Ho conosciuto Fabio Bono grazie alla edizione della Mondadori Comics della vita di Darwin e di Marco Polo pubblicati in originale da Glenàt Editions. Ne abbiamo già parlato in due recensioni per il nostro blog e già questo basterebbe per l’intento di raccontare delle ‘avventure’ metaforiche dei nostri talenti all’estero. Ma dopo aver letto il primo volume di Darwin sono stato conquistato dal tratto pulito, chiaro (molto adatto in questo senso alla cosiddetta linea chiara del mercato franco-belga), espressivo, capace di dettagli e nello stesso tempo attento alla narrazione come deve essere un fumetto.
Geni all’estero – De Rode Ridder di Marc Legendre e Fabio Bono
E allora sulle tracce di Fabio Bono (e prima di poter leggere il primo volume di Marco Polo ho scoperto De Rode Ridder, produzione belga in lingua fiamminga (incomprensibile, ahimè!), che racconta le avventure di Johan, il Cavaliere Rosso (traduzione appunto di De Rode Ridder e con un po’ di inglese e di tedesco ci si può arrivare). Complice un prezzo davvero contenuto su Amazon (attorno ai € 6,00) e incuriosito dal genere fantasy che anche nella produzione in Italia si sta facendo strada con Dragonero, mi sono procurato tre numeri originali (260-262) e sui numeri 261 e 262 era ben in vista un logo sul modello dei timbri in ceralacca che recitava ’60 jaar’, ovvero ’60 anni’.
La ricerca è quindi diventata d’obbligo: De Rode Ridder è un personaggio creato addirittura nel 1946 da un fumettista belga, ma poi preso a protagonista e eroe eponimo di una serie sviluppata da parte di Willy Vandersteen (1913-1990: oltre 1000 fumetti prodotti per circa 25 serie e più di 200.000 milioni di albi venduti nel mondo… non proprio l’ultimo degli autori) partire dal 1959 (e da qui i 60 anni festeggiati nel 2019). Vandersteen ha portato avanti disegni e spesso testi per oltre 200 numeri con ovviamente momenti di maggiore e minore successo, ma nonostante un calo negli anni sessanta che aveva portato Vandersteen a pensare di chiuderlo, l’amore dello zoccolo duro dei fan aveva comunque spinto per una sua continuazione.
Dopo la morte di Vandersteen nel 1990 altri autori si sono succeduti finché nel numero 250 le redini sono state prese dal fumettista fiammingo Marc Legendre, dal disegnatore italiano (della grande tradizione ligure) Fabio Bono per i colori di Dimitri Fogolin, che ormai lavora in pianta stabile con Bono dai tempi di Darwin e Marco Polo.
Che fantasy è De Rode Ridder?
Nasce come un eroico-cavalleresco che a poco a poco si mescola con tanti altri generi (anche la fantascienza) in un mix tra avventura, mistero, irrazionale, fantascientifico, fantasy che potrebbe raccontare con le debite proporzioni il mix di generi di Zagor in Italia.
A chi si rivolge De Rode Ridder?
Solo apparentemente a un pubblico ingenuo e da ragazzi, anzi direi che tematiche ed immagini spesso presentano risvolti crudi o violenti o con contenuti espliciti. Le magie negative evocano forze mostruose in grado di sconvolgere la realtà stessa.
Che cosa hanno portato Legendre e Bono alla serie?
Si tratta innanzitutto della creazione di una stretta continuity che dal n.250 ruota attorno alla figura della bella e avvenente Allis che pare essere una predestinata dai poteri magici sovrannaturali che diventa partner fissa di Johan, in parte principessa da salvare e in parte compagna fidata nell’affrontare ogni genere di pericolo. Nuovi nemici (l’infido e spegevole Malfrat) si uniscono al ritorno di personaggi di lungo corso nella saga (Merlino e Galaxa tra i buoni e Demoniah tra i cattivi… ma le divisioni non sono più così nette).
Il segreto dietro la figura di Allis e al motto latino ‘NON DORMIT QUI CUSTODIT’ costituisce la sottotrama orizzontale che procede di numero in numero. Ma con buona attenzione al lettore, ogni albo è generalmente leggibile in modo a sé stante in formato autoconclusivo.
Bono e Fogolin danno un tono decisamente moderno e dinamico a Johan e al suo mondo e del resto il fumetto è sempre nella Top Ten delle vendite nel mercato di lingua fiamminga. Bono conferma le sue doti soprattutto perché ogni albo comporta spesso cambi di scenari importanti che costringono ad inventarsi e ad innovarsi.
La tavola è impostata come tipicamente nella bédé su 4 o 5 fasce ma con grande libertà nelle dimensioni. Ci sono anche delle splash page che al loro interno hanno riquadri più piccoli che descrivono particolari della vicenda principale, a sostenere le ottime prove di Fabio Bono c’è come già detto la sintonia e sinergia con Dimitri Fogolin ai colori… e sono colori che collaborano con forza alla narrazione, non edulcorano di una virgola e confermano anzi la volontà di una narrazione schietta in cui elementi e siparietti leggeri e comici si alternano a scene più dure e emotivamente coinvolgenti.
Quello che per me è il valore aggiunto per Bono è l’esperienza ormai lunga più di 4 anni di dover reggere una serie intera sulle proprie spalle dal punto di vista del disegno. La periodicità è infatti importante: un trimestrale di 30 tavole in formato A4 (più la copertina) con disegni sempre curati dal punto di vista di sfondi e contesti. 10 pagine al mese così implicano un lavoro continuo che va ormai avanti da 16 numeri da lui firmati.
Dati che confermano ancora una volta il valore di questo artista della Nona Arte che dopo aver avuto un successo importante in Francia ha accettato una sfida importante nel mercato belga prendendo uno dei titoli storici e spesso di punta, trasformandolo e rinnovandolo in stretta collaborazione con lo sceneggiatore Legendre (e vi assicuro avendo visto qualche pagina di sceneggiatura che si capisce quanto ormai Legendre si fidi di Fabio Bono e si affidi al suo tratto ormai consapevole dell’intesa creata).
E per noi? Ecco se per Le Mur di Mario Alberti l’uscita in Francia ha preceduto di poco la prevista uscita in Italia per Star Comics, per De Rode Ridder ad oggi non pare esserci un interessamento… ed è un vero peccato perché con le nuove strade del fantasy che si stanno percorrendo in Italia, Johan, Il Cavaliere Rosso potrebbe davvero trovare spazio ed avere successo!
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