Le NAC2 di Martin Mystère: tra sottotrame e critica testuale

Scritto da Paolo M.G. Maino

23 Gen, 2020

È arrivata ormai a metà percorso la seconda serie de Le Nuove Avventure a colori di Martin Mystère (d’ora in poi NAC 2la vendetta!) e un po’ complice il fatto che si tratta di una miniserie di breve durata (7 episodi), un po’ il fatto che questi reboot mi incuriosiscono da sempre (quanti ne ho letti negli anni 90 e 2000 nell’universo Marvel!), ne sto portando avanti la lettura in modo continuativo.

Vado al punto: devo dire che c’è una domanda che mi continua a sorgere: ma come si giustificherà quel passaggio istantaneo tra le vicende con cui si conclude la prima serie e il nuovo presente in cui Martin è sposato con Diana e ha come fidato assistente Java? E a questa domanda ne aggiungo un’altra sull’impianto narrativo: ma questa sottotrama è fondante la miniserie o è un pretesto per raccontare con tono attualizzato e con altri ritmi alcune delle più belle storie dei primi numeri del Martin Mystère classico?

 

 

Le NAC2 di Martin Mystère: tra sottotrame e critica testuale

 

Non si tratta di polemica, anzi, sono incuriosito perché penso che di fatto la risposta ad entrambe le domande non potrà che essere fortemente connessa. Il finale di questo episodio 4 (le ultime due tavole) pare essere l’indicazione di una sterzata forte nella direzione di addentrarsi in questo mystero nel mystero che ruota in modo particolare intorno alla figura di Max.

Lo scomparso compagno di avventure della NAC 1 ora sta tornando solo in apparenti allucinazioni nella mente di Martin e in quella  del neanderthaliano Java. Ma questo è ben strano visto che Java non dovrebbe neppure aver conosciuto Max, di cui di fatto ha preso il posto al fianco del giovane Martin.

 

Tracce di Max nella NAC2

 

Riassumiamo le comparse di Max in questi 4 numeri:

n.1 p.5: lo vediamo in una sorta di bolla di energia insieme a Diana in mezzo alla distruzione della battaglia finale con il Re Dei Mondi. La sua ultima sibillina battuta rivolto a Diana è: «Crolla tutto! Stammi vicino… ho un amico che ce ne tirerà fuori… almeno spero», poi i due scompaiono insieme alla bolla di energia in cui sono avvolti;

p.7: Chris Tower sullo sfondo di uno scenario quasi da altromondo così nell’ultima battuta dice a Martin: «Molti varchi dimensionali sono ancora aperti e vanno studiati e, nel caso, sigillati. Cominceremo da quello da cui è giunta nel nostro mondo la stessa Diana e per l’esattezza…»;

pp.8-9: coi disegni di Giancarlo Alessandrini vediamo Martin, Diana e Max entrare per la prima volta a Washington Mews e poi? E poi Max scompare come se non fosse mai esistito;

p.82: a Martin rientrato dalla sua avventura con gli Uomini in Nero a Luxor arriva una videochiamata disturbata di Max che lo implora: «Aiutami!.. solo …CRRR …tu puoi…. CRRR… solo tu puoi… CRRR… salvarci tutti!»

 

 

n.2 p.17: mentre sta sognando la città delle Ombre Diafane durante il viaggio aereo verso Ulan Bator, Java vede Max o meglio quello che a Martin descrive come ‘un tizio brizzolato che assomiglia a Hemingway’;

n.3: nessun segnale di Max (e questa secondo me è stata una scelta un po’ debole narrativamente)

n.4 pp. 65-66: nelle ultime due tavole Diana è al colloquio con il dottor Sydow che nell’ultima vignetta si rivela essere Max (o un suo sosia? del resto… Max von Sydow!!!).

L’unica altra certezza è che nei riassunti di inizio fumetto nel redazionale di pagina 2 la sottotrama è sempre richiamata all’attenzione dei lettori.

Ma come dicevamo in apertura l’altro interesse di questa seconda serie sta nel confronto con le storie del MM classico. 

 

 

Critica testuale in MM: tra passato (1982) e presente (2020)

 

In questa seconda parte dell’articolo provo quindi a proporvi un confronto tra L’uomo che scoprì l’Europa (Martin Mystère nn.7-9) e il numero 4 della NAC2 ora in edicola Il naufrago del tempo. E come ho già fatto per il parallelo tra il primo numero nell’edizione Ashcan e il primo numero a colori, mi avvalgo di alcuni strumenti della lettura filologica e della critica testuale e del resto Martin Mystère è il fumetto ideale per dichiarare questi intenti! Non trovate?

