É con grande piacere che vi presentiamo un’anteprima assoluta per il nostro blog: L’ultima missione, il nuovo Tex alla francese, vale a dire un elegante volume di 48 pagine in grande formato e a colori con un’impaginazione libera del tutto svincolata dalla consueta gabbia bonelliana. Un formato, appunto, che è quello standard della scuola franco/belga, ma che in Italia era sostanzialmente inedito, oppure limitato a un ristretto numero di pubblicazioni indirizzate verso un pubblico diverso rispetto a quello popolare del fumetto italiano che vedeva e vede nella Sergio Bonelli Editore il suo massimo rappresentante. Da qualche anno la situazione è un po’ cambiata e così è dal 2014 che abbiamo questi albi a cadenza semestrale che presentano un Tex rivisitato e con qualche licenza poetica in più, pur senza tradirne troppo l’ortodossia grazie all’occhio vigile di Mauro Boselli, curatore della serie e uno degli autori che più sono stati pubblicati su questa collana.
Il primo dei due volumi di questo 2021 vede al soggetto e alla sceneggiatura Giorgio Giusfredi e ai disegni un autentico veterano della serie come Alfonso Font, che con questa uscita mette il suo sigillo su tutte le varie collane di Tex uscite fino a questo momento. Lo abbiamo visto all’opera sul mensile classico, sul Texone, sul Maxi, sull’Almanacco, sul Color, sul Magazine e ora anche sul cartonato francese. Resta fuori la recente serie Tex Willer, incentrata sulle avventure di Tex quando era ancora un giovane fuorilegge solitario, ma, se vogliamo essere pignoli, si tratta di un mensile scollegato rispetto alla collana classica.
L’ultima missione – Tex Romanzo a fumetti n.12 (febbraio 2021)
Soggetto e sceneggiatura: Giorgio Giusfredi
Disegni e copertina. Alfonso Font
Colori: Matteo Vattani
Sinossi: Joe Beauregard è un anziano ranger che ha cavalcato con Tex e Kit Carson ai tempi della Grande Scorreria Comanche del 1865, già raccontata in un vecchio capolavoro di Mauro Boselli e Carlo Marcello intitolato La grande invasione, e ora vorrebbe godersi la serena vecchiaia, ma è costretto a riprendere in mano le colt per aiutare il figlio adottivo Jonah entrato in un gruppo di banditi. Per farlo, Joe, detto Lucky Joe per via della sua fortuna, è costretto a scendere nei meandri dell’inferno, ma per l’ultima sfida avrà al suo fianco Tex Willer e Kit Carson.
Giorgio Giusfredi, che da diversi anni affianca Mauro Boselli nel lavoro di redazione, si è distinto di recente per alcune storie pubblicate su Zagor, Tex e Dampyr che lo rendono uno dei giovani autori (e giovane lo è davvero, visto che non è ancora arrivato agli anta) più interessanti da tenere d’occhio.
E se uso il termine autore e non semplicemente sceneggiatore è perché Giusfredi ha dimostrato di essere un autore vero e proprio, perché in tutte le storie da lui scritte, specialmente in quelle degli anni più recenti, sono presenti forti caratteri autoriali che lo differenziano rispetto a molti altri. Motivo per cui gli è stata affidata la realizzazione della collana più autoriale di Tex.
Questa autorialità si può rintracciare in aspetti più di superficie, come il massiccio uso di citazioni musicali presenti nelle sue storie, e altri di maggiore profondità.
Per farla breve, le storie di Giusfredi lette in questi anni parlano tutte della morte e di come gli esseri umani si relazionano ad essa.
Un esempio: la storia breve Io ucciderò Tex Willer apparsa su un Color di qualche anno fa racconta di un giovane bandito che determinato a uccidere Tex per vendetta e per farlo è disposto a morire. E alla fine muore davvero in un finale poetico in cui il dolore per la ferita genera una visione in cui il ragazzo vede sé stesso che vince il duello con Tex. Oppure ne L’amica mortale di Dampyr, in cui la sensitiva Ann Jurging è alla ricerca di un’amica d’infanzia. Oppure ancora in La giustizia di Wandering Fitzy di Zagor, dove lo Spirito con la Scure e Cico vanno in soccorso di Adah, una vecchia amica d’infanzia di Zagor. In quest’occasione Zagor rievoca il suo incontro con il mostro che ride in un crescendo drammatico di morte.
E la morte è tema centrale anche in questo cartonato.
Lucky Joe è un uomo anziano, vedovo, segnato dalla vita e ormai ciò che gli interessa è evitare che suo figlio Jonah commetta il grave errore di sprofondare nel baratro della violenza. Per farlo, non esita a gettarsi a capofitto nell’inferno, ben sapendo che non si va a pizzicare la coda di Messer Satanasso rimanendo anime candide. Lucky Joe prende su di sé i peccati di Jonah per mantenerlo puro, ma sa che non potrà farlo in eterno e l’unico modo per far sì che il figlio esca indenne dall’orrore è quello di affrontare El Morado, il capo della banda.
Tex e Kit Carson, pur prendendosi tutta la scena nella parte centrale e condividendo con Lucky Joe e Jonah l’epico e furente finale, sono le figure che meno interessano in questo epico dramma umano in cui i veri protagonisti sono le persone e non i personaggi.
Versante disegni: ammetto di non aver mai amato particolarmente il tratto di Font e, soprattutto, negli ultimi anni ho sempre pensato che avesse raggiunto un livello di sintesi eccessivo e che le storie più recenti presentino un tratto quasi svogliato.
Dimenticatevi tutto questo: Font, evidentemente galvanizzato e ringiovanito dall’idea di potersi esprimere su un formato nuovo e diverso rispetto al solito, regala una delle sue migliori prove su Tex e della sua intera carriera in questo albo alla dinamite dove si alternano momenti di azione, di guerra indiana e altri di profondo lirismo. Le possibilità date dal formato francese consentono ai disegni di Font di respirare e di rilassarsi, dando al lettore l’impressione di godersi un film come non se ne fanno più, un western in cui si affonda nel sudore e nella polvere del deserto, grazie anche agli splendidi colori di Matteo Vattani.
Il fatto che si sia lasciato andare a soluzioni visive più moderne e vivaci non significa che Font abbia dimenticato cosa vuol dire raccontare una storia a fumetti: la narratività e la leggibilità delle vignette non vengono mai messe in discussione e così il lettore può comodamente sedersi in poltrona e godersi il racconto.
La conclusione non può che essere una promozione su ogni fronte possibile: dalla storia, drammatica e crepuscolare, ai disegni che vedono un Font rivitalizzato sotto ogni aspetto. Il lavoro di Giusfredi è enorme, quello di Font non è da meno. Questo volume rientra di diritto fra i migliori della collana, una collana che, allo stato attuale, si può tranquillamente annoverare come la più prestigiosa di tutta la Sergio Bonelli Editore.
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