La contemporanea uscita nel giro di pochi mesi delle strisce vintage di Zagor anni 40 e 50 e di serie dall’impostazione innovativa come Senzanima (la miniserie della linea Audace di Dragonero) o a breve di Deadwood Dick (di cui parliamo qui) e soprattutto della saga delle Regine Nere nella serie regolare di Dragonero hanno posto in modo evidente sotto gli occhi dei lettori il tema dell’uso (o del mancato uso) della cosiddetta ‘gabbia Bonelli’.
Innanzitutto spieghiamo la genesi della ‘gabbia Bonelli’ in poche righe partendo da due immagini:
(fig. 1 striscia tratta da Zagor Collana Darkwood n. 2)
(fig. 2. tavola tratta dal volume El Carnicero di Tex).
Nella fig. 1 abbiamo un esempio delle strisce realizzate dal duo
Sedioli e
Verni per i testi di
Burattini per la serie denominata
Collana Darkwood che sta proponendo una storia divisa in 6 strisce pubblicate in libreria ogni 15 giorni nel classico formato a striscia degli albori della storia della casa editrice milanese negli anni ’40 e ’50. Come è noto tali strisce sono poi state raccolte nelle edizioni ‘giganti’ a partire dalla fine degli anni cinquanta (come ci racconta
Francesco Benati nel suo mastodontico lavoro in progress di recensione delle storie di Tex pubblicate in 70 anni) attraverso la semplice giustapposizione di tre strisce per tavola e ottenendo così la gabbia Bonelli costituita da 6 posizioni fisse inizialmente divise rigidamente in due vignette per striscia/riga e poi a poco a poco con più varietà come ad esempio si può vedere nella figura 2 per i disegni di
Ferdinando Fusco tratta da una storia di fine anni settanta recentemente ristampata in volume. Nella tavola di Fusco le posizioni 1 e 2 come anche la 5 e la 6 sono riunite in una sola vignetta. Ma se guardiamo ad esempi più vicini le varianti che pure ci sono conservano uno stesso leitmotiv ovvero il contorno della tavola è rigorosamente bianco e le vignette sono ben delimitate. Così accade per le tavole seguenti:

(fig. 3 tavola di Corrado Roi tratta da Dampyr 219 in edicola a giugno 2018)
(fig. 4 tavola degli Esposito Bros d Zagor 636 in edicola a luglio 2018)
(fig. 5 tavola di Elena Pianta tratta da Nathan Never 324 in edicola a giugno 2018)
(fig. 6 tavola di Sergio Gerasi tratta da Mercurio Loi 11 in edicola da maggio 2018)
Si sono aggiunte le splash page (come quella di Roi), o si sono riunite le posizioni 3,4,5 e 6 in un’unica vignettona (come per gli Esposito Bros), o ancora si è pensata ad una divisione delle strisce in 3 riquadri (come per Elena Pianta) o con riquadri allungati (come per Sergio Gerasi), ma la struttura di base e di fondo è la stessa ed è quella che dà alla vista di un albo bonelli dalla parte opposta della costa il caratteristico colore bianco carta.
Ed è proprio il ‘colore’ delle pagine per come appaiono all’esterno, come ha fatto notare anche recentemente Manuel Enrico in un suo post su Facebook, il primo dato che voglio evidenziare. Anche in questo caso parto da una foto:
(fig. 7 controcosta degli albi di Dragonero nn. 34-39 e 56-60)
Gli albi dal numero 34 al numero 39 della serie regolare di Dragonero (quelli alla base della pila) presentano il classico bordo bianco (al netto dello sporco… eh eh!), mentre gli albi dal 56 al 60 mostrano con evidenza la natura diversa delle tavole al loro interno: la gabbia Bonelli è in gran parte sparita per lasciare spazio a un uso del foglio di stampa molto più libero che porta l’inchiostrazione fino al limite della pagina stessa. Le due tavole in anteprima dello straordinario numero ora in edicola scritto e disegnato da Luca Enoch ne sono una evidente conferma:
(figg. 8-9 tavole di Luca Enoch tratte da Dragonero 61 in edicola a giugno 2018)
Il disegno straborda dalla tavola e va a riempire ogni spazio possibile; le vignette perdono la loro consueta posizione e si trovano inglobate da disegni di sfondo o in posizioni fortemente decentrate. Qual è l’esito di scelte come queste? A mio avviso le scene di paesaggi ottengono così un risalto maggiore e allo stesso modo anche il dinamismo delle scene di azione può essere accompagnato da una scansione varia delle vignette. La scelta di rottura con l’impostazione precedente delle tavole è in Dragonero voluta ad amplificare gli aspetti eccezionali (e distruttivi) della saga delle Regine Nere. Ho recentemente chiesto a Fabio Babich, disegnatore di Dragonero 60, come erano state le indicazioni ricevute da Vietti per la sceneggiatura e così mi ha risposto: «Non credo ci sia nessun segreto a riguardo, per cui posso dirti di aver avuto la libertà più totale. In alcuni casi la gabbia aperta era segnalata già nello script. Per il resto ho avuto carta bianca, e vedendo il lavoro dei miei colleghi che già si erano sbizzarriti non mi sono fatto grossi problemi ad espandere le vignette!». Questa è una tavola di esempio:

(fig. 10 tavola di Fabio Babich tratta da Dragonero 60 in edicola a maggio 2018)
Aggiungo due ulteriori annotazioni senza nessuna volontà di esaurire l’argomento, che è per altro, a mio avviso, molto interessante e porta varianti importanti nel modo di narrare nei fumetti.
Prima annotazione: inaspettatamente tra i primi personaggi su cui si è provato in modo scientifico a presentare la vicenda con una struttura che andava oltre alla gabbia Bonelli è stato proprio il personaggio di punta da 70 anni, ovvero Tex in quelle edizioni particolari che sono i cartonati alla francese. Questa ad esempio è la prima tavola di Frontera scritto da Mauro Boselli per i disegni di Mario Alberti e pubblicato nel settembre del 2015:
Un numero che suscitò qualche perplessità nei lettori più tradizionalisti e che portò anche ad affermare che quello ‘non era Tex’! Ma la strada era tracciata e la porta aperta e anche altri numeri disegnati da Di Vita, Andreucci o il recente disegnato da Mastantuono si sono mossi su quella linea.
Seconda annotazione: chi non ha perso l’opportunità di percorrere strade fuori dall’ordinario è stato sicuramente anche Roberto Recchioni che nella saga di Orfani ha spesso percorso nella sua sceneggiatura (o in quella degli altri sceneggiatori che hanno collaborato) strade nuove per il fumetto Bonelli. Ho presente in particolare lo spettacolare numero 11 della prima serie Tutti giù per terra per i disegni di Cavenago e Dell’Edera (uscito in agosto 2014).
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