Le bestie del mondo di sotto – Speciale Dampyr n.14 (ottobre 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

25 Ott, 2018

Puntuale come ogni anno dal primo mitico speciale Dracula Park, arriva in edicola il quattordicesimo speciale di Dampyr, una storia lunga di 160 pagine orchestrata da Giovanni Di Gregorio (attivissimo ultimamente con la bella miniserie Creepy Past) e disegnata da Andrea Del Campo. E come spesso capita lo speciale è un’ulteriore occasione per i tre ammazzavampiri girovaghi di affrontare nuove minacce in luoghi più o meno reconditi: dopo aver incontrato due maestri della notte in Albania l’anno scorso nello speciale La terra delle aquile (di cui avevo parlato per i tipi di Justnerd), anche quest’anno Harlan, Kurjak e Tesla si confronteranno con più di una singola minaccia per un crescendo di azione (ma quando non c’è crescendo di azione in Dampyr?) che porterà ad un regolamento di conti nella giungla boliviana a suon di pallottole, spade, artigli e zanne.

Le bestie del mondo di sotto – Speciale Dampyr n.14

Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Di Gregorio

Disegni: Andrea Del Campo

Copertina: Enea Riboldi
Giovanni Di Gregorio, come ci avverte il curatore della serie Mauro Boselli nel redazionale in seconda di copertina, riversa nella storia esperienze e conoscenze acquisite nei tanti viaggi che lo sceneggiatore ha fatto in giro per il mondo con uno zainetto in spalla: e così in questa storia boliviana non vediamo solo i classici luoghi comuni (il lago Titicaca, la produzione della coca, qualche resto di civiltà inca, il problema del vivere ad altitudini importanti…), ma (e non potrebbe essere altrimenti in una serie a così alto tasso di ‘realismo storico’ come Dampyr) veniamo accompagnati in tanti aspetti minuti del folklore popolare, di tradizioni ben poco note come ad esempio l’esistenza di minoranze sorprendenti come quelle degli afroboliviani. Di Gregorio mostra in questo di guardare con simpatia ai tempi e ai modi di vita di certi contesti sociali così lontani da quello europeo in cui viviamo (e forse c’è anche un pizzico di invidia rispetto alla frenesia della nostra vita), ma tutto questo è fatto tra le righe di una storia che trasuda azione in continuazione e sa ridurre al minimo gli aspetti prettamente didascalici (e mai fini a se stessi anche per tutto quello che riguarda il giudizio storico sul comportamento dei conquistadores e degli europei in genere in Bolivia e per estensione nell’America Latina). E direi che per me quelli che sono i punti di forza del soggetto e della sceneggiatura sono proprio le scene di azione e la descrizione del contesto odierno e antico della Bolivia: si entra in un flusso di vicende che dall’antichità portano al presente rispettando i canoni dampyriani.
Gli antagonisti di Harlan e soci sono validi e giocano per buona parte della vicenda anche bene le loro carte secondo schemi già visti in Dampyr. Schemi che Di Gregorio mostra di conoscere bene: il rivale muove le sue carte, Harlan viene chiamato in causa, qualcosa rivela al nemico la presenza del Dampyr e questo lo porta a cercare contromisure, Harlan e soci si buttano nella mischia finale nella roccaforte dell’avversario. Ma ovviamente lo schema è niente se non c’è sostanza, se non c’è realismo e se non si rispettano i personaggi e i loro moventi. Di Gregorio lo sa e realizza una storia che funziona molto bene e che ha un finale che rende ragione dei tanti semi piantati a poco a poco. Forse (si tratta di una critica? non sono sicuro) lo fa con una chiusura veloce e con un finale meno aperto di quello che ci si potrebbe aspettare, ma questo accade spesso nelle storie scritte da chi in modo più saltuario si dedica a scrivere Dampyr e tende a scrivere storie one-shot che però rientrano perfettamente nella saga del Dampyr (qui ad esempio abbiamo un collegamento con un’altra storia boliviana di ormai parecchi anni fa: D137 Gli implacabili).
Sul fronte dei disegni Andrea Del Campo conferma di trovarsi a suo agio con complesse rappresentazioni di mostri mitologici e dopo aver disegnato per i testi di Giusfredi le complesse discendenze mostruose dei figli di Erlik Khan (D210) dà corpo ad esseri abominevoli delle leggende inca oltre che ad una bella figura femminile (Katari) che mi ha ricordato molto nelle fattezze la fascinosa Marie Levau del mondo di Zagor (guardare la tavola qui sotto per rendersene conto). Le scene di azione sono una sicurezza soprattutto quando si svolgono nei chiaroscuri della notte.
Insomma uno speciale che soddisferà i lettori di Dampyr che si trovano a gustarsi un’altra storia extra dopo aver perso purtroppo quest’estate il consueto appuntamento con il Maxi. Ed ora manca poco a novembre e al numero regolare speciale di ambientazione lucchese che vede all’opera ben 13 disegnatori/illustratori (e sul fronte dei disegni: Majo, Genzianella, Cropera e Rubini… ‘nuff said!).

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