La cavalcata del destino – Tex n.755 (settembre 2023)

Scritto da Francesco Benati

19 Set, 2023

Da qualche giorno è uscito in tutte le edicole La cavalcata del destino, il nuovo albo mensile di Tex edito dalla Sergio Bonelli Editore. Benché esso sia il classico albo del mese, la sua uscita cade in concomitanza con i 75 anni di presenza ininterrotta di Tex nelle edicole e per l’occasione si è pensato ad una storia speciale di 120 pagine, più alcuni bozzetti preparatori, interamente a colori scritta da Mauro Boselli, su soggetto suo e di Graziano Frediani, e disegnata da Claudio Villa, copertinista della serie regolare e di molti albi speciali. I colori sono di Matteo Vattani, da anni colorista di molte uscite in policromia dedicate a Tex. Il lettering è a opera di Luca Corda.

 

Benché questa storia sia leggibile autonomamente, essa è il seguito diretto de Il giuramento, classica storia di GL Bonelli e Aurelio Galleppini risalente al 1969 in cui veniva narrata la morte di Lilyth, la moglie di Tex, e della vendetta di quest’ultimo contro i responsabili. Prima di partire con l’analisi del nuovo albo, rinfreschiamoci la memoria con il vecchio capitolo.

 

Tex racconta al figlio Kit i tragici fatti che portarono alla morte di Lilyth: per vendicarsi sul ranger, i loschi affaristi Brennan e Teller organizzano un macabro piano, ovvero portare un’epidemia di vaiolo, tramite coperte infette, nella riserva Navajo. I mandati sono loro due, mentre gli esecutori materiali del piano sono tre individui noti come Tucker, Sherman e Higgins. Tucker rimane ucciso quando gli indiani si mettono sulle sue tracce, mentre Sherman, dopo aver fatto i nomi dei suoi complici, viene fatto andare via da Tex in pieno deserto con solo una borraccia d’acqua e una pistola con un colpo solo per alleviare le proprie sofferenze. Invece Higgins viene prima fortemente malmenato e poi abbandonato nel deserto. Teller viene poi ucciso in uno scontro a fuoco, mentre per la vendetta contro Brennan bisognerà attendere ancora del tempo. Alla fine de Il giuramento, con la morte di Brennan, c’è una scena canonica della saga: la lancia che Tex aveva conficcato sulla tomba di Lilyth giurando vendetta si spezza, segno che la vendetta è compiuta.

Veniamo ora a La cavalcata del destino.

Vi avvisiamo: seguiranno SPOILER

 

 

La cavalcata del destino – Tex n.755

Soggetto: Graziano Frediani e Mauro Boselli

Sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni e copertina: Claudio Villa

Colori: Matteo Vattani

Lettering: Luca Corda

 

Tex Willer e i suoi pards vengono convocati da Ely Parker per discutere di un problema molto serio: una cricca di politicanti sta utilizzando il sistema delle coperte infette per fare strage degli indiani Cherokee in modo da eliminarli da quelle terre e impossessarsi delle riserve di petrolio che contengono. Tex viene a sapere che l’autore materiale della strage è il redivivo Higgins, sopravvissuto nel deserto ai danni di Sherman, che invece è morto, e ha ripreso le sue attività criminali. A capo della cricca vi è invece il senatore Kurtzmann, acerrimo nemico di Ely Parker. Quest’ultimo decide di affiancare a Tex e ai suoi pards l’agente Pinkerton Jack Nawuhoa per aiutarli a sgominare il gruppo di criminali.

 

 

Questa storia ha fatto molto discutere, soprattutto sui forum dedicati a Tex, per il ritorno di Higgins, personaggio creduto morto ne Il giuramento. Facendolo sopravvivere, si andrebbe a snaturare il finale stesso della storia in quanto non tutte le persone coinvolte nella morte di Lilyth hanno ricevuto il giusto castigo, ergo, la scena finale della lancia spezzata non avrebbe avuto senso. 

Subito la platea si è spaccata in due: chi ritiene che solo i mandanti, cioè Brennan e Teller, fossero i destinatari finali della vendetta di Tex e chi invece ritiene che tutti i componenti della manda dovessero morire. Per una questione di onestà intellettuale, sgombriamo subito il campo da equivoci: io ho sempre pensato che fossero morti tutti, ma ammetto che sul ritorno di quelli che potremmo definire pesci piccoli ho sempre mantenuto un atteggiamento molto laico. Se c’è una buona idea per farli tornare, bene. Se invece non c’è una buona idea, meglio che rimangano morti. 

E infatti la mia impressione, benché del tutto personale, è che qui l’idea buona non ci sia.

