Il sopravvissuto di High Moon – Dampyr n.286 (gennaio 2024)

Scritto da Paolo M.G. Maino

12 Feb, 2024

Sono in ritardo sul Dampyr di gennaio, ma in tempo per quello di febbraio! Il FumettiAvventura Award ha chiesto il suo tempo è il blog e il podcast hanno subito un certo rallentamento inevitabile. Ma possiamo ripartire ad inaugurare le recensioni per Dampyr del 2024. E lo facciamo con due storie (e quindi due recensioni a stretto giro di tempo) che sicuramente sono state realizzate da qualche tempo (come del resto la prossima di marzo), ma che hanno trovato posto solo ora nella complessa continuity dampyriana così da essere pubblicate. Non si tratta di ripieghi quindi o di fill-in come si usa dire oltreoceano. Ma andiamo con ordine e dedichiamo questa prima recensione al Dampyr di gennaio.

 

 

Il sopravvissuto di High Moon – Dampyr 286

Soggetto e sceneggiatura: Diego Cajelli

Disegni: Fabrizio Russo

Copertina: Enea Riboldi

 

Il sopravvissuto di High Moon segue le vicende di un non-morto legato a D56 I vampiri della città fantasma dove un gruppo di non-morti creati da Ixtlan erano stati spazzati via dal nostro terzetto più amato di ammazzavampiri (la storia del 2004 era a firma Luigi Mignacco e Stefano Andreucci). Come dice il titolo questo non-morto è sopravvissuto e negli anni ha trovato un suo modus vivendi: reso storpio senza gambe dallo scontro con Harlan è salvato da una folle donna, Easy, che incarna il modello della psicopatica del genere horror splatter. Easy infatti si innamora di Sunray (così si chiama il non-morto) e per farlo stare ‘in vita’ gli procura il nutrimento del sangue di cui ha bisogno attirando degli ignari senzatetto di cui poi fa sparire le tracce.

 

 

Una linea sottile di indizi porta Harlan, Kurjak e Tesla allo scontro finale.

Diego Cajelli scrive un soggetto (o meglio scrisse visto che lui stesso su Facebook ha raccontato di non ricordare bene quando avesse realizzato quella sceneggiatura!) che su basi solide dampyriane va a toccare temi ampi come la disabilità o il rapporto padri e figli e mette in scena una coppia di cattivi interessanti perché fragili (come già era successo se vi ricordate in Schiavi del Krokodil di Barzi e Ambu). Forse Easy è un po’ troppo folle e calcolatrice per generare empatia con il lettore, ma non si può negare che la sceneggiatura di Cajelli lasci in sospeso con maestria alcuni aspetti la cui risoluzione arriva solo alla fine. 

 

 

Buona la prova di Fabrizio Russo che come Stassi a febbraio e Statella a marzo pare ormai migrato su altri lidi dopo una lunga militanza dampyriana. Una nota di costume: il non-morto Sunray ha le fattezze del cantante Nick Cave.

Alla fine della lettura resta in bocca il sapore acre di una storia che è fatta per presentare anche – come detto – temi di vita marginale che spesso ci passano davanti agli occhi e altrettanto spesso cerchiamo di allontanare dalla nostra vista velocemente: i poveri e i disabili. Non è un pistolotto moralistico ovviamente, resta un fumetto di azione, ma resta anche lo scopo di fondo per cui la penna di Cajelli ha sviluppato la trama e i personaggi. 

Ci rileggiamo tra poco con la recensione del Dampyr di febbraio.

 

 

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