L’assedio di Adobe Walls – Deadwood Dick n.6 (dicembre 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

4 Dic, 2018

Dopo il primo numero Black Hat Jack, continua con L’assedio a Adobe Walls (che con l’anticipo di qualche giorno, noi di FumettiAvventura abbiamo avuto la fortuna di leggere) il terzo e per ora ultimo episodio della miniserie che la Sergio Bonelli Editore sta dedicando a Deadwood Dick, picaresco eroe del far West americano inventato dalla dissacrante penna di Joe Lansdale. Infatti il progetto proposto per la neonata linea Audace (fumetti per un pubblico maturo con contenuti espliciti) prevede la trasposizione a fumetti di tre storie del pistolero nero Nat Love, alias Deadwood Dick. E per capire quanto la casa editrice milanese creda in questo progetto basta scorrere l’elenco degli sceneggiatori e dei disegnatori coinvolti: Masiero e Mastantuono (che è anche il copertinista); Colombo e Frisenda e ora per il gran finale in tre albi Boselli e Andreucci!

 

L’assedio di Adobe Walls – Deadwood Dick n.6

Soggetto: Joe R. Lansdale

Sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni: Stefano Andreucci

Copertina: Corrado Mastantuono

Breve riassunto e sinossi: Deadwood Dick in compagnia di Black Hat Jack è arrivato ad Adobe Walls, un piccolo avamposto nelle sconfinate praterie del West che ospita cacciatori di bisonti. Ma il piccolo gruppetto di uomini di frontiera viene attaccato da un gruppo consistente di pellerossa formati dai temibili Comanche, Cheyenne, Arapaho… e dopo un primo scontro ora la trentina di superstiti si è chiusa nelle poche case dell’insediamento in attesa di un nuovo attacco. Nel numero 6 a movimentare la giornata è l’arrivo della bella Millie in fuga dagli indiani con il fratello. L’arrivo a perdifiato dei due è una scena di azione bellissima in cui ovviamente ha un ruolo decisivo Deadwood Dick con la collaborazione degli altri uomini asserragliati nelle casupole di Adobe Walls. Un altro personaggio importante ai fini narrativi è l’indiano bianco Happy Collins (il cui nome indiano ‘Mano tra i capelli’ è costantemente storpiato e oggetto di presa in giro dagli altri cacciatori di bisonti) che abbiamo conosciuto alla fine del numero 5. È lui che racconta antefatto e motivazione dell’attacco ad Adobe Walls. Tra gli indiani conosciamo meglio (seppur di riflesso) White Eagle e Quanah Parker e c’è da giurarci che quest’ultimo darà del filo da torcere a Nat Love e compagni fino all’ultima tavola del prossimo numero. Quanah è l’archetipo dell’indiano freddo, duro e spietato.

Per il racconto delle vicende questo basta per evitare spoiler (e del resto che arrivasse una bella donna lo si capiva anche dalla dinamica copertina di Mastantuono).
La storia continua sulla linea del numero 5 anche per lo stile. Rispetto ai primi due episodi, questo terzo a firma Boselli/Andreucci spinge di meno sugli aspetti grotteschi e caricaturali – elementi che restano nel gergo e nelle battute salaci senza peli sulla lingua – per mettere in scena un classico del genere western, l’assalto di tanti pellerossa contro pochi uomini asserragliati in una situazione apparentemente disperata perché anche privi di via di fuga. E in questa situazione ovviamente quello che emerge di più è la stoffa di ogni singolo personaggio e Deadwood Dick dimostra di meritarsi i galloni dell’eroe che dà il nome alla serie! Un western quindi meno dissacrante e più alla Peckinpah: l’epopea del west non è edulcorata e trasformata in ideale per le azioni pure di irrealistici personaggi, resta sporca, violenta e piena di sangue e istinti… ma ha comunque la grandezza e il respiro dell’epopea e Deadwood Dick, come ho già scritto, ne ha tutti gli effetti un eroe iconico. Restano ovviamente i gustosi siparietti e resta una caratterizzazione dei personaggi curatissima che rende merito al soggetto di Lansdale (che ha davvero saputo narrare con una vivezza fuori dal comune gli uomini del west), ma a dominare la scena è l’azione per la sopravvivenza e ogni secondo in più va conquistato con le unghie e con i denti. E una volta che è stato conquistato bisogna celebrarlo con una battuta a sfondo sessuale o fortemente denigratoria verso qualcuno dei presenti (battute che suonano quasi apotropaiche a voler scacciare la paura).

 

Boselli si conferma perfettamente a suo agio con questo western e Andreucci ci fa letteralmente strabuzzare gli occhi di fuori con le perfette scene di sparatorie e corse a cavallo o a piedi e soprattutto ci fa respirare l’aria della prateria sconfinata, vero protagonista silenzioso di questo terzo racconto delle avventure di Deadwood Dick (guardate la tavola postata qui sopra e presentata nel preview del sito Bonelle per cominciare a capire a cosa mi riferisco: sparatorie, cavalcate e prateria spazzata dal vento). Insomma con un simile cast di scrittori e disegnatori era impensabile sbagliare il colpo, ma direi che ancora una volta l’esito è migliore di quello che potevamo aspettarci! Ed ora ci resta solo (sigh!) da aspettare il prossimo numero per la conclusione della vicenda di Adobe Walls e per la conclusione della miniserie di Deadwood Dick, ma nulla ci vieta di sperare in una nuova miniserie!

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