È da qualche giorno in edicola La lista della vendetta , la seconda parte del nuovo racconto della vicenda della Mano Rossa, noto episodio che dà il titolo al primo numero della serie ‘gigante’ (ossia inaugura il formato bonellide per Tex).
Come sapete se avete letto il precedente articolo stiamo analizzando, con tentata professionalità e molta ironia, la nuova sceneggiatura pensata da Mauro Boselli per i disegni di Marco Ghion sulla nuova serie Tex Willer che sta ripercorrendo in ordine cronologico le vicende del giovane Tex sul soggetto originale di GL Bonelli per i disegni di Galep. Dopo 63 numeri siamo arrivati al… punto di inizio e Boselli ha deciso che è tempo di ricollegarsi alle vicende de La Mano Rossa.
Gli interventi del curatore di Tex sono sostanzialmente di tre tipi: amplificazione della trama e modifiche (più o meno sfumate) alla narrazione di Bonelli/Galep (le abbiamo chiamate nella scorsa analisi: macrovariazioni nella trama; ripresa con variazioni delle battute originao; ripresa con variazioni delle inquadrature di Galep da parte di Ghion.
Procediamo con presentare lo scheletro della trama di Tex Willer 65.
Nota bene: non mi faccio problemi di spoiler. La storia è ben nota del resto… avendo già sulle sue spalle più di 75 anni.
La trama di Tex Willer n.65
- Tex segue Burke fino ad un covo de La Mano Rossa, dove Burke informa Welles, Topler e Randall del fatto che sono stati uccisi Bannion e Stone. I 4 concordano che c’è Tex alle loro calcagne.
- Burke fugge di nascosto nel suo turno di guardia. Tex lo segue, recupera la su parte di bottino e nello scontro lo elimina.
- Tex porta di nascosto refurtiva e corpo di Burke dal colonnello Hogart che ha la prova definitiva delle buone intenzioni di Tex.
- Tex viene raggiunto dai tre rimasti in un piccolo paesino dove uccide Randall, mentre gli altri due scappano.
- Tex li raggiunge in una vecchia miniera, ma viene stordito dall’intervento di Alce Nero, un nativo americano in combutta coi due. Viene lasciato nella miniera e gettato in fondo ad un buco profondo dove i due credono di essersene sbarazzati definitivamente.
- Tex si risveglia nel buio e riesce a scappare attraverso un fiume sotterraneo che sfocia all’aperto.
- Passate delle settimane, la Mano Rossa con tre nuove dita torna in azione e rapina banche e diligenze lasciando una macabra mano rossa di sangue come suo segno.
- Tex, che si è ripreso presso una fattoria del Texas Meridionale, torna in azione e arrivato al paesino di Saint Thomas dove si aspetta di trovare indizi, ritrova il suo fidato Dinamite davanti al saloon.
Entriamo nel cuore dell’analisi filologica!
Macrovariazioni di trama
- Nel fumetto del 1948 dopo che Tex uccide Stone, la notizia arriva subito a tutti i componenti della banda e non solo a Burke. I 4 trovano poi nella loro tana il messaggio di Tex coi nomi di Bannion e Stone spuntati. A quel punto Burke dopo aver proposto di dormirci sopra, scappa. Boselli, invece, dà maggiore credibilità raccontandoci l’inseguimento di Tex a Burke fino al nascondiglio e poi aggiunge anche il dialogo all’interno della baracca. Quest’ultimo è un piccolo pezzo di psicologia dei criminali con le inquadrature che ruotano a far recitare i 4 seduti al tavolo e ben descritti da Ghion. Il lettore più esigente di oggi è così soddisfatto di questa maggiore profondità descrittiva.
- Altro cambiamento molto importante è nell’inseguimento che porta alla morte di Burke: per GL Bonelli tutto si svolge in 5 vignette. Tex chiama Burke dicendogli che la sua ora è giunta, scocca la freccia e uccide Burke che ha solo il tempo di riconoscere Tex e di capire quindi chi li sta seguendo (cosa che – come ho già rilevato – i 4 intuiscono nel dialogo nella baracca). Tex, infine, se ne va dicendo che avrebbe preferito portarlo vivo ma che non aveva alternative. Ma la motivazione non sta in piedi e allora Boselli ci dedica 12 vignette: la battuta iniziale («Burke! Ladro e assassino… in guardia > non muoverti, canaglia!… la tua ora è venuta > il tuo destino sta per compiersi!» [in corsivo i cambiamenti di Boselli; in grassetto le parole cambiate presenti in originale]) è identica, ma poi Tex chiede di slacciare il cinturone, Burke fa per estrarre la pistola e viene disarmato da Tex, scappa tra gli alberi, ma cade in un burrone e si ammazza così. Allora funziona la battuta finale messi in bocca a Tex da Boselli: «Ha fatto tutto da solo! Ora mi tocca anche scendere per recuperare lui e la refurtiva!». Piccolo nota bene: Boselli che aveva già tolto l’arco in mano da Tex nell’uccidere Stone così mette in mano la pistola a Tex anche in questa scena in cui per altro l’uso dell’arco si giustifica ancora di meno se non per una volontà di farsi giustizia da solo poco coerente con le caratteristiche di Tex (caratteristiche che ovviamente non erano ancora così definite nei primi episodi del 1948). La freccia di Tex nell’originale di Bonelli era servita a farlo riconoscere da Alce Nero e così i tre sanno chi è il loro nemico.
