Il destino di Hellingen – Zagor n.650 (settembre 2019)

Scritto da Francesco Benati

5 Set, 2019

A un paio di giorni dalla sua uscita nelle edicole di tutta Italia, ecco arrivare la recensione de Il destino di Hellingen, nuovo Zagor mensile, albo che conclude la trilogia del ritorno di Hellingen iniziata nell’albo di luglio. Al timone di questa storia troviamo il curatore e sceneggiatore della serie Moreno Burattini e ai disegni il collaudatissimo duo romagnolo composto da Gianni Sedioli e Marco Verni.

Innanzitutto, devo fare un plauso a Burattini per come sia riuscito a riannodare i complicati fili delle ultime apparizioni del professore pazzo.

Sì, perché, ammettiamolo, da Magia senza tempo, ultima storia di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, creatore del personaggio, la continuity legata ad Hellingen è a dir poco complessa.

 

Il destino di Hellingen – Zagor n.650

Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini

Disegni: Marco Verni e Gianni Sedioli

Copertina: Alessandro Piccinelli

Facciamo un brevissimo riassunto, come già avvenuto nella recensione precedente, delle ultime comparsate dello scienziato.

Magia senza tempo: Hellingen riesce a mettersi in contatto con gli Akkroniani, una razza aliena intenzionata a conquistare la Terra. Zagor sconfigge entrambi i nemici solo grazie alle armi magiche donategli dallo spirito di Rakum, l’Eroe Rosso. Hellingen, vistosi perduto, entra in una cabina aliena e si suicida disintegrandosi.

Ombre su Darkwood: Hellingen viene fatto resuscitare dal Wendigo, creatura di un’altra dimensione affinché potesse aiutarlo a conquistare il mondo. Zagor sventa il piano, Hellingen tenta di ribellarsi al suo benefattore e così il demone lo imprigiona per sempre nell’Oltremondo.
L’eredità di Hellingen: alla base di Altrove si sono messi in testa di clonare Hellingen per usufruire delle sue enormi conoscenze. Lo scienziato evade, prepara un numero di robot corazzati per conquistare il mondo, ma viene fermato da Zagor, il quale evoca il Wendigo che cattura il clone di Hellingen e lo porta nella propria dimensione.
Questa la continuity ufficiale della serie.

Ci sarebbe poi un’altra storia, amata da alcuni (tra i quali figura il sottoscritto) e odiata da altri, ovvero Incubi, scritta da Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog, e disegnata da Gallieno Ferri, realizzata alla fine degli anni ’80 in cui si immagina che l’odio di Hellingen sia così forte da permettergli di resistere alla morte e di manipolare le dimensioni!

Personalmente amo moltissimo questa storia, al punto da ritenerla la mia storia di Zagor preferita, ma va detto che, forse per il suo essere davvero fuori dal comune, non ha avuto il minimo impatto sulle storie successive con il professore. Al massimo Mauro Boselli e Moreno Burattini ne hanno fatto un breve accenno, ma da quella storia hanno cercato di prendere il più possibile le distanze.

Vista la peculiarità di questo ultimo capitolo, ho deciso di scorporarmi e di realizzare due recensioni: una senza spoiler e una con.
Se avete letto tutto l’albo potete benissimo andare fino in fondo, altrimenti fermatevi prima!

 

 

Recensione senza spoiler: non c’è che dire, l’albo è bello. Prosegue con un buon ritmo, senza sbavature di sorta e ha un paio di colpi di scena non proprio imprevedibili, ma serviti piuttosto bene. La conclusione risente della necessità di concludere la storia alla fine dell’albo, e non si prende il giusto tempo per raccontare l’epilogo finale, ma nel complesso si tratta dell’unico neo dell’intero lavoro. L’aspetto migliore di questa storia, e qui bisogna sinceramente applaudire Burattini, è stato l’aver sciolto i nodi della complessa continuity di Hellingen ed essere riuscito a incastrare tutto senza farla sembrare una forzatura. Davvero un risultato notevole.

Preciso e funzionale il lavoro del duo Sedioli/Verni. Ormai abituatissimi a lavorare in coppia (dimensione ideale per entrambi, anche se ho sempre avuto un debole per Sedioli solista), i due hanno alcune occasioni per lasciarsi andare: niente splash page sbattute in faccia al lettore come negli albi precedenti, ma ci sono comunque delle occasioni per lasciarsi andare e sfoderare qualche buon colpo, specialmente durante il concitato big match finale.

E ora è il momento della recensione CON SPOILER:

 

 

In sede di recensione de I discepoli, ovvero il numero di agosto, avevo espresso la speranza che la conclusione di questa trilogia fosse con il botto. Beh, diciamo che…

SPOILER

… il botto c’è stato per davvero, anche se non come lo immaginavo io.

Intendiamoci, la storia in quanto tale è bella, però ammetto che mi ha lasciato un senso di incompiutezza.

