Il piombo e la carne – Deadwood Dick n. 4
Soggetto: Joe R. Lansdale
Sceneggiatura: Maurizio Colombo
Disegni: Pasquale Frisenda
Copertina: Corrado Mastantuono
Abbiamo lasciato Deadwood Dick alla fine del numero 3 a Hide and Horns, paese nel Texas non molto ben disposto verso gli uomini di colore nonché ricettacolo di brutture e perversioni anche e soprattutto nei sobborghi sporchi e maleodoranti abitati dalla comunità cinese. Motivo della visita a Hide and Horns è la volontà di seppellire Cramp, uno sfortunato compagno di strada (nero come Nat) incontrato nel deserto e ucciso da un gruppo di masnadieri.
Ce la farà a seppellire Cramp in un covo di razzisti peggiori di tutto il Ku Klux Klan messo insieme?
E in fin dei conti, tutta la vicenda si riduce a questa missione che Nat si è auto-imposto e a cui lega la sua naturale avversione verso ogni forma di prevaricazione o abuso verso chi è più debole… il tutto a modo suo, senza che ci sia mai il rispetto di un codice cavalleresco: Deadwood Dick spara per primo senza avvisare e soltanto dopo una rapida analisi psicologica per capire come fare più male al gruppo come nelle due magistralmente grottesche pagine 60 e 61: Nat se ne va da Hide and Horns guidando un carro e teme che qualcuno del paese possa provare un’ultima volta a fargli la pelle… basta uno sguardo cattiva e una pistola puntata a far sciogliere (letteralmente fin nell’intestino) l’ipotetico sbruffone di turno.
Scena madre del racconto è una sparatoria che coinvolge moltissimi personaggi e che dura la bellezza di 20 tavole che su un racconto di 60 è un buon terzo, a cui si aggiungono altre scene più veloci di sparatoria o di combattimenti o comunque con i personaggi con pistola in mano per arrivare a 28 pagine, ovvero quasi la metà delle pagine e direi che con questo la parte Il piombo del titolo è ben spiegata! E direi che anche il primo ruolo di Colombo è ben spiegato con questi dati: il fumetto si fa cinema di azione in una girandola vorticosa di cambi di situazione che ricorda la scena finale de Il mucchio selvaggio di Peckinpah o (e per me ancora di più) le lunghe sparatorie dei film coreani di John Woo come Hard Boiled 1 e 2 e The killer. È una scelta tutta da ascrivere alla sceneggiatura di Colombo!
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