La libreria La Pecora Elettrica a Roma lo scorso 25 aprile è stata vittima di un atto vigliacco. Punto di riferimento per una cultura libera, teatro di incontri e luogo di confronto è stata data alle fiamme, sotto una ricorrenza particolare (la Liberazione dal giogo nazi-fascista), diventando vittima di una mentalità pericolosamente rediviva. Sostenuta da amici storici e nuovi, La Pecora Elettrica era pronta alla sua riapertura, per mostrarsi più forte della violenza. Una violenza che non ha saputo accettare la sconfitta, tornando a colpire questa libreria dandole nuovamente fuoco, a poche ore dalla riapertura. Che essere vigliacchi non è abbastanza, devi esser incredibilmente vigliacco. A bruciare sono stati, fisicamente, libri e mobilio, ma simbolicamente è andato in fumo il coraggio di non chinare la testa, di non accettare silenziosamente una prevaricazione odiosa e spietata.
Perché questo accanimento? Perché la cultura, per chi non accetta altre opinioni, è la più pericolosa delle armi. Difficile non ripensare in questi momenti alla celebre battuta di Henry Jones sr, rivolta ad un odioso nazista nel terzo film di Indiana Jones:
“Quegli imbecilli, che marciano con il passo dell’oca come lei, dovrebbero leggerli i libri anziché bruciarli!”.

Caro professor Jones, passano i decenni, ma la lezione non è ancora stata imparata! La paura di un’idea messa su carta è troppo forte, è più facile bruciare un libro che affrontarne il contenuto. La scelta di imporre una visione non può sopportare chi ha il coraggio di opporsi, di dire la sua. Il silenzio è un’arma che non sempre si sceglie, è un bastone calato sulle reni del nemico, e se rialza la testa, lo si impone con ancora più forza. E quale peggiore nemico di una cultura libera, aperta?
E in questo momento, la cultura è in pericolo.
Pochi giorni fa, a Lucca Comics & Games 2019, dei giovani a cui non saprei che titolo affidare (o meglio, ne avrei parecchi, ma poi dubito sarebbero pubblicabili!) hanno deciso di indossare divise naziste, all’interno di un contesto avulso da quei simboli. Non c’erano rievocazioni. Non c’erano riferimenti alla cultura pop e nerd che anima la città lucchese durante la manifestazione. I ragazzi hanno voluto scientemente vestirsi da nazisti, con sguardo fiero ed espressione sfida.
Ma la cosa peggiore, è che anziché stigmatizzarli, si è scelto di comprenderli, motivarli. Stavano rappresentando il mondo di Call of Duty, erano vicini al carro armato dello stand! Carro armato di anni successivi al periodo storico delle divise naziste, una scusa bruciata (ma si sa, a loro bruciare le cose piace tanto!). Stavano solo facendo riferimenti a personaggi dei fumetti nazisti. Non proviamoci, davvero. Non citiamo il Teschio Rosso, i cattivi del cinema o altro. Un cosplay va contestualizzato, non va utilizzato come scusa per inneggiare a discutibili principi.

Soprattutto, lo sdegno di alcuni non può nascondere la difesa di altri o di chi, magari non comprendendo la situazione, si è fatto fotografie con questi imbecilli. Perché insomma, come li vogliamo definire?
La colpa sia chiaro, è di tutti. Finché accettiamo di far passare come goliardia cori vergognosi, finché non accettiamo che la cultura deve prendere una posizione netta e decisa contro queste situazioni, non possiamo stupirci. A chi dice che non bisogna parlarne per non dare loro visibilità, rispondete che nel silenzio questa gente gongola, crea consenso, non ha nessuno che si oppone, non c’è chi tiene loro testa e li ferma. Sino a che non sarà tardi, ammesso già non lo sia.
La cultura è un bersaglio, ma è anche un’affilata arma con cui combattere questo scontro. Senza violenza, ma con i gesti e le iniziative. Senza lividi, ma con parole che ricordino certi orrori, che non accettino passivamente menzogne e populismi, ma che sappiano mostrare un altro punto di vista, più umano e aperto.

Non serve esser Steve Rogers per fronteggiare il Teschio Rosso, non serve esser un maiale volante per dire ‘Meglio porco che fascista’. Abbiamo tutti una responsabilità, specialmente noi che di cultura, che siano film, libri o fumetti, parliamo ogni giorno. Abbiamo il dover di non tacere e non voltarci dall’altra parte, dobbiamo mostrare altre verità, che siano raccontate da Maus, da Magneto, o da Silver Surfer.
Arriveranno le critiche? Che vengano, saranno le benvenute. Non limitiamoci a mostrarci stupiti o vicini a parola a La pecora elettrica, non minimizziamo certe scene pericolose, facciamo sentire la nostra voce. O un giorno ci guarderemo indietro, e se leggeremo certe storie e ci guarderemo allo specchio potremmo scoprire di essere pericolosamente simili ai gatti.
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