la relazione fra i due e riesce ad arrestare Tex e Hutch e a spedirli in carcere a El Infierno, un luogo dove spadroneggia il sadico direttore Santacruz, uomo con un passato (e un presente) non esattamente pulito. Nonostante tutto, Santacruz vede in Tex un possibile aiutante nell’uccisione di El Cangrejo, un suo vecchio complice che è sfuggito al suo controllo. Sulle tracce del Cangrejo, nel frattempo, ci sono anche Kit Carson e altri ranger.
Ho già avuto modo di dirlo in alcune altre occasioni, ma siccome repetita iuvant, lo ribadisco: fra gli autori della nuova generazione, Giorgio Giusfredi è senza alcun dubbio uno dei più interessanti da tenere d’occhio con molta attenzione. Capace di coniugare il tradizionale racconto avventuroso tipico delle serie Bonelli con un approccio più moderno e una particolare cura per il lato emotivo dei personaggi e il loro approfondimento psicologico, Giusfredi si è recentemente distinto con una serie di storie su Tex, Zagor e Dampyr che gli hanno permesso di far emergere il suo lato più autoriale e distintivo. Nello specifico, Giusfredi si è dimostrato bravissimo a delineare storie nelle quali aleggia l’ombra della morte sui personaggi e dove i rapporti umani sono ciò che permette alle persone di trovare conforto e riscatto dopo una vita di sofferenze.
Naturalmente la domanda dei lettori texiani scatta spontanea: sì, va bene l’emozione e tutto il resto, ma in quanto a western come siamo messi?
Giusfredi immerge Tex negli assolati e polverosi scenari del sudovest tra banditi, vaqueros e proprietari terrieri e scrive una sua versione di un classico della serie madre, ovvero La cella della morte di GL Bonelli ed Erio Niccolo. Tex affronta prove dure da superare e in più occasioni si trova in difficoltà come mai era accaduto sulla serie attuale. Giusfredi dimostra di aver compreso il potenziale della collana e spinge il giovane Tex sull’orlo della sconfitta e lo presenta come fallibile, capace di prendere molti cazzotti, ma allo stesso tempo è già l’eroe che intere generazioni di lettori hanno conosciuto per decenni, sempre pronto a rialzarsi in piedi e a tenere testa a qualsiasi nemico.
E in tutto ciò ci sono i ranger, la cui sottotrama è parzialmente scollegata rispetto alla principale, ma che, come già accaduto in Sull’alto Missouri, si rivela essenziale per porre le basi delle vicende future. Giusfredi introduce sulla serie un personaggio classicissimo e mai dimenticato, pur essendo comparso originariamente per poche pagine, ovvero il ranger Arkansas Joe, che qui affianca Kit Carson nella caccia a El Cangrejo, e siamo certi che non sarà l’ultima volta che lo rivedremo. L’aspetto divertente del personaggio è che in questa storia viene rappresentato in maniera molto diversa rispetto alle sue (pochissime) precedenti apparizioni sulla serie: in teoria Arkansas Joe dovrebbe essere un uomo grande e grosso dal naso schiacciato e con i capelli scuri, mentre Valdambrini lo ha rappresentato come un ragazzo giovane, di statura e stazza normali e dai capelli chiari.
A proposito di Valdambrini, il suo lavoro su questa storia si dimostra ottimo (a parte la versione di Arkansas Joe) e adatto alle atmosfere nelle quali essa è calata: la polvere del deserto, i volti rudi, scottati dal sole e la barba malfatta. Disegnatore di grande esperienza e con un curriculum prestigioso alle spalle, Valdambrini è un narratore per immagini di immenso talento e con una profonda capacità di far recitare i personaggi senza che questi risultino troppo caricaturali o grotteschi (e nel fumetto questo rischio è sempre dietro l’angolo). In diverse parti della storia, soprattutto in quelle più movimentate, lo stile di Valdambrini sembra quasi fondersi con quello di uno storico disegnatore texiano, il celebre Carlo Raffaele Marcello scomparso nel 2006 e disegnatore della storia Gli invincibili, scritta da Mauro Boselli, nella quale fa la sua comparsa Hutch e che in questa avventura viene quasi citata, non si sa quanto consapevolmente, nella furiosa battaglia a El Infierno.
Risulta superfluo dire che se ci si mette a controllare le vignette con la lente di ingradimento possono saltare fuori alcuni errori anatomici e qualche scena poco dinamica, ma si tratti di singoli casi su un lavoro complessivo che è di alta qualità,
La serie Tex Willer si conferma ancora una volta di altissima qualità, vera e propria eccellenza della Sergio Bonelli Editore contemporanea, e questa storia tiene a battesimo una coppia che si è dimostrata vincente e affiatata. Un nuovo tassello di quello che si appresta ad essere un mosaico estremamente complesso ed affascinante.
Tex non tramonta mai il fumetto più più