Con una perfetta ringkomposition dal punto di vista grafico si va a chiudere la ennalogia (da quanto volevo usare questo termine!) del ritorno di Mister No nel suo abito classico: da Diso e Cipriani a Cipriani e Diso (e il chiasmo è fatto!).
Direi di più… con una scelta coraggiosa, Masiero, Mignacco e Colombo (la triplice mente dietro a questa lunga saga) si sono confrontati proprio con una struttura ampia narrativamente come era stato il saluto che Guido Nolitta (ovvero Sergio Bonelli) aveva pensato per la conclusione della prima longeva serie. Là erano stati addirittura 16 episodi!
Quello che però ci tranquillizza almeno per qualche mese ancora è che in questo caso la lunga vicenda non è anche un addio, ma è stato aggiunta una coda di altri 5 numeri (anche se il prossimo era già previsto e infatti i nuovi clienti di Mister No vengono introdotti proprio nelle pagine conclusive di questo numero 9.
L’ultimo atto – Mister No le NA n.9
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Massimo Cipriani e Roberto Diso
Copertina: Fabio Valdambrini
Ma procediamo con ordine. Siamo arrivati quindi a quello che è L’ultimo atto della complessa partita a scacchi che Mister No e Esse-Esse in particolare hanno giocato per smascherare i loschi piani criminali che si sono svelati a poco a poco a partire dalla contaminazione da uranio in una ragione sperduta dell’Amazzonia (Mister No le NA n.2).
Tutto deve ovviamente andare al suo posto e tutto direi anche che lo fa con anche qualche sorpresa. Dobbiamo scoprire chi è il ‘cattivone’, e lo scopriamo; dobbiamo scoprire chi è la ‘talpa’ che ha tradito, e lo scopriamo; dobbiamo vedere come il regolamento finale sia risolto positivamente (lo sappiamo fin dall’inizio, visto che tutta la vicenda è raccontata come un flashback da Jerry a suo padre Jerome Senior) e lo vediamo.
Quindi le nostre aspettative di lettori sono soddisfatte rispetto alla macrotrama e così anche rispetto alla natura di questo singolo albo che sa alternare l’azione (tanta) a scene più distese e quasi famigliari come da sempre siamo abituati a leggerle su Mister No (il pranzo nella foresta ha proprio questa funzione di ‘pausa’).
Non voglio aggiungere altro per evitare spoiler, ma se c’è una figura davvero interessante e che assume uno spessore importante in questo albo è il boss criminale Patrão Angelo. Una figura che esce dall’essere un personaggio stereotipato e assume invece una propria individualità.
La storia è quasi totalmente ambientata a Manaus, ma ha un epilogo nella foresta (con tanto di atterraggio in un fazzoletto di terra del piper di Mister No) così da dare anche in questo caso un’immagine di completezza negli ambienti così come lo è stata tutta l’ennalogia.
Direi che quello che ancora ci manca a noi nostalgici del Mister No classico è l’aria del mare di Belèm e i paesaggi andini attorno a Bogotà. Vedremo se avremo qualche assaggio di questo nelle prossime storie che ci faranno compagnia.
Uno sguardo di sintesi sull’intera vicenda di questi 9 numeri
Ma dopo L’ultimo atto possiamo tirare le fila di quanto ci ha offerto questo ritorno in edicola di Mister No. E l’impressione è davvero ottima.
Si poteva temere ‘una minestra riscaldata’ che si appoggiava su scelte fan-service e ripetizioni di cliché forse anche per una sorta di debito nei confronti di Guido Nolitta e della sua creatura… e invece la strada percorsa è stata decisa e ha avuto anche delle scelte coraggiose e niente affatto scontate. Proviamo a vederle insieme.
Continuità e innovazione
La continuità con la grammatica del racconto misternoiano è stata garantita da alcuni fattori principali:
- ambientazione anni ’50 pre-chiusura della serie (quella di Nolitta è la conclusione e ad oggi non pare ci sia la volontà di proseguire oltre);
- Manaus, Amazzonia, Amazzonia, Manaus di fatto su questi due poli geografici si muove tutta la vicenda;
- giallo, mistero, umorismo, avventura nel tipico cocktail di Mister No: eroe e antieroe, un uomo fuori dal comune, eppure così comune;
- battelli e piroghe sul fiume e piper (ma anche Dakota) nei cieli: i mezzi di trasporto (comprese moto e auto) sono fondamentali nel racconto di Mister No, un personaggio mai fermo, un Odisseo mai in pace nella sua Itaca/Manaus;
- amori, amicizie, nemici e traditori: gli ingredienti dell’Avventura entrati tutti perfettamente nella narrazione di questa ennalogia.
