Mentre nelle edicole italiane sta uscendo il nuovo volume, ecco la recensione de Il rinnegato di Fort Stanton, ultimo Tex mensile pubblicato dalla Sergio Bonelli Editore. Seconda e ultima parte della storia iniziata a dicembre, essa vede al soggetto e alla sceneggiatura il veterano Claudio Nizzi e ai disegni Giovanni Bruzzo.
Il rinnegato di Fort Stanton – Tex n.771
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
Disegni: Giovanni Bruzzo
Copertina: Claudio Nizzi
Riassunto: Tex e Carson ricevono la visita del loro vecchio amico Martin Kirby il quale racconta loro che il proprio figlio George è stato accusato di diserzione e insubordinazione per essersi rifiutato di partecipare a un massacro indiano. Fuggito insieme a Na-Ho-My, una giovane indiana salvatasi dalla strage, George è ora oggetto di una caccia all’uomo da parte dei suoi ex commilitoni. Tex e Carson si mettono sulle sue tracce per scagionarlo e, nel mentre, si imbattono nel classico nido di serpenti in seno all’esercito americano.
Nell’albo in questione le trame vengono al pettine: Tex e Carson riescono a raggiungere George Kirby e Na-Ho-My per sentire la loro versione dei fatti e, una volta appurata la verità, iniziano a progettare il contrattacco.
Nel corso della sua lunghissima carriera come sceneggiatore di Tex, e ancor prima come autore di serie Western come Larry Yuma, Claudio Nizzi si è sempre contraddistinto per un marcato antimilitarismo: nelle sue storie che hanno per protagonisti i militari e gli indiani, l’autore modenese si schiera radicalmente dalla parte di questi ultimi e ci sono diverse sue storie a testimoniarlo. In molte di esse i militari, soprattutto gli ufficiali al comando, vengono spesso descritti come inetti vanagloriosi che non esiterebbero a calpestare piramidi di vite umane pur di ottenere la più sbiadita delle medaglie. In altre sue storie, magari più brevi e dal tono più leggero, il comandante di turno è tratteggiato in maniera quasi comica per mettere in mostra il suo lato più ridicolo.
Questa storia non fa eccezione: il capitano Stanley è il prototipo di questo tipo di ufficiale e, allo stesso tempo, simboleggia uno dei difetti principali di questa storia: in essa non sono presenti chissà quali variazioni sul tema e tutto procede esattamente come deve andare senza che si verifichi un colpo di scena o un guizzo creativo. La trama scorre liscia come l’olio fino all’epilogo, un epilogo quasi stanco che chiude così una delle annate di Tex più deboli dal punto di vista della serie regolare (a differenza della serie Tex Willer, la quale si mantiene invece su livelli ottimi).
Sul versante disegni, l’estrema classicità di Bruzzo (il suo lavoro potrebbe essere stato realizzato in qualsiasi momento dagli anni ’70 a oggi e questo non è per forza un male) si conferma una bel vedere e se a volte c’è una certa discontinuità nella rappresentazione del volto di Tex, come se il disegnatore cercasse di farselo proprio, il resto della produzione è buono. Come abbiamo detto in fase di recensione del primo numero, la classicità di Bruzzo potrebbe essere tacciata di manierismo da parte di qualcuno, ma noi non possiamo far altro che constatare il buon lavoro fatto con l’albo in questione.
Bruzzo si conferma infatti convincente sia sul piano delle ambientazioni, al chiuso o all’aperto, nella recitazione dei personaggi (senza mai strafare, come da tradizione texiana) e nella gestione delle scene d’azione, dinamiche e avvincenti senza mai compromettere al classica leggibilità di casa Bonelli.
Chiudiamo però con una nota amara: per quanto il lavoro di Bruzzo sia stato buono, esso non riesce a valorizzare del tutto una storia come questa che offre poco al lettore di Tex oltre alla classica routine, fanalino di coda di un’annata texiana, il 2024, tutt’altro che esaltante.
Vediamo cosa ci offre il 2025.
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