È uscito da qualche giorno il sesto numero della miniserie Cani sciolti, fumetto ideato e sceneggiato da Gianfranco Manfredi che per la Bonelli abbandona in questo caso il classico genere d’avventura di altre sue serie (Magico Vento che sta per tornare, Adam Wild, Volto Nascosto…) per dedicarsi ad un dramedy che racconta momenti della vita di sei ragazzi che si conoscono negli anni della contestazione giovanile (nel maggio del 1968) e continuano a frequentarsi per almeno i successivi venti anni. La serie, davvero originale per la casa editrice milanese, offre uno spaccato dell’Italia e del mondo attraverso le relazioni e le vite dei sei ragazzi che toccano vicende della Storia con la S maiuscola.
La proposta editoriale da edicola è quella di presentarci un episodio di 120 pagine diviso in due albi (il che effettivamente spezza un po’ troppo la lettura dal mio punto di vista) con una narrazione che gioca spesso sui salti temporali tra il 1968/1969 (per ora, poi saranno gli anni settanta) e la fine degli anni 80.
Time after time (titolo omaggio ad una canzone di Cindy Lauper) chiude, quindi, con la vicenda iniziata su Aquarius già recensito su questo blog.
Time after time – Cani sciolti n.6
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni: Luca Casalanguida
Centro della vicenda sono ancora una volta l’amore e le relazioni di coppia in particolare che si presentano come già nel numero 5 in una ampia varietà. Il tempo principale in cui vediamo muoversi i protagonisti è il 1988: siamo in Valtellina nei pressi di Bormio e i sei ormai quarantenni con la compagnia del fotografo Italo che li aveva immortalati nel lontano 1968. Pablo e Lina sono prossimi finalmente a sposarsi dopo vent’anni da fidanzati; Italo, invaghito della bella e ricca Marghe, accompagna il gruppo per fare da fotografo ufficiale alle nozze; Deb viene raggiunto a sua insaputa dalla moglie Betty portata in moto da Turi; Milo rievoca con nostalgia la sua vacanza newyorchese con Marghe con nel 1969 e la sua relazione omosessuale con Toni in mezzo alle proteste legate alle vicende di Stonewell.
Ma come già successo anche nel numero due c’è anche uno spazio per una sorta di flashback addirittura nel 1914, data di foto decisamente osè della nonna di Lina.
Questo basta per indicare le trame che si incrociano ancora una volta nel complesso fumetto di Manfredi. Complesso non perché difficile da leggere, intendiamoci, ma perché la vita è complessa e perché le relazioni interpersonali se vissute seriamente non sono mai o bianche o nere ma sono piene di sfumature e di implicazioni.
La narrazione e la scrittura in genere di Manfredi è sempre molto asciutta in questa serie (rispetto anche ad una serie di azione e avventura come Adam Wild ad esempio) e lascia al lettore il compito di interpretare lo svilupparsi delle vicende per tutti momenti che non vengono raccontati (c’è infatti una precisa volontà a mio parere di scegliere solo alcuni nodi della vita dei ragazzi senza per forza spiegare tutto quello che succede in mezzo).
In questo numero 6 in particolare ci concentriamo su Milo che è protagonista anche di una scena onirica notturna che gioca fortemente sul simbolico. Più marginali le figure di Pablo e Deb che qui risultano più bloccate in modi ripetitivi e un po’ da macchiette (vale soprattutto per Deb a mio parere).
Convincente la prova ai disegni di Luca Casalanguida che sa modellare con una sicura libertà la tavola come dimostra la bellissima sequenza delle pagine 55-60 in cui un trasognante Milo in mezzo alla neve del bosco ricorda con lancinante dolore la conclusione della sua relazione con Toni a New York (una immagine che mi ha ricordato – e non è la prima volta – un’altra scena nodale di Mister No Revolution quando il giovane Jerry Drake vede Maryann morta per overdose e abbandonata in un sordido vicolo proprio di New York).
A risentirci tra un mese quando ci troveremo in mezzo all’Autunno caldo del 1969.
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