Continua il nostro percorso di revisione dell’ottima serie di Avventura pura, Adam Wild. Si tratta di un recupero di post e confronti avuti nel gruppo Facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor). Venite a trovarci anche lì!
Adam accompagna Narcy insieme ad Amina, e ai fidati Makibu e Sam a compiere la missione del cardinale, zio di Narciso: conficcare la croce sulla cima del Kilimanjaro in cambio di… soldi per altre missioni africane.
Ovviamente la storia non è la semplice descrizione di un’escursione in alta montagna ma presenta vari momenti: il giallo/mistero di una spedizione tedesca che ha preceduto di poco Adam e compagni; la conoscenza con il misterioso popolo dei Chagga e il ripercorrere un’antica spedizione del 1848. Il tutto condito da parecchia azione nel finale e da una serie di siparietti comici in vari momenti.
Una notazione editoriale: abbiamo qui il debutto in Bonelli di Matteo Bussola che lavora a china le matite di Damjan Stanich. Ai testi sempre Gianfranco Manfredi.
I Demoni del Kilimanjaro – Adam Wild n.11
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Matite: Damian Stanich
Chine: Matteo Bussola
Copertina: Darko Perovic
Una storia di passaggio che però aiuta ad approfondire i legami tra i personaggi e a riporre una delle questioni di fondo della serie: il rapporto/scontro tra occidentali e africani e forse l’impossibile conciliazione tra le due realtà (così dice il guardiano della montagna al tedesco rapito a p. 78: «Ma dopo di te, ne verranno altri. Sempre più numerosi…finché noi perderemo la pace, e voi non avrete più alcun rispetto per questa terra sacra»). Molto evocativi i disegni del duo Stanich/Bussola in particolare nei paesaggi come nelle pp. 58, 63, 67(l’incontro coi Chagga), 73, 96 e 97 e tante altre.
Le domande agli autori
FumettiAvventura: Per Gianfranco Manfredi, si conclude in questo numero la nostra prima esplorazione dell’Africa con Adam Wild prima dell’intermezzo inglese. Che impressione hai di questa fase? Ne sei rimasto soddisfatto? Cambieresti qualcosa? (Posto che io sono molto soddisfatto anche della natura monografica dei singoli episodi per paesaggi, animali, realtà tribali…)
Gianfranco Manfredi: Cambierei qualcosa? Ormai è uscito. Nonostante le molte revisioni cui sottopongo i miei testi fino all’ultimo istante utile, quasi sempre vorrei cambiare qualcosa.
FumettiAvventura: Per Matteo Bussola una domanda un po’ tecnica: com’è lavorare a inchiostrare le matite di un altro disegnatore? Puoi farci capire il passaggio dal prima (matite) al dopo (chine)? Ti ha soddisfatto la tua prima opera in Sergio Bonelli Editore?
Matteo Bussola: Com’è lavorare sulle matite di qualcun altro? È un’emozione, sempre. Ed è un lavoro tosto, perché devi riuscire a far emergere il tuo segno, però senza snaturare la personalità grafica del matitista. Quando ci riesci, il risultato finale è superiore alla semplice somma delle parti. In questo albo, con Damjan, lo dico in tutta franchezza, in alcuni passaggi ci sono/siamo riusciti, in altri forse meno. Ma nel complesso trovo il risultato organico e coerente e sono fiero del risultato sia perché, di fatto, ha rappresentato il mio “debutto” in Bonelli, sia perché ho potuto lavorare con un amico e un artista che stimo come Damjan, sia perché, infine, lavorare con/per Gianfranco è sempre una grande soddisfazione, umana e professionale.
FumettiAvventura: per Damjan Stanich, come è stato il lavoro su questo numero di Adam Wild? Come è il lavoro di coordinamento con un altro disegnatore che china le tue matite? Che cosa ti è piaciuto particolarmente disegnare? I paesaggi? Le scene d’azione? Le inquadrature delle scene di alpinismo?
Damjan Stanich: Per quanto suonerà banale dirlo, lavorare su questo volume è stata per me una grande scuola. In questo senso, avere Matteo come inchiostrare mi ha dato la possibilità di capire tanti aspetti del mio stesso disegno. Confrontandosi con un altro disegnatore sulle proprie tavole uno diventa d’improvviso consapevole di molte cose che altrimenti farebbe senza nemmeno pensarci (che siano punti di forza o difetti), almeno così è stato per me. Soprattutto poi tenendo in mente che Matteo è un amico e che abbiamo un’ottima comunicazione e, credo, una buona intesa sul disegno. Mi è piaciuto di più disegnare i paesaggi e le scene dove i personaggi interagiscono molto con l’ambiente circostante, probabilmente perché amo il modo francofono di intendere il fumetto, dove gli sfondi e l’ambiente diventano protagonisti in uguale misura come i personaggi.
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