Partiamo dai dati (sempre in filologia bisogna partire dai dati!):

Lunghezza dei due fumetti: la storia originale di Castelli e Bignotti è di 200 pagine e si svolgeva su tre numeri mentre Il naufrago del tempo ne ha solo 64. Dato banale – se volete -, ma che dice di una grammatica del testo fumetto che vuole sfoltire e operare orazianamente con il labor limae. Certo si tratta di un’operazione che si pone in contemporanea due obiettivi ben chiari. Si vogliono conquistare nuovi lettori con storie che hanno funzionato (quasi 40 anni fa… ci pensate?). Si vogliono divertire i vecchi lettori che conoscono la storia originale e possono notare le differenze. 

L’incipit della storia è un omaggio dei Mysteriani, cioè gli sceneggiatori di tutte e 7 le storie della miniserie (al secolo Andrea Artusi, Diego Cajelli, Giovanni Gualdoni, Ivo Lombardo, Enrico Lotti, Andrea Voglino) all’incipit della storia del 1982.

Le prime due tavole sono identiche per numero di vignette, inquadrature e molte battute. Ogni particolare è riprodotto fedelmente fino al dettaglio del numero di gabbiani nella prima vignetta grande di apertura: 5 nel 1982 e 5 nel 2020. Il gioco però è divertente se si possono inserire sottili variazioni sul tema e allora se nel 1982 Cesareo è il nome del pescatore che tira in secco sulla barca il corpo dell’amerindo ed è quello che pronuncia la battuta «Sciocchezze! È un naufrago! Forse è ancora vivo!…», nel 2020 è Cesareo il nome di chi è spaventato e viene rimbrottato allo stesso modo: «Sciocchezze, Cesareo! È solo un povero naufrago!…».

 

Questo piccolo divertissement, notato credo non da molti (io stesso ci ho fatto caso la terza volta per la necessità di scrivere questo articolo), è un ulteriore indizio di questo meccanismo narrativo delle variazioni sul tema. Del resto, invece, non sarà sfuggito ai più il confronto tra due copertine. Nel numero 8 di Martin Mystère vediamo Martin di profilo sulla sinistra in primo piano che ha lo sguardo rivolto al centro della copertina occupato da uno scheletro in cammino in mezzo ad una fonte di acqua e che indossa l’armatura dei conquistadores spagnoli, in NAC2 Il giovane Martin è nella stessa posizione ma in compagnia di Java, di fronte c’è ancora la fonte d’acqua che riempie una cavità da cui escono un certo numero di uomini vestiti in modo vario e legati a periodi e momenti storici diversi (tra cui ovviamente i conquistadores). Stesso contesto, ma variazioni sul tema.

L’intreccio schematico della vicenda ha alcuni luoghi, personaggi e momenti comuni: il ritrovamento dell’amerindo da parte dei pescatori, l’imprigionamento dell’amerindo che viene murato vivo, la presenza di Prete Gianni, la fonte dell’eterna giovinezza in mezzo alle paludi delle Everglades della Florida (e qui la vignetta del pesce anfibio ‘il celacanto’ è un’altra citazione ad litteram con solo l’aggiornamento che porta il momento della scoperta del celacanto da pochi decenni fa a qualche decennio fa), la morte punitiva finale di De Leon e la decisione da parte di Martin (e non solo) di non rivelare nulla al mondo al termine dell’avventura.

 

Le varianti narrative del 2020

 

Molti paletti su cui si inseriscono le variazioni e i tagli. Vediamoli.

  • L’uomo che scoprì l’Europa che nella versione Classic moriva miseramente nel suo carcere, in NAC2 è realmente immortale ed è custode della fonte, viene liberato da Valentina Ventura e ricondotto in Florida;
  • La tomba di Padre Gianni che nel Classic è punto di arrivo di tante ricerche, diventa nella NAC2 il punto di partenza della pista che resta a Martin per scoprire dove procedere sulla strada per risolvere il mistero;
  • Il simpatico ‘Umpah’ Von Hansen (destinato a ringiovanire al termine della vicenda) diventa l’altrettanto simpatica ma anche aggressivamente sensuale Valentina Ventura, blogger dell’impossibile (amatissima da tanti lettori della prima NAC).

L’analisi testuale potrebbe continuare ancora e potremmo estenderla anche agli episodi precedenti della NAC2, ma direi che lo scopo che mi ero prefissato è stato raggiunto.

 

Ma ora la domanda di fondo: a che serve questa analisi (al di là di chi è appassionato di tecnica testuale e di filologia spiccia)? 

Serve a spiegare un elemento da cui sono partito ovvero la citazione iniziale di Chris Tower: le Nuove Avventure di Martin Mystère poggiano su un tema divenuto nel tempo importante e trasversale a tante collane degli eroi Bonelli, ovvero il multiverso base di tante storie di Dampyr e Nathan Never, ma anche di Zagor e Dylan Dog e ora direi in modo esplicito per i tanti Martin che vediamo muoversi in tante realtà. 

Questo è lo sfondo. Poi ci resta da capire il come le vicende si uniranno in modo sensato. E questo è il bello!

 

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