Con “Tango” Martinez si conclude il primo anno di vita editoriale di Mister No e come da buona e antica tradizione Bonelli (tradizione che resta viva solo a volte in Zagor) si conclude con un albo che vede per le prime 70 pagine arrivare alla fine l’avventura in Ecuador iniziata nello scorso numero seguita nelle ultime pagine dall’inizio di una delle storie più belle e note e ristampate dell’intera serie: Il tempio Maya. Le mie veloci riflessioni si appuntano proprio su questi due elementi: il primo anno e Pioggia, le prime straordinarie pagine della nuova avventura di Nolitta e Diso.
Pronti? Salite sul piper e dopo un buon calcio… partiamo!
“Tango” Martinez n.12
Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta
Disegni: Franco Bignotti e Roberto Diso
Copertina: Gallieno Ferri
Un anno! E che anno! Qualcosa sul successo di Mister No.
Quando un fumetto supera la prova del tempo e dura per decenni è sempre interessante a distanza di tempo interrogarsi sul perché di questo successo.
Spesso i motivi sono difficili da individuare (e magari da riprodurre), ma con il distacco dello storico provo a dire un elemento per cui la chimica di Mister No ha raggiunto cuore e portafoglio di tante persone. Perché un solo elemento? Perché non ho la pretesa di avere tutti gli elementi sotto controllo e quindi mi soffermo su di uno solo che è il comparto grafico.
È il mio assunto è semplice: Mister No ha avuto successo (tra gli altri motivi) perché ha avuto pochi disegnatori stabili nei primi mesi/anni di vita. Fino al numero 29 quando esordisce Vincenzo Monti, le avventure del nostro sono state disegnate solo da 4 disegnatori e anzi direi da 3 disegnatori più un copertinista. A colpire nelle edicole i nuovi lettori furono le copertine di Gallieno Ferri che portarono con sé un travaso importante di lettori zagoriani richiamati anche dall’autore dei soggetti e delle sceneggiature ossia Guido Nolitta. Ma poi dopo il primo numero e poche altre tavole disegnate da Ferri, il testimone passa interamente a tre maestri, grandi e umili allo stesso tempo del fumetto italiano: Franco Donatelli (l’altra colonna ai disegni dei primi 15 anni di vita di Zagor), Franco Bignotti e Roberto Diso (che si passano il testimone in questo dodicesimo numero).
Per due anni e 4 mesi i lettori si sono trovati davanti sempre lo stesso Mister No! Quanto ha giovato al successo della serie? Credo molto. Certo voi mi direte che per Dylan Dog o Nathan Never non è stato così, ma Dylan è un caso incredibile ed è stato la molla che ha avviato una stagione unica anche dal punto di vista delle tirature e Nathan ha vissuto anche di quel periodo. Quindi al netto di tante letture e interpretazioni, penso che la presenza di 3/4 tratti ben riconoscibili abbia facilitato il lettore ad affezionarsi e ad entrare a poco a poco nel personaggio e negli ambienti in cui il nostro Jerry si muove. Oggi non è più possibile a meno di non diradare le uscite o di ridurre il numero di pagine. E, se ci pensate, la giovane serie Tex Willer, vero successo editoriale degli ultimi anni ha avuto pochi disegnatori in due anni e tre in particolare hanno fatto la parte del leone nei primi 27 numeri: Roberto De Angelis, Bruno Brindisi e Michele Rubini. Una formula quindi che ha ancora il suo perché e che dà continuità…
Pioggia!
Il punto esclamativo è mio. L’inizio di questo classico misternoiano è per me un capolavoro e merita di essere letto e riletto. Tutto funziona alla perfezione nel farci entrare nell’atmosfera di un tranquillo pomeriggio di Manaus. Pioggia continua e insistente, l’arrivo di Jerry al bar di Paulo Adolfo (e da qui in poi quanti arrivi a questo bar!), battute con gli altri avventori e con Esse-Esse in particolare (ed è già pienamente il nostro Otto Kruger a cui Roberto Diso contribuisce a dare in modo definitivo i connotati esteriori), una breve bevuta a scrocco, e poi il motivo di avvio della vicenda: l’attesa della ‘bella’ Dana Winter; da qui la breve scena di esterni con il tassista improvvisato Mister No che cade in una doppia commedia degli equivoci prima con Patricia (bellissima la sua prima apparizione sotto la pioggia!) e poi con il vero Dana; e infine climax finale con Dana che si siede al pianoforte dell’Alvorada.
Qualcosa fuori posto? Nulla! Guardate anche la tavola muta di p.82 con Mister No che esce sotto la pioggia battente per andare al porto? Poesia! O ancora il taxi che si allontana con Patricia a bordo a p.86, o le risate di gusto di Jerry e Dana a p.88 e il discorso di Dana al pubblico nelle ultime due pagine. Ecco un albo di Mister No si può concludere così con un tono da commedia o con il rischio della tragedia come nel prossimo Rio Negro e questo è il bello di questa serie! Grande Guido Nolitta!
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