Si conclude con un bel crescendo la lunga storia del Caimano d’argento scritta da Guido Nolitta e disegnata da Franco Bignotti. E come è mia abitudine continuo nel proporvi i miei appunti di lettura che un po’ pomposamente ho chiamato Mister No Story. Non una recensione, non un commento sistematico, ma pensieri e pennellate che nascono dalla rilettura di queste prime stupende avventure del nostro Jerry Drake!
Partiamo!
I pirati del fiume n.10
Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta
Disegni: Franco Bignotti
Copertina: Gallieno Ferri
E partiamo dalla fine (o quasi)
pp.80-81 «soltanto che in questo caso non vedo proprio chi possano essere i gentiluomini! Non lo sono io che vivo di espedienti e che giorno dopo giorno mi lascio andare alla deriva come un relitto umano… ma sicuramente gentiluomo non lo siete neanche voi, dietro quella odiosa patina di rispettabilità, che vi portate addosso!»
Di fronte all’ipocrita e falso colonnello Waldemar che, dopo essere arrivato come un deus ex machina a risolvere la situazione senza speranza in cui si è trovato Mister No, ha rivelato la sua vera anima da spregiudicato doppiogiochista, Jerry Drake non si trattiene dal dichiarare tutto il suo schifo do fronte al barbaro assassinio che ha appena visto. E la sua arringa non è fatta da un piedistallo sopraelevato ma da uomo sincero che riconosce i suoi limiti (‘mi lascio andare alla deriva come un relitto umano’ è un giudizio non banale), ma che a maggior ragione non può partecipare dell’ipocrisia e della corruzione che lo circonda. Waldemar rappresenta ‘il cattivo’ vero della storia, ma siamo fuori dall’epica classica e non c’è nessuno scontro finale in cui l’eroe (Jerry) può aver la meglio dando la giusta punizione. Anzi il nostro se ne deve andare via scornato e malinconico su quel voador che si allontana al «chiarore della luna», come farà poi in tante altre avventure.
Questo andarsene senza aver risolto, questa malinconia, questo ‘amaro in bocca’ sono le vere stigmate dell’antieroe.
Azione senza tregua
Avete presente il cinema di John Woo? Non quello edulcorato della fase holliwoodiana, ma quello degli esordi coreani: penso a Hard Boiled o A better tomorrow o The killer, film in cui quando si inizia la sparatoria dura almeno 45 minuti (sono i film da cui Tarantino ha attinto per alcune scene di Kill Bill). Beh, le pagine da 22 a 66 fumettisticamente non hanno nulla da invidiare a quelle scene di azione. A pagina 22 Jerry inizia la sua fuga che va avanti con alterne vicende (e con varie armi) fino a pagina 66. 44 pagine filate in cui si corre, si cade, ci si butta in acqua, si trattiene il respiro, ci si nasconde nel folto della foresta o in un capanno. Ritmo serrato e avvincente a dimostrare che il racconto sa essere apparentemente lento (ma senza divagare inutilmente) per poi esplodere in un frenetico vorticare. Una ricetta semplice ed efficace.
Finale comico
E poi come spesso accade, il finale è come in controtempo. Qui giriamo sul comico e torniamo a vedere l’illustre Sherlock Holmes di Manaus! Il più sempliciotto (e quindi non cattivo) sergente della polizia di Manaus si prende la sua dose giornaliera di presa in giro e ci fa chiudere con il sorriso sulle labbra e per un’ennesima volta con il piper in volo (si tratta della quarta volta in cinque avventure finora… direi che è un indizio evidente di leitmotiv che si ripeterà in continuazione. E non è un caso che quella che doveva essere – per me – la conclusione delle Nuove Avventure di Mister No nel numero 11 presenti esattamente la stessa tipologia di vignetta finale).
Al prossimo viaggio!
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