Base lunare Alfa – Nathan Never Generazioni 4 (agosto 2018)

Scritto da Manuel Enrico

24 Ago, 2018

Ormai, giunti al quarto capitolo di Nathan Never: Generazioni, si dovrebbe esser abituati ad una girandola di sorprese, eppure la bellezza di questa miniserie creata da Antonio Serra ha ancora la capacità di colpire di soppiatto con una forza narrativa non da poco.
Nonostante su Facebook il terzetto dietro questo numero abbia solleticato a dovere la curiosità dei lettori, Base lunare Alfa ha saputo conservare abbastanza segreti da rivelarsi il più interessanti dei volumi finora pubblicati, in attesa di vedere come Massimo Dall’Oglio abbia deciso di strabiliarci.
Base lunare Alfa non è solo un capitolo di questa saga, ma è anche una dichiarazione d’amore. Quando ho visto le prime immagini dell’impaginazione a striscia inizialmente ho pensato fosse un azzardo decisamente spinto (anche se dal duo Barone-Serra che ti vuoi aspettare, la normalità?), eppure avendo tra le mani l’albo ho potuto constatare che invece questo aspetto vintage è stato realizzato in modo sopraffino.

 

 

Base lunare Alfa – Nathan Never Generazioni 4

Soggetto: Antonio Serra

Sceneggiatura: Adriano Barone

Disegni e copertina: Sergio Giardo

Certo, appartiene ad un’epoca dei comics decisamente remota, ma la bravura degli autori è stata quella di adattare ogni aspetto grafico allo stile delle strips. La suddivisione della pagina, il numero di vignette, il continuo inserimento del titolo e degli autori in cima ad ogni ‘striscia’ è un chiaro elemento di richiamo al periodo di ispirazione, ma la vera chicca è l’utilizzo delle didascalie.

Spesso, anche negli ultimi numeri di Nathan Never come Il confine della realtà,  le didascalie sono utilizzate come tramite per dare maggior spessore alla storia, riportando i dialoghi e i pensieri dei protagonisti. Prima che Windsor-Smith rivoluzionasse l’uso delle didascalie nel suo Arma-X, questi incisi erano usati per creare un legame tra autore e lettore, rispecchiando un’evoluzione che nei decenni si era focalizzata maggiormente sul linguaggio usato che non nel modo.
Con Base lunare Alfa si vede questa certosina cura nel ricreare questa sensazione perduta, il voler spingere il lettore in modo palese a focalizzarsi su certi aspetti. Leggere queste didascalie è stato inizialmente strano, e lo sarà per chi non ha mai avuto tra le mani fumetti datati o ispirati a quelle storie vetuste, eppure in breve diventano un modo perfetto per contribuire alla creazione di una tensione emotiva che permea questo albo, il più duro della serie.

 

 

Se in precedenza Il guerriero della polvere o I dominatori del cosmo avevano una filo di lieve tragedia, che non può mancare in una storia così ‘personale’ del Musone, con Base lunare Alfa si preme maggiormente sulle corde emotive del lettore. Sin dall’inizio si crea questa ambientazione di imminente catastrofe, con una Terra ridotta al limite dell’estinzione, la cui unica speranza sono i membri dell’equipaggio della Base Alfa.

Comandata dal capitano Nathan Never, questa installazione è ora la sola fonte di materiali che consentano alla società terrestre di potersi riprendere, sotto la guida di una oligarchia di eccezionali persone che incarnano un nuovo rinascimento per la nostra razza. Ma può esser così facile?
Serra e Barone in questo numero hanno voluto calcare la mano, costruendo una storia che sia particolarmente dura con il nostro protagonista. La difficoltà di sopravvivere e al contempo dare speranza all’intera razza umana viene caricata di una forza unica, che emerge proprio nei momenti più duri. Particolarmente riuscita l’umanizzazione dei personaggi, specialmente di Nathan, che sembra risentire in modo devastante del suo ruolo di comando.

 

 

Ma i due autori hanno voluto omaggiare la fantascienza di classe, in particolare quella britannica che negli anni ’70 ha segnato con prodotti eccezionali l’immaginario collettivo. Base lunare Alfa non nasconde il proprio retaggio di ispirazione alla produzione degli Anderson, coppia inglese che diede vita a serie come U.F.O., Thunderbird e la vera fonte di ispirazione di questo albo: Spazio 1999. Leggere Base lunare Alfa è come fare un tuffo in questo telefilm, che viene omaggiato sia con riferimenti velati sia con altri più palesi (dai comunicatori ad una pistola imbracciata da Legs), ma è l’impostazione visiva già manifesta in copertina che trasmette questa familiarità.

Non mancano ovviamente citazioni ad altre passioni degli autori, come i Cyloni del Battlestar Galactica originale, lasciandomi il dubbio che il numero 999 con cui viene indicato il mezzo di salvezza al centro della vicenda sia un piccolo tributo a Lejij Matsumoto e al suo Galaxy Express.
E nemmeno a farlo apposta, in questo albo è citato anche un giornalista italiano, Emilio Cozzi, esperto di spazio, che proprio in questi giorni sta tenendo gli appassionati incollati ai suoi canali social per raccontare le nuove sfide dell’umanità alla conquista delle stelle (datemi retta, iniziate a seguirlo!).

Naturalmente, non si può evitare di fare i complimenti a Sergio Giardo, che realizza le tav… pardon, le strisce di questo numero. Il disegnatore piemontese non si lascia spaventare dal nuovo formato, ma anzi riesce a enfatizzare e rendere ancora più espressive le sue vignette, adattando il proprio stile, espressivo e dinamico, ad una gabbia che rappresenta una vera sfida. Il risultato è come prevedibile strepitoso, con scene che esprimono al meglio la disperazione di questo numero, contrapponendola ai rari momenti di respiro che vengono concessi ai nostri eroi.

 

 

A doversi cimentare con questo nuovo formato è anche il letterista, Luca Corda, nome di garanzia per queste avventure al limite. Corda riesce a non privare mai le vignette del loro già scarno spazio, non intasando la vista del lettore, ma sapendo dove inserirsi lasciando spazio ai personaggi per mostrare il proprio vissuto.

Credo che Base lunare Alfa sia, ad oggi, l’albo più coraggioso e sperimentale di Nathan Never: Generazioni. Il ritorno ad un vecchio modo di intendere il fumetto rischiava di cogliere impreparati i lettori, e anche l’effetto nostalgia non è sempre un’arma a favore, eppure ad albo in mano è facile capire quanta passione, fatica e coraggio sia stato trasmesso dagli autori nel loro lavoro.

Questo continuo alzare l’asticella della miniserie è un vantaggio per noi lettori, che possiamo assistere ad una sfida tra autori che ci consente di leggere storie dai disegni strepitosi e dalle trame avvincenti. Ma siamo davvero sicuri che siano ‘trame’ e non una sola, intricata, scoppiettante unica storia che alla fine ci lascerà a bocca aperta? [n.d.r. del resto se guardate la copertina del numero 5… fate caso al braccio destro di Nathan… che ne dite?]
Per questa risposta dobbiamo pazientare ancora due mesi, ma sono pronto a scommettere che alla fine anche i più scettici detrattori di questa miniserie dovranno ricredersi!

 

E se volete potete andare a recuperare le recensioni degli episodi precedenti della miniserie:

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