La rupe del diavolo – Tex n.714 (aprile 2020)

Scritto da Francesco Benati

26 Apr, 2020

Vi presentiamo la recensione de La rupe del diavolo, il nuovo Tex mensile in edicola da inizio aprile, primo capitolo di una storia doppia che vede il ritorno di una vecchia coppia del fumetto italiano, ovvero Claudio Nizzi al soggetto e alla sceneggiatura e Corrado Mastantuono ai disegni.

I due avevano già lavorato insieme su Nick Raider, serie poliziesca creata dallo stesso Nizzi nel 1988, per poi tornare a collaborare con il Texone Il profeta Hualpai del 2007. Stiamo comunque parlando di uno sceneggiatore che ha scritto Tex per decenni, realizzando storie importantissime per la saga del ranger, e di uno dei migliori disegnatori del mondo, anche lui già impegnato su diverse storie fondamentali per il personaggio.

Inevitabile, quindi, che le aspettative fossero molto alte.

Claudio Villa

La rupe del diavolo – Tex n.714

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Nizzi

Disegni: Corrado Mastantuono

Copertina: Claudio Villa

Sinossi: Tex e i suoi pards vengono chiamati in Canada dal loro vecchio amico Gros Jean, il quale teme per il giovane Pierre Corbeau, ex dipendente della compagnia fluviale dell’armatore Henry Jackson, che ha deciso di mettersi in proprio facendo concorrenza alla vecchia azienda. Il suo ex padrone, infatti, non vede di buon occhio l’idea di avere un avversario e sembra disposto a tutto per mandare a monte il viaggio inaugurale della Belle Star, il battello di Pierre. Tex e i pards si imbarcano e scortano l’imbarcazione lungo il Saskatchewan per proteggerla dai pericoli.

Le premesse sono molto buone: Nizzi, per sua stessa ammissione, ha sempre amato il personaggio di Gros Jean, uno dei più vecchi comprimari di Tex, perché gli fornisce sempre ottimi spunti per ideare avventure ambientate in Canada. Come noto, le avventure di Tex avvengono principalmente nel sudovest americano, ma sin dai primi numeri Gian Luigi Bonelli ha creato per il suo eroe un secondo campo d’azione, sicuramente minoritario, cioè il grande nord, tra giubbe rosse, cacciatori di pellicce e indiani ribelli. Le avventure canadesi di Tex sono fra le più amate della saga del ranger e raramente si hanno giudizi negativi. Basti pensare che la prima storia canadese in assoluto è Il tranello, da molti ritenuto il primo, vero capolavoro della serie.

Come si può vedere dalla sinossi, siamo di fronte al classico canovaccio nizziano: il ricco prepotente che non vuole concorrenza, il debole in difficoltà e Tex e i suoi pards chiamati a fare giustizia a suon di colt.

Mastantuono

Purtroppo, qui non tutto gira per il verso giusto e questo primo albo, almeno per quanto riguarda il racconto, è da bocciare. L’albo si trascina placidamente tra scherzi culinari e molte, troppe battute, per decine di pagine, fino a quando non iniziano i primi tentativi di sabotaggio da parte degli uomini di Jackson. Qui le cose cominciano a migliorare e l’albo si chiude con l’assalto degli indiani Siksika verso la Belle Star, il che lascia presagire un inizio scoppiettante per il prossimo volume.

Per tutto il capitolo, si susseguono le varie spiegazioni dei retroscena della vicenda, spesso ridondanti, le quali danno più l’idea di essere state inserite per riempire lo spazio dei due albi invece che avere una loro utilità. 

I problemi, però, non finiscono qui: per tanto tempo è stato rimproverato a Nizzi di aver letteralmente fatto sparire Kit Willer e Tiger Jack dalle avventure di Tex. A queste critiche Nizzi ha spesso risposto che creare trame in cui tutti e quattro i pards avessero un ruolo attivo è difficile e che sia Kit che Tiger rischiano di venire soffocati dall’ombra di Tex.

In questa storia, infatti, sia Kit che Tiger sono un mero sfondo. Se si esclude una pagina in cui i due sconfiggono un paio degli uomini di Jackson, per il resto dell’albo si limitano a fare le comparse e a prendere in giro il vecchio Carson.

E il buon Kit Carson, spiace dirlo, in questo albo fa più che mai la figura del vecchio rincitrullito che pensa solo a mangiare, quasi come se fosse il Cico di Zagor. Carson viene continuamente deriso dai suoi pards ed è persino vittima di uno scherzoso complotto a inizio albo, quando gli viene fatto credere che avrebbe mangiato delle lumache. 

Naturalmente è ancora presto per dare un giudizio completo e si spera che il secondo albo risollevi le sorti di questo. Bisogna sempre tenere in conto che Nizzi ha più di ottant’anni e, purtroppo, le sue recenti storie risentono più o meno degli stessi problemi che avevano gli ultimi episodi di GL Bonelli come La città corrotta, Terra violenta e Il medaglione spagnolo

Per questo mi sento di essere indulgente verso Nizzi e di confidare nel secondo numero.

Chi vince sin da subito, invece, è Corrado Mastantuono.

Uno dei migliori disegnatori del mondo, un artista con uno stile unico e inconfondibile, capace di disegnare praticamente tutto quello che gli capita sotto mano. 

In questi anni al servizio di Tex, Mastantuono ha disegnato praticamente tutto: storie di indiani, storie di sceriffi corrotti, storie di banditi, di ex schiavi e anche una storia del Tex giovane nel cartonato Giustizia a Corpus Christi di Mauro Boselli e in tutte queste occasioni ha dimostrato la propria versatilità. 

Mastantuono

Mirabilmente in grado di fondere insieme il realistico e il grottesco, Mastantuono ha dato vita ad una serie di facce da galera di prim’ordine: se l’armatore Henry Jackson è il tipico nemico nizziano, ben più caratterizzati sono il guercio Dancey e il guerriero indiano Corno Rosso. Il suo stile è perfetto per un personaggio come Gros Jean, anche lui perennemente in bilico tra realistico e grottesco. In alcune vignette il volto del canadese è un po’ troppo incarognito, ma in fondo fa parte del suo stile. 

Ben centrata, come sempre, la figura dei quattro pards, soprattutto di Tex: il ranger ha spesso il volto sereno e sorridente, in linea con la tradizione bonelliana. A volte in passato abbiamo avuto a che fare con un Tex quasi più arcigno dei suoi stessi avversari, mentre è bello ritrovare il ranger nella sua incarnazione originale. 

Concludendo, questo primo albo presenta tante ombre, alcune inevitabili e altre meno, sul lato della scrittura, mentre i disegni sono inattaccabili.

L’augurio è che il secondo albo bilanci meglio i due versanti.

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