Da qualche giorno è in edicola Il giuramento, il secondo numero della miniserie Zagor: Origini edita dalla Sergio Bonelli Editore che ripercorre il passato di Zagor, lo Spirito con la Scure creato da Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, nel 1961 assieme al disegnatore Gallieno Ferri. I testi sono di Moreno Burattini e i disegni di Walter Trono.
Facciamo un breve salto indietro nel tempo: in occasione di Lucca Comics and Games del 2018 è stato presentato il volume cartonato Zagor: Origini – Clear Water, puntualmente recensito dal sottoscritto su queste pagine.
Ora, invece, con un numero totalmente inedito, il commento del sottoscritto è praticamente inevitabile.
Il giuramento – Zagor: Le Origini n.2
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Walter Trono
Colori: Stefania Acquaro
Copertina: Michele Rubini
Partiamo dall’inizio: Origini è una miniserie in sei numeri che riassume le tappe principali del passato di Zagor che sono state raccontate in varie storie uscite dalla fine degli anni ’60 (Zagor racconta, praticamente una delle storie più amate di sempre) fino ad oggi, cercando di colmarne i buchi narrativi e di osservare punti di vista inediti. Al timone troviamo il curatore Moreno Burattini, mentre ai disegni sono stati chiamati una serie di ospiti di lusso. Le copertine sono del bravissimo Michele Rubini, oggi in forza a Tex, ma che ha fatto parte dello staff di Zagor per un buon decennio.
Riassunto della puntata precedente: Mike Wilding rievoca le tristi circostanze che hanno portato al massacro di Silver Lake mentre cerca di rifarsi una vita con la moglie Betty e il figlio Patrick. L’incubo incombe e prende il nome di Solomon Kinsky e degli indiani Abenaki, i quali compiono un’incursione sulla capanna del Clear Water. Mike e Betty vengono uccisi, ma riescono a salvare il figlio Patrick, il quale viene raccolto da un misterioso individuo: Wandering Fitzy.
Cerco di farla il più breve possibile: a me questo secondo albo è piaciuto tantissimo.
La narrazione prosegue senza particolari intoppi mostrandoci qualcosa che prima non conoscevamo e che è intrigante aver scoperto e anche qualcosa che avrei preferito non sapere. La sceneggiatura di Burattini, per quanto ottima, ha un solo difetto: a volte sembra un po’ obesa. In sole 64 pagine di albo c’è veramente tanta, tantissima, forse troppa roba.
Quasi tutto viene gestito con estrema competenza ed esperienza, anche se ogni tanto spunta qualche scena che odora di fanservice: una su tutte, il prematuro incontro con papà Sullivan, personaggio che avrà una grande influenza sul futuro Zagor, e il riferimento palese ai figli, anche loro personaggi ricorrenti nella serie.
Intendiamoci, nulla di clamoroso, in fondo non si contraddice nulla di quanto mostrato da Nolitta nel classico Zagor racconta: è assai probabile che il giovanissimo Pat avesse completamente scordato il primo incontro con quell’uomo, incontro avvenuto quando era ancora bambino, però l’intera scena mi è sembrata una strizzata d’occhio abbastanza gratuita al fan più accanito.
Nel complesso, però, non si può non applaudire l’ottimo lavoro svolto da Burattini che in questo albo, oltre a doversi inventare qualcosa di nuovo, si è anche dovuto districare fra quanto scritto da ben quattro autori (oltre a Nolitta e Giusfredi è da annoverare anche Maurizio Colombo, in quanto in questo albo sono presenti parti prese da La leggenda di Wandering Fitzy, del quale ha scritto il soggetto, poi sceneggiato da Burattini, mentre sono presenti un paio di pagine scritte da Mauro Boselli nel suo Il ponte dell’arcobaleno).
Ecco, una cosa che avrei voluto leggere e che invece Burattini inspiegabilmente non ha inserito è la leggendaria frase che ha reso famoso Wandering Fitzy in tutti gli universi paralleli di Zagor
Poeta… vagabondo… filosofo… cacciatore… e un mucchio di altre cose. In due parole, sono un uomo libero, ragazzo.
D’altronde, non poteva starci davvero tutto! Visto il numero di pagine esiguo e la necessità di dover raccontare tante cose, Burattini ha svolto un lavoro egregio.
Riguardo i disegni di Walter Trono c’è davvero poco da dire se non che sono semplicemente enormi! Il lavoro svolto dal giovane disegnatore bonelliano è di altissima caratura: tutti i personaggi sono centrati alla perfezione, la gestione delle scene d’azione è degna del professionista più navigato e, non ultimo, ha dato corpo ad una Jelena ancora più bella e sensuale di quella, comunque bellissima, già tratteggiata da Laurenti (Mauro, perdonami, il re delle donne rimani comunque tu!).
Un lavoro di altissimo livello, insomma, che fa venire voglia di avere Trono in pianta stabile sulla serie regolare con una storia in cui il suo talento possa manifestarsi appieno come in questo caso.
E ora, sotto con il terzo volume!
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