Viene fatto tornare Higgins, ma il suo ruolo nella vicenda è quasi marginale. Compare in una manciata di pagine in tutto, incluso il flashback e non ha un vero confronto con Tex, come sarebbe lecito aspettarsi. Il suo ruolo poteva essere interpretato da un altro personaggio del tutto nuovo e non sarebbe cambiato nulla. Il ritorno di Higgins sembra essere più un pretesto per rendere speciale questa storia, per renderla un piccolo omaggio alla saga di Tex. L’espediente delle coperte infette dovrebbe suscitare forti emozioni nei protagonisti della vicenda, invece, a parte una scena senza dubbio molto bella e piena di pathos, per il resto della storia sembra di vedere un encefalogramma piatto.

 

 

Difatti i veri, grossi problemi di questa storia non sono tanto il ritorno il Higgins, quanto il suo utilizzo del tutto inutile ai fini della narrazione (vogliamo credere che Tex, di fronte a una chiamata di Ely Parker e del ricordo dell’epidemia di vaiolo, non sarebbe intervenuto se non si fosse tirato in ballo Higgins?) e, soprattutto, una freddezza di fondo che non riesco a decifrare. Sembra quasi che Boselli non abbia sentito del tutto il soggetto, e infatti l’autore ha dichiarato più volte di non trovarsi a proprio agio con spunti non suoi. La sceneggiatura, complice i lunghi tempi di lavorazione di Villa, è stata realizzata nel corso di anni e se l’inizio è convincente, poi nel proseguo sembra andare avanti con il pilota automatico e con sempre meno convinzione da parte dello sceneggiatore e curatore della serie.

 

Messo momentaneamente da parte l’ingombrante Higgins e archiviati gli incubi di Tex, la storia diventa la classica vicenda texiana contro i soliti approfittatori senza scrupoli. Una volta entrati nel western puro, Boselli sfodera tutto il suo mestiere e mette in scena un’avvincente sequenza d’azione cittadina, una delle poche scene davvero efficaci e convincenti dell’intero albo. Ma è, appunto, mestiere, il che sarebbe anche comprensibile, e spesso necessario, in una storia di routine, mentre per un albo celebrativo con un soggetto potenzialmente così forte ci si aspetterebbe altro.

 

 

I disegni di Villa sono, ovviamente, fuori scala. Maestro indiscusso del fumetto e icona di Tex, Villa torna sulla serie regolare dopo ventuno anni e lo fa con una prova da fuoriclasse quale è. Del suo lavoro si apprezza soprattutto la ricercatezza somatica dei personaggi: oltre ai pards, particolarmente riusciti sono Ely Parker, qui ritratto con tutte le sue fattezze da nativo americano, idem il Cherokee Jack Nawuhoa. Ottima la figura di Lilyth, personaggio da decenni nel cuore dei lettori, qui presentata nella sua versione migliore. Nel suo caso la fisionomia non coincide con l’origine indiana, ma è un peccato venale dettato dall’iconicità ormai classica ottenuta dalla giovane donna.

Proprio Villa rappresenta il lato migliore dell’albo con la sua capacità di raccontare per immagini. Lontano dagli eccessi, se così possiamo chiamarli, giovanili, in cui ogni vignetta era un quadro da incorniciare alla parete, il Villa maturo sa quando contenersi e quando invece liberarsi raggiungendo il perfetto equilibrio tra la necessità di servire il racconto e accompagnare la vicenda e la necessità, per ogni artista, di liberare il proprio estro creativo. Pur nei paletti imposti dalla sceneggiatura di Boselli, Villa si muove su entrambi i binari offrendo ai suoi lettori tavole di assoluta bellezza.

I disegni di Villa non sarebbero così apprezzabili, però, senza l’intervento del letterista Luca Corda, il cui lavoro è, tra le altre cose, quello di collocare i balloon nel punto giusto della vignetta di modo che il dialogo non copra il disegno nei suoi elementi fondamentali. In questo il lavoro di Corda si è rivelato molto professionale e attento alle esigenze del disegno e della fruizione dei lettori.

 

 

I colori di Matteo Vattani sono ottimi come sempre, ormai il suo ruolo all’interno degli speciali a colori di Tex è una garanzia. Le scene migliori del lavoro sono il prologo iniziale nel deserto dove sembra di vedere la polvere e il sudore uscire dalla pagina e, infine, la morte di Higgins, questa volta per davvero. Allo stesso tempo non si può non considerare che l’inserimento del colore, per quanto ottimo, ha inevitabilmente coperto il disegno di Villa. Complice la carta tradizionale degli albi Bonelli e non quella lucida e in grande formato dei cartonati alla francese, la sensazione generale è che il lavoro di entrambi, Vattani e Villa, sarebbe stato maggiormente valorizzato su altri tipi di formati.

Eccoci giunti alla fine di questo albo celebrativo. La sensazione pressocché totale è che sia un albo ottimo nella forma grafica e piuttosto carente sul piano narrativo. Il ripescaggio di Higgins che si rivela una figura minore, alcune scene di pura incoerenza logica e la già citata mancanza di pathos su quasi tutto l’albo, ad eccezione di una manciata di pagine, si fanno sentire e pesano molto sul risultato finale.

 

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