L’agente federale – Tex Willer nn. 18-23

Scritto da Francesco Benati

18 Ott, 2020

Come da consuetudine da circa un anno a questa parte, le recensioni dedicate alla serie Tex Willer edita dalla Sergio Bonelli Editore a partire da novembre 2018 hanno cambiato forma: non più recensioni albo per albo tradizionali, ma recensioni della storia completa. Questo perché il formato della serie, albo a 64 pagine, mal si adatta a un commento mese per mese, ma solo a lettura ultimata, specie alla luce del fatto che le storie durano anche quattro, cinque o, come nel caso di quella che andremo a recensire fra poco, ben sei numeri. Perché ripetere per sei volte lo stesso commento inerente ai disegni o alla sceneggiatura? A meno che non vi siano sostanziali differenze fra un albo e l’altro, tanto varrebbe fare un semplice copia/incolla.

 

 

L’agente federale – Tex Willer nn.18-23

Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni: Michele Rubini

Copertine: Maurizio Dotti

 

Detto ciò, veniamo a parlare dell’ultima saga-monstre della collana, ovvero la lunga serie di sei numeri intitolata L’agente federale scritta da Mauro Boselli, creatore e curatore della collana, e disegnata da Michele Rubini, al suo esordio sulla serie, ma già autore di alcune storie brevi riguardanti il Tex adulto.

Sinossi: il giovane Tex Willer racconta ai suoi amici, il capo indiano Cochise e il ladro di cavalli ormai redento Jimmy, un’avventura che lo ha visto coinvolto qualche tempo prima. Braccato da un inarrestabile agente federale di nome Brian Carswell, Tex deve prendere il mare e fuggire. Dopo un lungo peregrinare sbarca in Louisiana, dove le maglie della legge continuano a stringersi su di lui. Deciso a non farsi prendere, il fuorilegge è costretto ad arruolarsi come volontario nell’esercito con il falso nome di Ben Walker. Finisce a fare la guerra ai Seminoles sotto il comando dello spietato e ottuso ufficiale Fairfax, il quale lo prende subito in antipatia. Costretto a disertare, Tex entra in contatto con i Seminoles e passa dalla loro parte.

 

 

Quella dei fieri e indomiti indiani Seminoles era una delle fisse di Sergio Bonelli, il quale rese omaggio a quel popolo con le sue storie e anche avallando il Texone Seminoles scritto da Gino D’Antonio e disegnato da Lucio Filippucci

Inizialmente prevista per la serie regolare del Tex adulto, ovviamente narrata in forma di flashback, questa storia ha finito addirittura per essere allungata in modo da poter stare in ben sei albi della nuova collana: il risultato sono quasi 400 pagine di avventura e di sfide davvero come non se ne fanno più tra battaglie, tradimenti, complotti e, udite udite, romantici maneggi, cosa a dire il vero inedita per la serie.

Mauro Boselli confeziona un’epica e grande avventura che pesca a piene mani dalla grande narrativa avventurosa, soprattutto cinematografica (penso a Tamburi lontani con Gary Cooper), dove compaiono personaggi provenienti direttamente dalla grande letteratura come Brian Carswell, modellato secondo il Javert de I Miserabili. Sei albi in cui l’elenco degli avvenimenti è quasi infinito e in cui il lettore si lascia immergere in un fluido narrativo che tutto avvolge e tutto trascina. 

 

 

Che il giovane Tex Willer sia una sfida estremamente stimolante per Mauro Boselli e che gli stia donando una seconda giovinezza è ormai un fatto assodato: questa storia si può tranquillamente annoverare come la migliore uscita finora. Libero da legami ingombranti, Boselli può raccontare un Tex prima di Tex, rispettando il personaggio, ma permettendosi di aggiungere quei tocchi di varietà in più che permettono al lettore di leggere una serie nuova e non un semplice clone del personaggio principale. 

Sul versante disegni, Michele Rubini ha svolto un lavoro monumentale per tutte le 384 pagine di questa saga senza che si noti mai un cedimento, mai un momento di stanca. La varietà di personaggi e situazioni è funzionale anche per permettere al disegnatore di lavorare senza percepire mai il senso di ripetitività, consentendogli quindi di non annoiarsi e di trovare sempre nuovi stimoli per il proprio lavoro. 

 

 

L’alchimia fra i due autori è palpabile e Rubini realizza quello che, per il momento, è il suo miglior lavoro in ambito texiano, nonché una delle perle della sua ancor giovane carriera. Il segno di Rubini, inevitabilmente mutuato dal maestro e amico Stefano Andreucci, ha raggiunto alte vette di maturità e di espressività che lo collocano di diritto fra i più blasonati fumettisti contemporanei. Un notevole risultano per una carriera ancora tutta in salita. 

Chiudendo, siamo di fronte a un piccolo capolavoro del fumetto avventuroso, una di quelle perle che ogni lettore appassionato del genere dovrebbe leggere. Il fatto che non si tratti di una storia western la rende appetibile per una platea più vasta di lettori e non esagero se dico che da questi sei albi ci si potrebbe tranquillamente trarre un film.

 

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2 Commenti

  1. Errata corrige: il nome dell’amico «ladro di cavalli ormai redento» a cui Tex racconta la storia, insieme al capo indiano Cochise, non è Tim bensí Jimmy (Jones).

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    • Andiamo a correggere!
      Grazie!

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