L’inizio è stato di alto profilo: la congrega dei discepoli, il loro piano segreto, eccetera. C’era materiale sufficiente per una lunga saga di quattro albi, o addirittura cinque. Andatevi a rileggere il primo albo, se non mi credete.

Invece tutto si conclude con questo terzo volume in cui il tanto agognato ritorno di Hellingen si risolve quasi in un nulla di fatto.

Sì, perché il professore pazzo si limita ad accoppare il proprio clone e basta, il resto o è opera di altri, oppure è frutto del caso.

Esempio: Hellingen trascina il Wendigo nella realtà e lo rende vulnerabile, ma il mostro è duro a morire e quindi deve intervenire Zagor.

Altro esempio: Hellingen si prepara a distruggere Philadelphia, ma lo scontro con Zagor porta l’astronave aliena sul quale viaggiano a sfracellarsi contro il museo.

Forse, e dico forse, il mio amaro in bocca è dettato dal fatto che ci sono certi tipi di storie zagoriane (quelle con i cattivi storici, quelle con la Golden Baby, eccetera) che uno vorrebbe durassero all’infinito e quindi il finale, qualsiasi finale, risulta sempre un po’ deludente.

Quindi sì, credo che ci sarebbe stato materiale a sufficienza per realizzare almeno un altro albo in cui si approfondiscono di più gli effetti del ritorno di Hellingen, ritorno che, comunque, non sarà privo di conseguenze.

Tuttavia, come detto, la storia è bella e mi pare il caso di fare un bel pagellone finale con tanto di promossi e bocciati. Ovviamente il pagellone si riferisce alla storia nel suo complesso, quindi comprende anche i due albi precedenti.

 

 

PROMOSSI

Zagor: è l’eroe e vince, quindi ok. Voto 8.

Tonka: il sakem dei Mohawk è come un bicchiere di vino a fine pasto: rende tutto più buono. Voto 8.

Hellingen: il nemico per eccellenza ritorna al suo status originale, quello di scienziato pazzo. Via le velleità da divinità cosmica di Incubi, via le contaminazioni con l’occulto e altre diavolerie. Finalmente Hellingen è di nuovo tornato alle origini. Sicuramente questo è un ottimo risultato portato a casa da Burattini. Voto 9.

Yapeha: si vede poco e parla ancora meno, quindi ok. Speravo venisse disintegrato, ma va bene così. Voto 6,5.

 

BOCCIATI

Wendigo: entità demoniaca extradimensionale che sembrava dovesse spaccare il mondo e invece finisce col fare la figura del fesso. Voto 4.

Verybad: la sua utilità alla trama termina tre pagine dopo la sua apparizione, eppure continua a tallonare i nostri eroi per tutto il tempo. C’è da chiedersi a che scopo continuare a usare un personaggio del genere invece di dimenticarlo. Voto 5.

Quaritch: il prototipo dello sfigato. Aveva tutto il potenziale per lasciar marcire Hellingen in un’altra dimensione e sfruttarne le invenzioni per scopi personali, invece richiama il professore che poi, involontariamente, lo uccide facendolo schiantare con l’astronave sul museo. Voto 3.

Jesse e Roberts: i due agenti di Altrove più noti al pubblico che hanno allevato una serpe in seno (Quaritch) e non si sono accorti di niente. Voto 4.

Cico: si fa fregare da Trampy a inizio storia e poi non combina più nulla. Voto 5.

 

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1 commento

  1. Sono perfettamente d'accordo sul fatto che questa storia meritava maggiore articolazione e, quindi, almeno un albo in più.
    Moreno è stato bravo a risolvere l'ingarbugliatissima trama che il soggetto di Boselli aveva creato. Molti di noi (fra cui il sottoscritto) non avevano per nulla gradito lo snaturamento di Hellingen, mescolandolo con la magia e il soprannaturale. Il nostro Mad Doctor rappresenta la tecnologia futuribile che sfida la natura, incarnata da Zagor. Il soprannaturale quindi non si adattava per nulla alle storie dello scienziato pazzo. Su questo punto, mi trovo in disaccordo con te riguardo a Incubi, di Sclavi: non l'ho mai digerita, quella storia, ma riconosco che i gusti sono gusti e non discuto. Di certo è comunque migliore del pastrocchio allucinante col Wendigo, dove a tratti si rasentano l'assurdo e il ridicolo.
    Speriamo che ora, finalmente, si sia ritornati all'Hellingen originario, senza più intromissioni magico esoteriche.
    Vedere Hellingen impugnare una pistola laser degli akkroniani ci può stare, ma vederlo dialogare con spiriti maligni e creature demoniache, proprio no! A questo punto facciamo entrare anche Braccio di Ferro e Paperinik.
    Solo un appunto su questo ultimo ritorno: forse la fantascienza è andata davvero un po' troppo oltre, per la serie. D'accordo che Zagor è un fumetto caratterizzato dalla fantasia e da diversi generi, ma qui si è un pochino esagerato con la SF (vedere addirittura un tablet è davvero troppo).
    Comunque, un grazie a Moreno e un Viva Zagor.

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