Tex 70 anni di recensioni: 1975

Scritto da Francesco Benati

25 Feb, 2019

Nuovo capitolo di questo nostro viaggio alla riscoperta della grande saga di Tex Willer, il personaggio creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948 e che l’anno scorso ha festeggiato il settantesimo anniversario di presenza ininterrotta nelle edicole.

Per questa serie di recensioni anno per anno della saga del ranger prendiamo in considerazione la numerazione della Seconda Serie Gigante, il cui primo numero risale al 1958, quella più venduta e amata dai lettori e che prosegue ancora oggi e che per quasi cento numeri ha riproposto le storie di Tex uscite negli albi a striscia dal 1948 fino alla fine degli anni ’60.

 

Il 1975 si apre con un autentico capolavoro bonelliano: Il laccio nero è una lunga saga di quasi 400 pagine ambientata a San Francisco che vede i quattro pards agire assieme a Tom Devlin e ai ragazzi della palestra di Lefty, già comparsi in altre precedenti avventure. Una setta di cinesi riunitasi sotto la perfida e bellissima Ah-Toy spadroneggia a Frisco e si dedica al commercio, oltre che di oppio, anche di giovani donne provenienti dalla Cina, le quali vengono vendute come schiave. Purtroppo nessuno riesce a trovare le prove per incastrare la setta e sgominarla. Fortunatamente, Tex è in città e, assieme agli storici pards, interviene per rimettere le cose a posto.

 

GL Bonelli dà sfogo a tutta la propria passione per il giallo e le avventure urbane in questa grande storia dove riesce a inserire praticamente di tutto, dalle scazzottate nelle strade agli attentati, passando per l’adrenalinico finale nei dungeon di Frisco, in una tumultuosa partita a scacchi che vede la cricca di Ah-Toy venire accerchiata sempre più implacabilmente. Peculiarità di questa avventura sono gli ottimi e ironici dialoghi che la permeano ad ogni pagina, forse fra i migliori mai realizzati da Bonelli.

 

A dargli un’ottima mano ci pensa Guglielmo Letteri, lo specialista delle storie con i cinesi, il quale realizza una delle sue prove migliori, se non la migliore.

A un capolavoro segue una storia sicuramente minore, ma comunque molto interessante: I cacciatori di scalpi riunisce la coppia composta da Bonelli e Galep per un’avventura breve, praticamente un albo e mezzo, caratterizzata da uno stile insolitamente violento per i canoni di Tex.

Un gruppo di banditi finge di essere una banda di indiani Broncos per fare incetta di scalpi da vendere al miglior offerente. Tex e i suoi pards al gran completo intervengono per smantellare la banda. Una vicenda nella quale, in circa 160 pagine, sono riuniti un gran numero di elementi western e tipici della tradizione texiana: indiani ribelli, banditi, sceriffi corrotti e così via. Se la trama è certamente classica, meno lo è il taglio generale della vicenda, dove si allude all’uccisione e allo scalpamento di un’intera famiglia, con tanto di bambini al seguito, e alla tragica fine dei banditi ad opera di quei Broncos che volevano emulare. L’azione permea gran parte delle pagine, probabilmente per rimpolpare un soggetto un po’ scarno, ma alla fine il giudizio è più che positivo.

 

La prova di Galep ai disegni è buona, ma lontana dai fasti cui aveva abituato i lettori negli ultimi anni.

Segue I fantasmi del deserto, un’avventura invero un po’ noiosa, forse la meno riuscita dell’intero centenario. Tex e i suoi pards si imbattono in un gruppo di Tuareg che erano stati inizialmente assoldati dall’esercito americano per combattere nel deserto e poi licenziati. Inizialmente dedite al brigantaggio per poter sopravvivere, le azioni dei Tuareg assumono i connotati di un’autentica guerra santa.

 

La storia si inserisce nel filone, molto sfruttato da Bonelli, dell’incontro fra Tex e popolazioni di altre terre, ma il risultato è nettamente inferiore ai precedenti. Pare che il soggetto di questa storia sia stato suggerito dal figlio Sergio e che Bonelli lo abbia scritto controvoglia. Purtroppo, i risultati si vedono.

La narrazione si trascina stancamente per due albi e mezzo senza particolari sussulti e solo nel finale abbiamo una bella scena d’azione, vanificata però da un epilogo inspiegabilmente votato al volemose bene di matrice italiana.

Nella media i disegni di un iper produttivo Erio Nicolò, purtroppo vanificati da una storia non all’altezza della situazione.

 

Un po’ meglio la successiva Assalto al treno disegnata da Giovanni Ticci. La banda di Phil Carver compie una redditizia rapina a un treno che trasportava il denaro della Wells Fargo. Chi ha rivelato l’ubicazione dei soldi a Carver? Per scoprirlo, Tex e Carson mettono in scena un astuto piano. Pur essendo molto breve, la vicenda tipicamente western dell’assalto al treno assume i connotati del giallo. Quasi tutta la storia è un susseguirsi di indagini, appostamenti, finte evasioni e altre cose di questo tipo e l’azione vera avviene solo nel finale, peraltro piuttosto rapido, in cui Bonelli mette in scena una violenta sparatoria. Diciamo che questa storia soffre un po’ dello stesso difetto della precedente, ma ha il pregio di non dilungarsi più di tanto e di essere baciata dagli ottimi disegni di Ticci.

 

Lo stesso Ticci che sta diventando sempre più un autore di punta della serie grazie al suo tratto moderno e in continua evoluzione. Il suo apice in questa storia è raggiunto nella già citata sparatoria finale.

Chiude l’annata un’altra storia lunga: Una stella per Tex è una storia cittadina in cui Bonelli rispolvera il mito della ferrovia. La costruzione della linea ferroviaria si è arenata a ridosso di un paese chiamato Canyon Diablo, finito nelle mani di una cricca di malfattori. La compagnia ferroviaria chiama Tex e Carson, poi seguiti da Kit Willer e Tiger Jack, a ripulire il paese, visto che i precedenti sceriffi hanno fatto tutti una brutta fine.

Tex prima ottiene la stella di sceriffo, poi si dà da fare per fare piazza pulita dei criminali che infestano Canyon Diablo.

Una bellissima storia cittadina di Bonelli che si dipana per quasi tre albi, forse addirittura trascinandosi un po’ troppo, ma che si legge molto volentieri grazie ad una serie di trovate interessanti da parte dell’autore, su tutte la mitica locomotiva lanciata a tutta velocità contro le baracche abusive di Canyon Diablo.

Certo, in questa storia ci sono tutte le esagerazioni che Bonelli ogni tanto si divertiva a inserire nelle storie di Tex, esagerazioni che rendono questa storia come assolutamente non credibile, e pure poco credibile risulta essere la ragione che spinge la compagnia ferroviaria ad assoldare i rangers, così come non è ben chiara l’attività losca dei cattivi. Non c’è dubbio comunque che si tratti di una storia molto bella che chiude ottimamente il 1975.

Ai disegni troviamo, per l’ultima volta in assoluto, Virgilio Muzzi, anche qui coadiuvato da Galep per quanto riguarda i volti. Come ho sempre detto, non amo particolarmente la simbiosi tra Muzzi e Galep, ma qui il risultato è migliore del solito, anche se si notano alcuni interventi di altri autori. Gli appassionati si sono sbizzarriti: c’è chi vocifera dell’intervento di Ticci, chi di Vincenzo Monti, un autore che sarebbe comparso ufficialmente sulla serie solo anni dopo.
Ci rivediamo al più presto con il 1976, un’annata molto importante per Tex.

 

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