Il prigioniero della selva – Mister No NA n.3
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Marco Foderà
Dopo un buon primo numero (solo forse un po’ fanservice), dopo un ottimo secondo numero, il terzo era una vera e propria prova del nove e posso già dire che è stata abbondantemente vinta. La sceneggiatura di Luigi Mignacco scorre che è un piacere e i disegni di Marco Foderà (che continuano il sodalizio di Tropical Blues e China Song) sembrano nati per Mister No. Una linea chiara capace di passare dalla giungla più lussureggiante ai villaggi sperduti degli indios, da scene oniriche a combattimenti e corse a perdifiato e soprattutto una linea in grado di rappresentare tante sfumature dell’umano: dramma, ironia, amore, stupore, spensieratezza e determinazione… insomma la tavolozza di colori e calori che hanno reso così amato Mister No.
Parliamo un po’ del contenuto dell’albo (ma senza spoiler). Dietro ad una convincente copertina di Fabio Valdambrini (fatta per bucare l’edicola! E speriamo funzioni da attira-lettori), ritroviamo Mister No che, creduto morto dopo l’attacco brutale del misterioso commando di militare al villaggio di indios che il gruppo guidato da Jerry era venuto a salvare dalla contaminazione da eccessiva radioattività, vaga sperduto in angoli remoti dell’Amazzonia e lotta per la vita prima con la natura e poi con (nel senso di ‘insieme’ ma anche di ‘contro’) gli indios che lo trovano nel folto della foresta. E a parte un colpo di scena finale (colpo di scena che è però anticipato da tanti indizi) la trama è così riassunta. Semplice e lineare. Eppure così efficace e così piena di avventura.
Mignacco inserisce due scene oniriche (provocate da motivi diversi) molto toccanti (e anche in qualche modo divertenti), in particolar modo nella prima assistiamo ad un dialogo quotidiano e per questo vero e commovente tra un piccolissimo Jerry Drake e sua mamma; ci fa assistere a due scene di caccia (anche qui con ampia dose di ironia e con una modernizzazione dell’ottica in cui si guarda alla caccia e al rapporto con l’ambiente naturale da preservare); ci fa conoscere la vita del villaggio di una sperduta tribù di indios.
Aggiungo tra i fattori di merito la caratterizzazione di due personaggi: Mombak, il saggio cacicco del villaggio, e Sykyie, il guerriero rivale di Jerry già incontrato nel secondo numero e sempre desideroso di prendersi la sua vendetta su Mister No (e sono pronto a scommettere che Sykyie avrà un ruolo importante anche nel prossimo numero!).
Mi fermo perché non voglio fornire troppi elementi a chi non ha ancora letto, ribadisco il giudizio di un ritorno sempre più convincente e lo unisco all’augurio di tanti altri numeri come questo e quando intendo ‘tanti’ voglio dire che mi auguro in una progettazione che consenta a vecchi e nuovi lettori di continuare a leggere le avventure di Mister No per tanti anni a venire!
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