Dopo la scorpacciata di voli nei mille mondi del multiverso che negli ultimi sei numeri hanno portato una parola definitiva su tante sottotrame legate ai Grandi Antichi e alla Pallida Maschera di Kurjak (anche se ne avremo ancora un assaggio nello speciale in uscita in questi giorni) e dopo un ritmo che è diventato un crescendo andante fino all’arrivo del Re in giallo e al compimento del suo destino (e con lui di quello di Carcosa… almeno per un po’), la saga di Dampyr ci offre un albo che coniuga il legame stretto con la continuity dampyriana con una narrazione che si fa insieme elegiaca e contemporaneamente orrorifica e paradossalmente (ma è il solito paradosso di racconti e film dell’orrore) a generare paura e tensione è quello che non si vede per lunga parte del racconto più che quello che poi si rivela (che pure ha il suo bel perché!). Merito di questo felice risultato è il lavoro di fino di una coppia sceneggiatore/disegnatore che dimostra una sintonia notevole pur essendo solo alla seconda prova in connubio: sto parlando di Giorgio Giusfredi e di Alessio Fortunato che dopo Pianeta di sangue tornano ora con L’amica mortale e si preparano (udite, udite!!) ad un terzo albo per il 2020.

L’amica mortale – Dampyr 236
Soggetto e sceneggiatura: Giorgio Giusfredi
Disegni: Alessio Fortunato
Copertina: Enea Riboldi
Un breve riassunto dei contorni della vicenda (non voglio spoilerare) con lo scopo solo di aiutare alla contestualizzazione: Ann Jurging ha sempre più spesso visioni e sogni che la riportano ai suoi duri anni di infanzia alla scuola di danza della terribile strega regina Helena Morkov. Temendo che qualcosa di quel male sia ancora attivo chiede aiuto ad Harlan che con Tesla e Kurjak prontamente interviene a supportare l’amica di lunga data. Il ‘male’, di cui percepisce la presenza Ann, ha effettivamente mosso le sue carte e vuole spingere Ann stessa alla pazzia. Ma chi è davvero questo male? E che destino ha avuto Marlene, l’amica mortale del titolo, unica ragazza della scuola di danza a cui Ann si era legata in quel terribile periodo?

Le domande che ho posto non sono semplicemente un mezzo per creare ulteriore suspence e invitare quindi alla lettura dell’albo (ma già lo sarebbero, eh!), sono le note dominanti che risuonano nella mente dei protagonisti e di noi lettori tenuti all’oscuro fino alla fine dalle soluzioni grazie alla accorta regia della sceneggiatura di Giusfredi.
Il giovane scrittore lucchese confeziona una perfetta storia autoconclusiva che riesce nello stesso tempo e ancora una volta a legarsi (e omaggiare) una storia storica dei primissimi anni della ormai ventennale saga di Dampyr: ancora una volta perché Bloodywood (la prima prova pubblicata sulla serie regolare da Giusfredi per i disegni di Cropera) era stato un omaggio e una ripresa de Lo schermo demoniaco (D18) poi ripreso proprio da Pianeta di sangue (D221) mentre in questo caso il richiamo è a L’isola della strega (D13) riassunta per altro in una incredibile doppia splash page di Fortunato (pp.26-27). Faccio notare che in entrambi i casi si tratta di riprese di racconti di Maurizio Colombo che ha dedicato anche tanto tempo (l’ha raccontato lui stesso) ad affinare ulteriormente la già ampia cultura cinematografica di Giusfredi (e aggiungo anche per queste eredità ‘colombiane’ che un passaggio cruciale de L’amica mortale è per me una citazione di un altro albo del co-creatore di Dampyr ovvero Dampyr 8 Dalle tenebre).

Come dicevo in apertura, la carica di tensione e di paura che tiene sulla corda il lettore nell’albo si coniuga anche con una componente elegiaca che si muove sul tema lanciato dal titolo ovvero l’amicizia: chi è l’amico? Può durare nel tempo l’amicizia (e la dedica che Giusfredi pone a conclusione dell’albo è una conferma di quanto sia centrale il tema nell’albo)? La risposta è commovente e realista ed è ancora una volta la dimostrazione di come la divisione tra fumetto ‘alto’ e fumetto ‘popolare’ sia pretestuosa. Lo spartiacque nelle opere che nascono dalla creatività e dall’espressività è sempre e solo uno: se si ha o se non si ha qualcosa da dire all’altro! E Giusfredi dimostra di avere dei tesori da condividere.

E lo fa per altro con il supporto di un disegnatore che non sbaglia mai le sue prove da quando è approdato in casa Bonelli. La penna bic di Fortunato è uno strumento evidentemente magico per la capacità che ha di evocare. Evocare cosa? Ma innanzitutto di ‘evocare’ e basta. Perché è l’evocazione di ciò che è indefinito, di ciò che emerge dalla nebbia e dal chiaroscuro, quel chiaroscuro che in Dampyr trova così tanti grandi ed eccellenti interpreti se pensiamo come questo numero di Fortunato giunga dopo quelli di Roi e di Luca Rossi… mica male!!! [guardate la tavola qui sopra… tra le mie preferite dell’albo con la sua scacchiera di riquadri bianchi e neri e con quella struggente immagine finale nella vignetta in posizione 6].
La frequentazione del grande cinema espressionista (tedesco in primis), la cura delle references che contraddistingue la sceneggiatura di Giusfredi, e le migliaia di passaggi con la penna bic su quei semplici fogli in A4 ci portano a questo risultato. Vedere per credere!
Non voglio aggiungere altro, solo invitarvi a leggere l’albo e a recarvi poi al vostro personale Krähengipfel per godervi una birra e lasciarvi rimanere in bocca al sapore di una bella lettura.
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