Finalmente arriva in edicola Il messaggero cinese, il nuovo albo di Tex edito come sempre dalla Sergio Bonelli Editore. Parliamo di un albo che, nel bene e nel male, ha già fatto parlare in abbondanza. I testi sono del veterano Pasquale Ruju e ai disegni troviamo Ugolino Cossu, anch’egli già attivo da anni sulle pagine del ranger, ma che qui arriva all’esordio sulla serie regolare.

Il messaggero cinese – Tex 688
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Claudio Villa
Sinossi: Tex e Carson salvano dai guai il giovane Charlie Xu, un corriere cinese incaricato di portare soldi al porto di San Diego, soldi che poi verranno inviati in Cina a sostegno delle famiglia degli emigrati. Ma Charlie ha anche un altro obiettivo: riscattare la cugina Sun, venduta come serva al malvagio Zio Wu, capobanda delle Triadi di San Diego, il quale ha dei loschi progetti per la bella Sun. Tex e Carson, che hanno accompagnato Charlie in città onde evitargli spiacevoli sorprese, decidono di intervenire in prima persona e, come di consueto, danno fuoco alle colt.
Parlare di questo albo è complesso, perché ci sarebbero molti aspetti da tenere in considerazione. Partiamo dalla cosa che mi è piaciuta di più, ovvero la sceneggiatura di Pasquale Ruju. Ruju è sempre più a suo agio sulle pagine del ranger grazie ai suoi dieci anni di militanza, militanza che gli ha permesso di farsi benvolere da un vasto stuolo di appassionati soprattutto per il suo modo di rappresentare il ranger: Ruju, infatti, ha decisamente Tex nelle proprie corde e molte delle sue storie ricordano, per stile e atmosfera, certe opere di GL Bonelli (pur con i dovuti distinguo: parliamo comunque di due autori nati a decenni di distanza l’uno dall’altro). Con Ruju, Tex è sempre in primo piano ed è il motore dell’azione, sempre spalleggiato dal fido Carson, le storie sono lineari e zeppe d’azione, anche se non mancano personaggi più raffinati caratterialmente.

Innanzitutto, l’intreccio di Ruju sta in piedi: il modo in cui Tex e Carson salvano il giovane Charlie ha un po’ del miracoloso, ma regge e, al netto di questa piccola perplessità, il resto della vicenda scivola via liscia come l’olio e ci sono un bel po’ di scene “alla Tex” che non possono non fare felici i lettori di vecchia data. Ci sono alcune inevitabili strizzatine d’occhio proprio alla frangia più classica dei texiani, quelli che rimpiangono i tempi in cui i neri e i cinesi prendevano un sacco di botte. Il sottoscritto, in maniera molto polemica, in questa nostalgia ci vede parecchio malcelato razzismo, ma l’Aggente vuole questo e questo ha: in questo albo i cinesi vengono chiamati limoncini, vengono presi a pugni e a pistolettate, gli viene detto di imparare l’inglese e così via. Il tutto con un po’ di disincantata ironia da parte di Tex e Carson, i quali si scambiano brillanti battute nel bel mezzo delle scazzottate giusto per sdrammatizzare un po’ la situazione.
Ecco, questo è forse il maggior pregio di Ruju, cioè l’aver ripescato abilmente una certa leggerezza ogni tanto nei momenti più concitati, forse a ricordare al lettore che, alla fine dei giochi, sta leggendo un fumetto di Tex e non un libro di Dostoevskij.

Interessante anche la figura del perfido Zio Wu, figura che si inserisce perfettamente nella pletora di cattivi cinesi già descritti in passato da GL Bonelli. Si tratta di un tipo davvero losco che speriamo non faccia una fine sotto tono come tanti altri presunti cattivoni prima di lui.
Insomma, per ora il pollice alzato è garantito.
Ora c’è la parte dolente, che è quella riguardante i disegni: che Ugolino Cossu sia un bravo disegnatore è fuori discussione. D’altronde, non lavori in Bonelli se non sei bravo e comunque non lavoreresti certo su Tex e Dylan Dog. Il problema è che ogni disegnatore, così come ogni sceneggiatore, ha il proprio stile, uno stile che io, per vocazione, non chiederei mai ad un artista di cambiare. Non me lo sognerei nemmeno! Ritengo però che un disegnatore abbia uno stile più adatto a un genere che a un altro e, a mio modestissimo parere, quello di Cossu non è adatto a Tex. Va benissimo per Dylan Dog, e in questi anni lo ha dimostrato ampiamente, andrebbe benissimo per le atmosfere urbane e contemporanee di Julia, oppure per qualche altra serie ambientata ai tempi nostri. Per Tex, secondo me, non rende.

Detto questo, il lavoro di Cossu si mantiene nella media per tutta la durata dell’albo, rivelandosi convincente nelle scene statiche, mentre in quelle dinamiche e d’azione sembra soffrire molto. Gli stessi difetti che aveva, giusto per fare un nome, il Letteri degli ultimi anni. Cossu era già apparso su Tex poco più di un anno fa in occasione del Maxi Il ponte della battaglia e quindi su questa avventura pesa un po’ il senso della frettolosità. D’altronde, disegnare in un anno abbondante le 220 pagine che compongono questa storia non è certo impresa da poco.
Pur tra luci e ombre, si conclude un buon primo albo che si rivela all’altezza del compito, anche se non mancano alcune perplessità relative ai disegni.
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