La città senza memoria – Mister No le NA n.5 (novembre 2019)

Scritto da Paolo M.G. Maino

17 Nov, 2019

Dopo tre numeri in cui la foresta amazzonica è stata fondamentale co-protagonista delle dinamiche avventure di Mister No (in compagnia dallo scorso numero anche del mitico Esse-Esse), torniamo a muoverci in un ambiente quasi esclusivamente cittadino (il titolo non mente, semmai la copertina può risultare un po’ fuorviante vista l’ambientazione in una pista di aerei nella giungla… per un inciso una copertina davvero ben strutturata e disegnata da Fabio Valdambrini). Mister No e Esse-Esse infatti arrivano nottetempo a fari spenti sulla pista di Manaus per poter continuare le loro indagini senza rivelare che al contrario di quanto credono tutti sono vivi e vegeti e hanno delle piste da seguire per scoprire chi si muove dietro i loschi piani legati alle miniere di Uranio nella foresta.

 

 

 

La città senza memoria – Mister No le NA n.5

 

Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco

Disegni: Stefano Di Vitto e Roberto Diso

Copertina: Fabio Valdambrini


La sceneggiatura di Luigi Mignacco gioca su due livelli: da un lato vari flashback (forse troppi… ma narrativamente necessari) in cui si riannodano le fila di quanto accaduto nelle ultime settimane ai vari attori della vicenda; dall’altro l’azione legata alle indagini in presa diretta di Jerry e Otto. Soprattutto questa seconda parte acquista i toni della gangster story con protagonisti personaggi più o meno importanti del sottobosco malavitoso della sonnolenta (ma qui dire ben poco immersa nel sonno) Manaus.

Dicevo in parentesi ‘forse troppi flashback’; e questa impressione resta in parte da una lettura che si fa meno scorrevole rispetto ai numeri nella giungla (ossia 2,3 e 4) e che dà a volte l’impressione del numero di collegamento che fa da ponte verso nuovi sviluppi. Devo dire che come già ho evidenziato nel mio commento allo scorso numero, l’unico stacco che realmente non mi convince è il siparietto spesso dal tono comico in cui torniamo al presente-presente, ovvero al momento in cui Jerry racconta a Jerome sr. tutta la vicenda. Il siparietto di poche pagine è disegnato dal maestro Roberto Diso (e per noi nostalgici la cosa è sempre piacevole) ma continua a costituire per me un elemento non necessario alla narrazione. Mi spiego i racconti di Mister No sono da sempre pieni anche di fasi lente, descrittive e dal tono leggero e comico (Guido Nolitta riproduce in quei passaggi quanto spesso ha fatto con le scene di Cico in Zagor): scazzottate, visite alle garotas di Manaus o Belém, attese di nuovi clienti, ubriacature…, ma questi momenti sono posti a inizio della narrazione o in un passaggio in cui sta per accadere qualcosa, mentre qui non mi paiono così funzionali se non per ricordare che tutta la vicenda sta dentro una maxi-cornice di racconto (ma devo dire che provo lo stesso senso di non piena soddisfazione anche per le cornici narrative di certi Maxi Zagor… se la cornice è poco incisiva, mi risulta un distrattore nella lettura).

 


D’altra parte, invece, il tono da gangster story (e anche da spy story) incarna uno dei generi che ha avuto buon successo e buona fortuna nella quarantennale storia editoriale di Mister No: mi riferisco alla lunga trasferta americana dopo il Mister No 240 o anche a tante storie di ambientazione cittadina sia a Manaus sia in altre città del Brasile. Direi che, nell’idea di riproporre in questa miniserie vari fattori che hanno decretato la fortuna di Mister No negli anni, si tratta di una scelta condivisibile e – questo sì – assolutamente funzionale alla narrazione. 

Credo, per altro, che ne avremo un’ulteriore prova con il numero 6 che avrà un’altra classica ambientazione: la prigione. E farà riferimento ad un altro genere spesso presente nei fumetti Bonelli: ovvero alle storie in cui il protagonista si trova suo malgrado (o magari per un preciso motivo) a muoversi all’interno di dure carceri di detenzione.

Che poi ci sia Maurizio Colombo ai testi è conferma di una vicenda che si farà drammatica e ulteriormente intensa!

 

 


Il lavoro di Stefano Di Vitto ai disegni è da manuale e incontra sicuramente i favori di tanti vecchi lettori che possono ritrovare qui il tratto che ha segnato tante storie stupende (tra cui la mia preferita: Sfida al Pantanal). Ben tornato Di Vitto! (Ma anche benvenuti nei primi numeri Massimo Cipriani e Marco Foderà che hanno portato la loro efficace interpretazione del nostro Jerry e del suo mondo!).

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