Il paradiso perduto – Dampyr n.250 (gennaio 2021)

Scritto da Paolo M.G. Maino

14 Gen, 2021

Il paradiso perduto, un titolo miltoniano raffinato che ci proietta fin dalla copertina di Enea Riboldi in uno scontro che per i lettori dampyriani di vecchia data ha già un nome chiaro, Naphidim, e un contesto narrativo altrettanto noto: la lotta tra le potenze dei mondi infernali (Iblis, Nergal, Abigor…) che è una delle sottotrame più importanti della ventennale saga dell’ammazzavampiri di casa Bonelli, vicenda nella quale Harlan è solo uno dei protagonisti (e infatti è in secondo piano nella copertina…). Mi restava quindi la curiosità di vedere come si sarebbe sviluppata la sceneggiatura di Nicola Venanzetti oltre ai disegni di Vanessa Belardo. E diciamolo subito, l’albo è davvero ben riuscito e curato e conferma il livello sempre alto della narrazione di Venanzetti (che abbiamo anche intervistato proprio in vista di quest’albo che apre il 2021 di Dampyr).

 

 

Il paradiso perduto – Dampyr n.250

Soggetto e sceneggiatura: Nicola Venanzetti

Disegni: Vanessa Belardo

Copertina: Enea Riboldi

 

Breve sinossi: un microcosmo nascosto nelle pieghe del multiverso (il paradiso perduto del titolo) viene sconvolto dall’arrivo di un sanguinario Naphidim che si chiama Valadesh mandato a sconvolgere questo ‘paradiso’ creato da Raziel, un altro Naphidim. La vicenda legata a regolamenti di conti all’interno delle schiere infernali (regolamento voluto da Lord Abigor che vuole affermare la sua posizione al posto di Nergal) si interseca con tre momenti storici precisi: la vicenda dei catari albigesi nel XII secolo; la storia misteriosa dello storico tedesco esperto di esoterismo Otto Rahn vissuto al tempo del nazismo e legato da un ambiguo rapporto con il regime del Terzo Reich; il presente che vede coinvolti Harlan e Kurjak inviati da Caleb Lost in Occitania a indagare sul ritorno dal ‘nulla’ proprio di un uomo che dice di essere Otto Rahn.

Non era facile sintetizzare il quadro e spero di esserci riuscito senza troppi spoiler. Ma almeno questo andava raccontato per far capire i fattori, i tempi e i luoghi in gioco.

 

 

Venanzetti controlla questa complessa materia con un intreccio sicuro che sa sospendere la narrazione nei momenti giusti e sa spostare la telecamera saltando nel tempo e nello spazio. Questo rende la lettura dell’albo molto più semplice del riassunto che vi ho fatto e va ascritto al merito dello sceneggiatore.

Ma poi quello che rende intesa e profonda la storia sono per me due elementi. 

La figura di Raziel, un Naphidim strano che ci ricorda nel suo desiderare calma e nel suo mostrare affetto verso gli uomini quel ‘buon diavolo’ di Nikolaus a Praga: una figura drammatica che ci fa anche venire alla mente altri personaggi di Venanzetti come nel suo ultimo bell’albo Il pittore della scuola nera

Il parallelo tra Otto Rahn/Raziel e quello tra azioni e motivazioni dei Naphidim/dei nazisti. Un parallelo che tocca il problema del male e della libertà e che ha implicazioni esistenziali e filosofici alte, ma ovviamente queste riflessioni sono sottese e non rendono ‘pesante e moraleggiante’ la lettura dell’albo che conserva come matrice la sua decisa natura horror e action.

Prima di passare al fronte dei disegni, volevo sottolineare due belle citazioni a film classici di avventura degli anni ’80: Indiana Jones e il tempio maledetto (p.98) e Highlander (trovatela a p.13). Del resto se si parla di Graal e di nazisti… beh ‘Fortuna e gloria, ragazzo, fortuna e gloria!’.

 

 

Vanessa Belardo dal par suo riesce a reggere il gioco di questi salti di spazio e tempo e ci fa entrare in un lager nazista, in una roccaforte degli Albigesi che prova a resistere alla crociata contro i catari, nel paradiso perduto e in una capitale infernale. C’era da perdere la bussola, ma l’uniformità del tratto, il chiaroscuro a volte puntinato o reso attraverso un sistema a spugnetta per creare una nebbia oscura, la deformazione dei volti demoniaci supportano sia le scene storiche sia quelle più splatter. Una disegnatrice che di anno in anno ci regala sempre ottime prove per Dampyr.

 

 

Ah, last but not least, la storia di Venanzetti promette un seguito (legata spero al bel personaggio del fanta-archeologo Jourdain) e anticipa lo svilupparsi della trama che ruota attorno all’apparentemente inoffensivo Nergal (con cui, invece, sappiamo dai vari preview ci sarà un nuovo scontro a Praga durante questo 2021).

Buon anno dampyriano (ci sarà il film! incorciamo le dita) e buon anno degli 80 anni della SBE!

 

 

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