La storia del Tempio Maya entra nel vivo con un albo che è oggettivamente bellissimo. A rileggerlo ora dopo anni si resta ancora lì conquistati dalla freschezza delle immagini e della narrazione.
Scelgo solo alcuni flash per tenere fede al mio proposito di essere veloce e sintetico. Buona lettura della mia personale Mister No Story.
Ombre nella notte – Mister No n.14
Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta
Disegni: Roberto Diso
Copertina: Gallieno Ferri
La quiete prima della tempesta
Le pagine 24-25 sono una sintesi della scena thrilling di un film d’avventura. Notte, buio, voci che si perdono, fiammifero che accende una sigaretta e a fare da ponte tra la le due tavole le ‘ombre’ del titolo che si muovono senza fare alcun rumoro. I pensieri di Jerry vanno dietro al canto solitario di Dana. C’è tutto: un antieroe che sa dare spazio alla sua malinconia, una musica che accompagna il sentimento e l’azione pronta ad esplodere, ma prima ci sarà ancora tempo per un intermezzo da ‘commedia’ nel pepato dialogo tra il nostro Mister No e la bella Patricia.
Patricia a tutto tondo
Siamo negli anni ’70 e l’emancipazione femminile grazie al cielo sta procedendo verso nuove conquiste (ma quanto ancora resta tristemente da fare!) e Patricia esalta la figura della donna di quegli anni pur muovendosi come personaggio nella metà degli anni ’50. La sua scenata sul perché deve partecipare alla spedizione è un altro pezzo di commedia perfettamente inserito da Guido Nolitta che riesce sempre a darci segnali di forte realismo.
L’incontro tra l’uomo bianco e gli indios
Il tema di fondo di questo albo è sostanzialmente questo e figura cardine è Padre Francisco Almeida della missione Taraquà. Appare come una ‘macchietta’, un po’ folle apparentemente, ma alla fine è lui che porta il senso e che anticipa quanto poi si deciderà (perché non dobbiamo dimenticarci dei semi piantati nelle prime tavole di Rio Negro da Nolitta con il pestaggio al malcapitato Mister No). Qual è il bene per l’Amazzonia e i suoi abitanti? Qualcuno si fa questa domanda? Forse no e probabilmente la cosa migliore è che il grande uomo bianco civilizzato non abbia mai reali interessi per quella terra così da lasciarla libera di vivere. E allora se per lasciare la vita scorrere serena bisogna non conoscere un sito archeologico… allora forse è meglio non conoscerlo!
Seduti a terra
Una sola vignetta. Quella centrale di pagina 89. Seduti a terra Mister No, Esse-Esse, Patricia, Pedro, il professore e il capo villaggio. E pensate quante volte anche il nostro Sergio Bonelli si è seduto così e a condiviso così l’avventura della vita nell’Amazzonia.
Sembra quasi di essere lì coinvolti nella decisione da prendere (e su questo l’inquadratura da terra di Diso partecipa perfettamente del sentimento che Nolitta vuole creare).
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