Ma c’è stato anche del coraggio per scelte non così consuete – scrivevo poco sopra – e anche in questo caso elenco i fattori:
- un’alleanza con un boss mafioso che si sublima nell’ultimo episodio (ho già detto quanto mi sia piaciuto il personaggio di Patrão Angelo);
- la messa in scena della morte dell’eroe che prelude al ritorno (del re… come dimostra p.90 di questo numero 9) è un archetipo delle fiabe e delle leggende molto noto (a volte anche con risvolti tragici se pensate a Romeo e Giulietta), niente di nuovo… vero, ma metterlo in scena in modo così ben congegnato è comunque da ascrivere alle scelte coraggiose;
- la sequenza carceraria scritta da Maurizio Colombo, un inno al ‘cinema d’azione’ su una pagina statica! Personaggi che sbucano fuori dai bassifondi fisici e morali con la loro umanità concreta e sporca. Una scelta matura che pare in Colombo essere frutto anche del lavoro splendido fatto sulla trasposizione a fumetti della sua storia per Deadwood Dick.
È giusto qui chiudere quanto fin qui detto sugli aspetti legati a soggetto e sceneggiatura, con un riconoscimento speciale a Luigi Mignacco che di fatto si è sobbarcato il peso quasi totale della sceneggiatura di tutta questa ennalogia con sette numeri su nove (pagina più, pagina meno). Concordata e discussa con Masiero e Colombo, è vero, ma poi di fatto tavole e tavole di sceneggiatura sono state scritte da Mignacco con esiti – come già detto – davvero buoni!
Parliamo ora dei disegnatori
Roberto Diso e Stefano Di Vitto sono lì a garantire la continuità con 40 anni e oltre di storia editoriale di Jerry Drake (Diso era lì fin dall’inizio con il suo splendido Uomo della Guyana, vi ricordate? e pur con uno stile che ha perso un po’ di brillantezza per la mano che è forse un po’ più incerta, la forza emotiva che comunicano le vignette di Diso è ancora unica!).
Massimo Cipriani è stata la scelta più azzeccata dopo le sue belle prove su Adam Wild per dare continuità all’interno di un tratto pulito, tipicamente bonelliano e così efficace nel suo essere al servizio della narrazione. Guardate le sue tavole in questo numero: tutti gli ambienti tipici della saga di Mister No sono presenti e Cipriani sembra essere nato per disegnarli. Bellissime in questo numero le tavole da p.40 a p.43 in cui vediamo il volo del piper di Jerry sopra l’Amazzonia e l’atterraggio in un fazzoletto di terra.
Marco Foderà è stata la scelta coraggiosa che ha voluto puntare sul lato più spiccatamente espressionista della produzione a fumetti della Bonelli. Un lato che non è solo tipico di Dylan Dog, ma che ha tanti autori in quasi tutte le serie anche tipicamente di avventura. Penso a Cropera e Fortunato o Luca Rossi su Dampyr; quello che ha fatto Antonio Lucchi su Adam Wild o in recenti speciali; Frisenda su Magico Vento, Tex e il sopracitato Deadwood Dick…. Foderà ci ha offerto un saggio della sua varietà nel farci percepire le emozioni dei personaggi e non a caso è stato scelto per la storia carceraria scritta da Colombo.
Fabio Valdambrini, infine, è stato il biglietto di presentazione in questi mesi di Mister No e le sue copertine sono state un vero valore aggiunto. Anche qui abbiamo una sintesi accorta di tradizione e novità. A pose statiche quasi da manifesti cinematografici (pensate alla copertina del numero 3 o del numero 6 o del numero 8 o la prossima stupenda del numero 10) si sono alternate altre in cui l’azione era immediatamente protagonista (è il caso delle copertine del numero 2, del numero 7 o di questo numero 9).
Ancora altro si potrebbe dire (anche della cornice che alla fine si decisamente ridotta e ha come esaurito il suo compito narrativo…, oppure si potrebbero evidenziare degli aspetti non del tutto ottimali come una certa ripetizione di situazioni tra i numeri 5 e 7…), ma forse vi ho già annoiato a sufficienza… quindi Atè logo, rapazes e altri 100 di questi numeri (se saranno così ben studiati e troveranno, mi auguro, un buon riscontro di pubblico)!
Buona ri-lettura dell’ennalogia appena conclusa (visto anche il tempo libero per tanti in mezzo all’emergenza del Coronavirus… per la quale vi ricordo di sostenere chi ha bisogno).
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