Vi presentiamo la recensione dell’ultimo Tex mensile intitolato Ritorno a Redrock edito dalla Sergio Bonelli Editore. Il soggetto è di Antonello Rizzo, la sceneggiatura è di Pasquale Ruju e i disegni di Rossano Rossi.
Questa storia si caratterizza per un paio di particolarità: la prima in realtà non è più una cosa così rara, visto che negli ultimi anni è successo più volte che il soggetto, ovvero l’ossatura della storia, fosse opera di un autore esterno, in questo caso Antonello Rizzo che abbiamo già visto all’opera con la storia Il mostro del gran lago salato uscita nel 2021. La seconda particolarità riguarda il fatto che questa storia sia il seguito diretto e dichiaratissimo anche nei post delle pagine social della Sergio Bonelli Editore di una vecchia storia di GianLuigi Bonelli intitolata Taglia: duemila dollari uscita nell’ormai lontanissimo 1979 per i disegni di Erio Niccolò.
Di quella storia ne abbiamo già parlato nel nostro report (recuperabile qui) sulle storie di Tex (non perdetevi l’imminente ripresa con l’annata 1981), per cui non staremo a ripeterci troppo: Tex e i pards ripuliscono RedRock dalla piaga della cricca cui fa capo Matt Holmer, banchiere della città, e del suo principale tirapiedi, Sam Spring. La storia finiva con Holmer in fondo al fiume con il proprio carro e Sam Spring in galera pronto per essere consegnato alla giustizia.
Un’avventura discreta senza troppe pretese, di quelle del GL Bonelli in fase calante. Eppure deve aver colpito così tanto la fantasia di Rizzo da averne voluto fare, almeno nel primo albo, un curioso ibrido fra sequel e remake.
Ritorno a Redrock – Tex n.750
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Rossano Rossi
Copertina: Claudio Villa
Ufficialmente è un seguito: la storia si svolge sei anni dopo l’avventura originale, quindi questo chiuderebbe la discussione. Nei fatti però sembra proprio di assistere a un remake: c’è sostanzialmente lo stesso canovaccio (un gruppo di malfattori che fa il bello e il cattivo tempo a Redrock), ci sono quasi gli stessi personaggi (mancano Kit Willer e Tiger Jack, che comunque nella storia originale avevano un ruolo marginale), gli stessi luoghi e addirittura una banda di indiani Apache quasi identica a quella presente nella vecchia avventura con il capo che è il fratello (!!!) dell’indiano ucciso in Taglia: duemila dollari.
Al di là dei termini tecnici più o meno da addetti ai lavori, la domanda è legittima: questa Ritorno a Redrock alla fine com’è?
Almeno per il momento, possiamo dire che è come l’originale: discreta, classica e senza ambizioni particolari. Una consuetissima vicenda di western cittadino con il banchiere senza scrupoli che vuole diventare sempre più ricchi impossessandosi dei terreni circostanti.
Sinossi: Tex Willer e Kit Carson giungono a Redrock dopo anni e trovano Rick Sander divenuto sceriffo della città alle prese di nuovo con Sam Spring, sfuggito alla giustizia per via di un giudice corrotto. Spring è di nuovo alle dipendenze del ricco Matt Holmer, a sua volta miracolosamente sfuggito alla morte e ritornato in attività sotto falso nome. Non avendo capito la lezione impartita a suo tempo, si è messo in testa di riprendere il controllo di Redrock. Spetta ai due pards il compito di fare pulizia.
Come si vede, una storia di routine che Ruju sceneggia con la consueta competenza, pur senza eccedere troppo, quasi come se volesse mantenere uno stile sotto le righe. Non è possibile sapere se questo dipenda dalla difficoltà di sceneggiare un soggetto non proprio o se invece si tratta di una precisa scelta stilistica per questo racconto cittadino, ma l’impressione generale è che dopo un anno passato tra la lunga saga di Mefisto, la trilogia di Vancouver e i Chupacabras, questa storia sia stata piazzata proprio per consentire al lettore di rifiatare con qualcosa di più classico e rassicurante.
Rossano Rossi svolge il proprio compito con la consueta professionalità: autore di un Tex e un Carson perfettamente classici e riconoscibili, in piena sintonia con il tono della storia. Nel corso degli anni ha adottato uno stile personale e riconoscibile, ma rimane comunque un autore che ricorda molto il maestro Fabio Civitelli. Se gli si vuole trovare un difetto esso è nella scarsa dinamicità che trapela dalle tavole, ma compensa con una perfetta rappresentazione dei personaggi e con il fatto di trovarsi a proprio agio nelle atmosfere cittadine.
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