Non sappiamo se è il tremore per l’eccitazione o se è il terrore provocato da Mefisto, ma è con grande emozione che vi presentiamo la recensione in anteprima de Il trionfo di Mefisto, il nuovo mensile di Tex edito dalla Sergio Bonelli Editore che conclude la lunghissima saga iniziata addirittura ad aprile e che ha visto Tex e i suoi pards alle prese con il loro più infernale nemico. Ai testi troviamo lo sceneggiatore e curatore Mauro Boselli, mentre i disegni sono di Fabio Civitelli, una delle colonne portanti della saga del ranger.
Il trionfo di Mefisto – Tex n.744
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Fabio Civitelli
Copertina: Claudio Villa
Riassuntone-fiume delle puntate precedenti nel caso qualcuno fosse vissuto su Marte negli ultimi mesi: Mefisto si è impossessato del manicomio di Black Mountain e sta utilizzando i propri poteri per guarire il figlio Yama precipitato nella follia dopo l’ultimo incontro con Tex Willer. Per farlo, si è circondato di numerosi criminali e di pericolosi seguaci fra i quali spiccano Medina e la sadica infermiera Ruth. Tex e i suoi pards riescono per un pelo a sventare i loschi piani di Mefisto, il quale riesce a seminarli e a liberare la sorella Lily, da tempo prigioniera del carcere di Yuma. Assieme al redivivo Yama, a Lily e al manipolo di seguaci, Mefisto prepara la riscossa, mentre Tex e i suoi pards si imbattono in Padma, antico maestro del negromante e, con l’aiuto del Morisco, riescono a richiamare dagli inferi Narbas, lo stregone indù che a suo tempo aveva scambiato il proprio corpo con quello di Mefisto. Con tutti i loro alleati ben schierati, Tex e Mefisto si preparano a darsi battaglia senza quartiere.
Faccio una premessa prima di commentare l’albo: questa è una recensione assolutamente NO SPOILER, nel senso che non riveleremo nulla di quanto accade all’interno dell’albo. Tuttavia, per poter recensire il volume ci toccherà inevitabilmente fare qualche velato accenno alla vicenda in esso contenuta. Nulla che farà perdere il sonno al lettore, sia messo per inciso, ma ci sembrava corretto specificarlo.
Veniamo al dunque: in questa lunghissima saga Boselli si è sbizzarrito, proponendo un elevatissimo numero di personaggi, sicuramente uno degli affreschi più corposo della sua carriera, e dedicando ad ognuno di loro un ruolo ben specifico all’interno della narrazione. L’intreccio è robusto, le sottotrame sono molteplici e all’autore milanese spetta il compito di sbrogliare l’intricata matassa.
Per farlo, Boselli si è addirittura concesso per sedici pagine in più, un evento epocale sulla serie di Tex in quanto non si vedeva un albo da 132 pagine sul mensile da quasi sessant’anni!
L’impressione generale è che Boselli abbia gestito benissimo alcuni personaggi classici della saga, come Padma o Narbas, mentre i superstiti del Black Mountain, ovvero Medina e Ruth, appaiono un po’ più sacrificati, schiacciati come sono dai pezzi da novanta che compongono questa saga. In particolar modo Ruth, che nei primi tre albi della saga disegnati dai fratelli Raul e Gianluca Cestaro sembrava promettere fuoco e fiamme, alla fine si rivela poco consistente.
Un voto negativo che Boselli riscatta rimettendo sulla scena Lily Dickart. Meno luciferina della versione proposta da Claudio Nizzi e Claudio Villa nella storia Mefisto del 2002, ma più lucida e razionale, forse complici gli anni trascorsi in carcere, Lily si merita la stima imperitura da parte di chi scrive per via di uno sferzante commento verso metà albo (di più non diciamo per la già citata questione degli spoiler) e si conferma essere la più astuta e intelligente del terzetto di criminali.
Riguardo al procedere della narrazione, questa va avanti senza grossi intoppi (intesi come scene del tutto illogiche atte solo a portare avanti la storia) con Tex e i suoi pards che si avvicinano allo scontro con Mefisto e con quest’ultimo che mette in atto il suo diabolico piano. Boselli gestisce gli spostamenti dei vari personaggi in modo coerente e credibile e mettendo in scena i conflitti e le motivazioni che muovono ognuno di loro.
Vorremmo proseguire oltre, ma ci fermiamo perché finiremmo in zona spoiler.
Sul piano dei disegni, Fabio Civitelli si conferma un maestro per il tratteggio dei deserti e dei grandi spazi ariosi grazie allo stile puntinato che padroneggia ormai da vent’anni. Se proprio gli si volesse muovere una critica, il suo stile risulta fin troppo pulito per una storia di Mefisto, le cui atmosfere lugubri dovrebbero farla da padrone. I personaggi sono fin troppo eterei e delicati, con vette particolari per Lily Dickart, decisamente ringiovanita rispetto alla matura sessantenne vista nella già citata storia di Nizzi e Villa. Si tratta, se vogliamo usare un termine molto in voga nei fumetti americani, di una retcon anagrafica dovuto al fatto che nello Speciale Tex Willer Mefisto: le origini del Male, Steve Dickart è molto più anziano rispetto alla sorella, mentre nella storia di Nizzi sembrano quasi coetanei.
Poco male: il lavoro svolto da Civitelli rimane di altissima qualità, specialmente nella seconda metà dell’albo dove demoni e magia iniziano a dominare nelle pagine e sono numerose le scene in cui il disegnatore aretino ha modo di dare ulteriore testimonianza del proprio valore.
Anzi, sarebbero numerose perché, sempre per la succitata questione degli spoiler, non ne possiamo proprio parlare.
Per cui ci fermiamo qui.
Anzi, c’è ancora spazio per un’ultima considerazione.
Questa lunga saga è divisa in due parti: la prima ambientata principalmente nel manicomio e disegnata dai fratelli Cestaro e quest’ultima, di quattro albi, disegnata da Civitelli.
Al di là dei gusti sullo stile dei disegnatori o sull’ambientazione, a parere di chi scrive è evidente che la parte più riuscita è la prima.
Vuoi per il gotico stile dei Cestaro, vuoi per l’originalità dell’ambientazione, vuoi perché era tanta l’attesa di rivedere Mefisto, vuoi perché per tutti questi motivi Boselli stesso era più ispirato, alla fine la prima parte vince sulla seconda, la quale, sempre a parere del vostro stimatissimo, pecca di eccessive lungaggini, soprattutto nel secondo albo. Un discorso analogo lo abbiamo fatto per la recente storia Alla ricerca delle navi perdute: mentre spesso ci si lamenta che servirebbero alcune pagine in più per dare ad alcune storie un finale meno compresso, in quel caso un mezzo albo in meno avrebbe giovato.
Qui abbiamo addirittura alcune pagine in più perché un volume standard sarebbe stato insufficiente, ma l’impressione è che qualche tagliuzzamento nei primi due albi avrebbe permesso alla storia di essere più fruibile con maggiore leggerezza.
Sono anch’io curioso come tutti di leggere la storia, ma non posso credere che Tex muoia… dovrebbero essere matti gli editori per far morire un personaggio che vende ancora moltissimo… può capitare nelle serie televisive che il protagonista muoia dopo tante puntate in quanto l’attore non lo vuole più interpretare, vedi il commissario Moser in Rex, ma nei fumetti questo non succede praticamente mai…