- Il colonnello Hogart parla con lo sceriffo della cittadina dove Tex ha eliminato Stone e i due si convincono delle buone intenzioni di Tex: così Boselli ci fa assistere in presa diretta al dialogo tra i due che Bonelli riportava nel racconto di Hogart mentre dialoga con il soldato che ha visto Tex arrivare e lasciare il corpo di Burke e la refurtiva. Mi pare una scelta che dinamizza e ripone al centro due buoni comprimari della vicenda.
- Una variazione nel segno del politically correct è l’eliminazione da parte di Boselli della stereotipata immagine del barbiere cinese del paesino dove Tex uccide Randall (con tanto di scontata battuta «O confucio!»). Ci troviamo invece un più probabile ‘barbero’ texano.
- All’inseguimento degli ultimi due della banda originale, Tex trova subito le tracce verso la vecchia miniera, mentre Boselli lo fa incappare in una tempesta di sabbia e lo fa penare senza tracce in un deserto caldissimo. Insomma il nuovo Tex Willer deve fare più fatica (ancora una volta con maggiore realismo) a trovare i nemici.
- Ultima macrovariazione: dopo che Tex si salva in mezzo alla fiume e alla cascata, lo ritroviamo a riprendersi sotto mentite spoglie (ma in realtà viene scoperto dal fattore) in una fattoria del Texas meridionale. Nell’originale di GL Bonelli, invece, è trovato e fatto prigioniero, in quanto fuorilegge, da un gruppo di ranger che poi di fatto lo lascia fuggire per fargli terminare il lavoro di eliminazione della vecchia e nuova Mano Rossa. Boselli cambia per evitare una duplicazione di quanto accade già con il colonnello Hogart.
Ripresa con variazioni di battute originali
Ho già evidenziato le differenze nelle battute nel regolamento di conti tra Tex e Burke, ora mi soffermo sul dialogo tra Tex e Topler e Welles nella miniera.
Tex interviene interrompendo il dialogo tra i due: ma mentre Tex di Bonelli lo fa dopo che i due dichiarano che intendono aspettare novità da Alce Nero («E quando arriverà sarà un pochino tardi, amigos! Mani in alto!»), il Tex Willer di Boselli commenta l’impossibilità di sparare con la mano destra ferita da parte di Welles: «Io fin da ragazzo ho allenato entrambe le mani! Potevi farlo anche tu… ma ormai è tardi, Welles!». La differenza di contesto (per me più sensato questo perché rende più plausibile l’intervento inaspettato di Alce Nero ai danni di Tex) resta però piena dell’ironia dello sprezzante Tex.
Ripresa con variazioni di disegni originali
Qui mi soffermo sulla scena dal barbiere e in particolare sull’inizio della sparatoria.
C’è, infatti, un doppio lavoro filologico e storico a cui in parte ho assistito casualmente passando in redazione tempo fa proprio mentre Boselli e Giorgio Giusfredi revisionavano queste tavole di cui vi parlo.
Nell’originale di Galep, Tex attraverso lo specchio casualmente vede entrare Welles (prima vignetta), poi si piega e si gira avendo a sua protezione la sedia su cui è seduto per farsi tagliare la barba (seconda vignetta) e poi in controcampo con inquadratura alle spalle di Tex spara il primo colpo verso la porta (terza vignetta).
Nei disegni di Ghion tre vignette tornano di fatto uguali: Tex vede i tre nello specchio (ma in realtà è una trappola che ha già preparato) nell’ultima vignetta lunga di p.27, poi in fondo a p.28 (ma ci sono altre 4 vignette fino all’ingresso dei tre che sparano per freddare Tex) Tex con lo stesso movimento si gira avendo parzialmente come scudo la sedia da barbiere; e infine dopo un primo piano intenso di Tex che spara con entrambe le pistole, vediamo il controcampo con vista alle spalle di Tex.
La grammatica ancora una volta è la stessa, ma c’è la necessità di far sentire la tensione che cresce e di far poi esplodere tutta l’azione della sparatoria. Inoltre, come anticipato, si aggiunge il dettaglio storico della corretta sedia da barbiere che dalla redazione della Bonelli (ossia da Boselli e Giusfredi) è stata inviata a Ghion.
E anche per questo secondo numero è tutto, aspettiamo ora il terzo e ultimo che si preannuncia con una copertina di Maurizio Dotti che è a sua volta una citazione… l’avete colta vero?
E se siete interessati ad un po’ di filologia tra passato e presente, potete ascoltare anche questo episodio del podcast Il fumetto che si occupa dei legami tra i fumetti degli anni ’80 di Chris Claremont e la nuova serie ora su Disney+ X Men ’97. Buon ascolto!
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