Dopo la trilogia dei mesi scorsi, generalmente apprezzata da gran parte degli zagoriani, ecco che sulla serie regolare fa la sua comparsa addirittura un numero singolo autoconclusivo, finora prerogativa degli albi centenari e di pochissime altre eccezioni.
Lacrime nere, molto probabilmente, è una storia originariamente pensata per il defunto Almanacco dell’Avventura, una pubblicazione che per circa quindici anni ha visto protagonisti sia Zagor che il suo cugino di padre Mister No. Con la chiusura della collana avvenuta alcuni anni fa, questa storia deve essere rimasta nel limbo in attesa di essere ripescata per qualche emergenza particolare, come è appunto successo.
Lacrime nere – Zagor 641
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Gaspare e Gaetano Cassaro
Copertina: Alessandro Piccinelli
Il mese di dicembre doveva essere dedicato a Monument Valley, la storia di Moreno Burattini e Bane Kerac lunga ben tre albi e mezzo, ma Kerac ha finito con l’essere in ritardo con le scadenze e quindi Burattini, nel ruolo di curatore della serie, ha dovuto mettere Lacrime nere come tappabuchi per evitare di saltare un’uscita.
Nulla di scandaloso: chissà quante storie hanno subìto un rimaneggiamento simile e noi non lo sappiamo.
Il problema, in questo caso, risiede nel fatto che la storia è rimasta nel cassetto davvero per anni, segno che di motivi validi per pubblicarla prima non ce n’erano e già questo è stato sufficiente a far drizzare le orecchie ai lettori più attenti.
E infatti l’albo, schiacciato tra una storia di alto livello come la trilogia Ombre sulla Golden Baby di Jacopo Rauch e Sedioli/Verni e le attese per la lunga Monument Valley di Burattini e Kerac, fa una ben misera figura.
Luigi Mignacco è uno sceneggiatore di lunga esperienza: vent’anni di militanza sulle pagine di Mister No, di cui è stato l’autore più prolifico assieme al creatore Guido Nolitta/Sergio Bonelli, più svariate storie scritte per altre testate come Martin Mystère, Dampyr e, ovviamente, Zagor, lo rendono senza dubbio uno di cui ci si può fidare, anche se qualche passo falso nel corso degli anni è stato fatto.
E infatti la sceneggiatura di Mignacco è la cosa migliore di questo albo. Molto semplice e priva di fronzoli come si addice ad una storia di 94 pagine, dal giusto ritmo, dotata di un cattivo degno di questo nome e alcune scene con Cico decisamente ben riuscite. Un buon lavoro quello di Mignacco, anche se alcuni passaggi di trama sono risolti in maniera abbastanza sbrigativa per via delle poche pagine a disposizione.
Eppure già qui compare qualche problema di stampo puramente redazionale: in un frangente il cattivo viene chiamato Sangue Nero al posto di Artiglio Nero e c’è un palese corto circuito temporale: dopo il prologo, la didascalia dice che dalla maledizione di Artiglio Nero è passato un mese, poi un personaggio afferma che siano passati solo dieci giorni!
Errori che non inficiano la storia, ovvio, ma alcuni sono talmente grossolani che non era possibile non citarli.
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