Rosso come il sangue – Deadwood Dick 2 (agosto 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

24 Ago, 2018

Morte e violenza, ironia e assurdità, azione frenetica e coraggio, pause e contrappunti: coppie in antitesi che potrebbero generare un prodotto poco bilanciato e dalle troppe anime e invece il secondo numero di Deadwood Dick (o forse è meglio dire, la seconda parte della prima storia delle (dis)avventure di Nat Love in arte Deadwood Dick) completa e compie quanto di buono si vedeva già nel primo numero uscito a luglio. Ma del resto è Lansdale stesso a dirci nella prefazione che lo scopo che ha avuto nel raccontare queste storie è qualcosa di altamente non convenzionale: «il contributo degli afroamericani nello sviluppo del paese americano», contributo spesso minimamente considerato e ancora fino agli anni novanta del secolo scorso tenuto volutamente come secondario (lo stesso Lansdale dichiara che la storia di Deadwood Dick ha trovato uno spazio nel mondo dell’editoria solo dopo tanti tentativi proprio in virtù del tema e del protagonista.

 

Rosso come il sangue – Deadwood Dick 2

Soggetto: Joe R. Lansdale

Sceneggiatura: Michele Masiero

Disegni e copertina: Corrado Mastantuono

Rosso come il sangue ci racconta finalmente dell’episodio dello scontro con gli Apaches preannunciato dalla prima tavola del primo numero Nero come la notte e conclude in una perfetta costruzione a cerchio il periodo di ferma nell’esercito di Dick. Come dicevo la morte e la violenza hanno un ruolo importante ma si trovano sempre accompagnate con l’ironia e l’assurdità: il primo soldato afroamericano a morire, convinto dal luogo comune delle scarse capacità di mira degli indiani si erge su una roccia e grida: «Dai, spara, coglione di un selvaggio!» e di tutta risposta riceve una pallottola in piena fronte e in mezzo al fuggi fuggi Cullen, il compagno d’armi di Dick, placidamente afferma: «Mi sa che hanno fatto pratica di tiro, da quando ha sentito quella stronzata sulla mira degli indiani, povero idiota» (p.17). È una scena che non potrebbe mai trovare spazio in un numero di Tex (ma nemmeno di Ken Parker), è un realismo crudo e comico e lo stesso si può dire per la morte di Bill in sella al mulo coincidente con la battuta ancora di Cullen: «Questa ci è fischiata vicina, eh Bill?» (p.40). Due brevi esempi del tenore della scrittura e delle immagini di Lansdale rese in modo efficace dalla sceneggiatura di Michele Masiero e dalle matite e chine magiche di Corrado Mastantuono. Anche il finale (che non racconto) obbedisce ad una logica antifrastica, invece del classico crescendo di tensione di fatto abbiamo una conclusione quasi surreale e il rischio di un epico scontro finale si scioglie in una atmosfera da commedia.

 

Letti i due numeri possiamo anche cominciare ad esprimere un giudizio sull’esordio di questa miniserie. Deadwood Dick è sicuramente un fumetto nuovo per la Sergio Bonelli Editore: dal punto di vista della genesi l’unico paragone che si può fare è quello con le indagini del Commissario Ricciardi, l’altro fumetto che trasporta in fumetto testi narrativi preesistenti. È nuovo per il tipo di western che si rappresenta, è nuovo per il mix di dramma e umorismo, è nuovo sicuramente per le scelte linguistiche (che non sono di per sé di Masiero ma che Masiero nella sua trasposizione conserva, vedremo Colombo e Boselli come si comporteranno), è (almeno parzialmente) nuovo per una certa rottura della gabbia Bonelli (ma ormai Dragonero l’ha abbondantamente sfondata e anche tante pagine di Orfani lo avevano già fatto). È infine una miniserie su cui la Bonelli ha puntato molto e lo ha fatto all’interno del pubblico dei suoi lettori abituali di fumetti western e di azione puntando su sei autori di punta: Masiero, Colombo e Boselli ai testi, Mastantuono, Frisenda e Andreucci. Chi legge Tex, Zagor o Dampyr o ha letto Magico Vento e Mister No non può non essere stato tentato dall’acquisto! Certo sarebbe interessante sapere se qualche nuovo lettore si è avvicinato al fumetto, ma questo credo che accadrà più facilmente con i volumi da libreria.

E su questo inserisco la mia ultima considerazione: i due fumetti appena usciti saranno pubblicati in edizione cartonata di pregio in libreria, un po’ come accade per il Commissario Ricciardi, ma con la differenza che per il Commissario l’uscita è pressocché contemporanea. Mi sembra che l’uscita in libreria sia un modo per consentire una vita più lunga ad un fumetto che altrimenti deve sgomitare per un mese in edicole che sono sempre di meno e sempre più affollate di mille cose. L’unico fattore meno convincente è proprio, in questo caso, la divisione in due parti che sospende per un mese la lettura completa (poi coi ritardi di distribuzione è diventato per me un mese e mezzo). Sono convinto che il volume da libreria sarà molto bello e credo che darà ancora più risalto ai disegni bellissimi di Mastantuono e forse faciliterà la lettura del lettering della bravissima Marina Sanfelice(anche questo nuovo) a cui bisogna un po’ abituarsi e per il quale si potrebbe ricavare anche l’impressione di una certa confusione. Certo 19 euri non sono 7 euri… ma del resto il formato scelto (22×30) è quello più ampio (alla Senzanima e Sessantotto) per intenderci e le 144 pagine hanno al loro interno sicuramente dei redazionali che dovranno essere valutati, ma quelli di Senzanima e Sessantotto sono una buona aggiunta.

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