Si conclude, con Vendetta senza fine, la nuova trilogia di Zagor edita dalla Sergio Bonelli Editore. La saga, iniziata nel numero di ottobre intitolato L’incendiario, vede all’opera il duo composto da Mirko Perniola alla sceneggiatura e il veterano Alessandro Chiarolla ai disegni, il tutto per il soggetto di Vittorio Sossi.
Vendetta senza fine – Zagor n.653
Soggetto: Vittorio Sossi
Sceneggiatura: Mirko Perniola
Disegni: Alessandro Chiarolla
Copertina: Alessandro Piccinelli
Riassunto delle puntate precedenti: la cittadina mineraria di Keating viene sconvolta da un tragico incidente minerario nel quale perdono la vita decine di operai, il tutto perché il proprietario Milton Miller non ha rispettato le minime norme di sicurezza. Anni dopo, un misterioso assassino in possesso di una micidiale formula incendiaria miete vittime fra quelli che ritiene essere i responsabili dell’incidente di qualche anno prima. Zagor e Cico si trovano sul posto e intervengono per fermare il killer, il quale si rivela essere Joss Beaumont, l’ingegnere che tutti credevano morto nell’incidente. Beaumont ha intenzione di vendicarsi e per farlo non esita a far saltare in area i sotterranei della miniera per distruggere ciò che resta della città.
D’accordo, lo ammetto. Mi sono avvicinato a questo volumetto con un misto di timore e trepidazione. Per chi si fosse perso il primo albo, basti sapere che l’identità dell’assassino si scopre praticamente subito e questo, apparentemente, ammazza la suspance e la storia sembra diventare una semplice avventura d’azione. Eppure c’era qualcosa che non mi tornava: per quale motivo un bravo sceneggiatore come Perniola, il quale ha all’attivo numerose storie per Zagor e Nathan Never, ha compiuto una scelta del genere? Evidentemente doveva esserci un secondo fine che si sarebbe scoperto nel terzo e ultimo albo. Da un lato ero fiducioso nel fatto che Perniola non sarebbe mai cascato in un errore del genere e sicuramente il curatore Moreno Burattini non glielo avrebbe permesso. Dall’altro, però, ero timoroso per una sorta di pessimismo innato. Invece, Perniola non ha affatto deluso regalando ai lettori un colpo di scena ben servito che spinge alla rilettura completa dell’intera storia con la consapevolezza del senno di poi. Mi piacerebbe fare il paragone con un film di Martin Scorsese abbastanza conosciuto, ma mi trattengo per evitare che qualcuno possa indovinare. Naturalmente, in questo caso, il merito va a Sossi, il quale, essendo l’autore del soggetto, ha ideato il colpo di scena, ma Perniola, sceneggiatore, è stato bravissimo nel gestirlo e nel presentarlo nella maniera corretta, evitando di far intuire troppe cose nelle pagine precedenti. Naturalmente, come in ogni buon giallo che si rispetti, qualche indizio è stato disseminato in giro, ma niente di troppo evidente. Per il resto, Perniola probabilmente è alla sua miglior prova sulla serie regolare e su Zagor in generale: ritmo gestito con la consapevolezza di avere numerose pagine da riempire e infatti si arriva alla fine con il fiato lungo e senza la sensazione di un finale accelerato e costipato in poco spazio; dialoghi in piena tradizione zagoriana che trovano il proprio apice nello scontro finale con l’incendiario.Ben sfruttata anche la figura di Milton Miller, uno degli antagonisti della vicenda. Non aggiungo altro per evitare spoiler, ma la sua parabola è forse la cosa migliore di tutta la storia.
E veniamo ai disegni di Chiarolla. Come ho già ripetuto, è invecchiato, ma è invecchiato molto bene e all’interno dell’albo sono presenti numerose scene dove la sua abilità di disegnatore viene esaltata al massimo. Nonostante sia vicino agli 80, Chiarolla dimostra di avere ancora diverse risorse da sparare. Nel suo caso, la critica mossa è sempre quella di non essere un clone fatto e finito di Gallieno Ferri, ma per me questo non è affatto un problema. Chiarolla è uno di quegli artisti che non è mai stato celebrato abbastanza e che non è sufficientemente rinomato a livello mondiale. Pazienza, l’aspetto positivo è che noi appassionati possiamo continuare a goderci le sue storie. In conclusione, una bella trilogia che chiude un’annata positiva per Zagor e che rimanda a un 2020 destinato ad aprirsi con il botto grazie al ritorno sul mensile di Jacopo Rauch e di Joevito Nuccio con Sangue Kiowa, storia dedicata al capo indiano Winter Snake.
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