Un Dylan Dog davvero buono quello che ci offre il tris di campioni Simeoni (ai testi), Brindisi (ai disegni) e Cavenago (copertina).
Cavenago ci strabilia come al solito con una copertina fantasmagorica che gioca (come spesso capita nelle sue pittoriche copertine) sul cerchio e sul movimento a spirale.
Il tango delle anime perse – Dylan Dog 379
Soggetto e sceneggiatura: Gigi Simeoni
Disegni: Bruno Brindisi
Copertina: Gigi Cavenago
Simeoni balla con un sceneggiatura che parte apparentemente percorrendo un clichè: il dialogo tra vivi e morti (o la corrispondenza d’amorosi sensi di foscoliana memoria) per poi in un gioco di specchi (e non è solo metafora) raddoppiare o meglio triplicare il tema. È un turbinio che ha un importante intermezzo che alla prima lettura spiazza: una scena anch’essa di routine da alba dei morti viventi che fa gridare al maccosa (vedi immagine qui sotto), ma che alla fine è perfettamente pertinente alla trama. Come da buona tradizione dylaniata, il tema horror si lega alle domande più profonde e anche più delicate (e il riferimento al numero 378 già preannunciato da Recchioni nell’introduzione è una conferma di questa scelta) dell’esistenza dell’uomo che ruotano attorno ai rapporti interpersonali come l’amore tra uomo e donna (i coniugi Morris) e il rapporto padre e figlio (la terza anima del tango).
E poi a condire perfettamente il piatto servito da Simeoni c’è Maria Trelkovski che è fonte di gag ormai storiche per l’Indagatore dell’incubo a cui si uniscono le gag più recenti sull’uso della tecnologia e dello smartphone in particolare da parte di Dylan e Groucho.
E di Brindisi che possiamo dire? Che non sbaglia mai un colpo e ci offre un altro albo curatissimo e impreziosito dall’uso (ormai tipico) delle mezzetinte (e in queste ultime settimane Brindisi ci ha regalato anche la bella copertina del Dylan Dog Magazine 2018).
Chiudo con due considerazioni finali (che non spoilerano nulla). La prima pagina mi è parsa una citazione di Tango, magnifica storia di Corto Maltese; l’ultima pagina segna una data interessante: Brindisi 2015. La storia è stata quindi conclusa ormai da tempo e pensata e scritta ancora più in là… niente da dire in questo caso perché si tratta di una storia senza tempo, ma è davvero difficile in casi di una continuity più serrata il lavoro di chi deve programmare le uscite e prevedere anche il mood dei lettori. Che ne pensate?
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