Dopo aver recensito il primo volume La notte della cometa uscito a luglio, torniamo a parlare della miniserie Magico Vento Il Ritorno giunta alla sua conclusione. Nei mesi scorsi non abbiamo dimenticato Ned e i suoi compagni, ma abbiamo preferito aspettare il termine di questo primo percorso di ritorno editoriale per tirare le fila.
Non mi addentro in questo articolo, nel riassumere la vicenda, ma provo ad analizzare la storia e il fumetto nel suo complesso.
Magico Vento Il Ritorno 1-4
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni: Darko Perovic
Copertine: Corrado Mastantuono
Tavole: 376
Innanzitutto la scelta editoriale della Bonelli si è rivelata azzeccata (quanto lo sia stata anche dal punto di vista economico, non sta a me dirlo): una storia di ampio respiro come ama fare Gianfranco Manfredi nelle sue creature fumettistiche (pensate alla commovente saga delle Black Hills nei numeri 97-101 della prima serie regolare di Magico Vento, o a Volto Nascosto o Shangai Devil e anche a tutta la run finale sulla guerra anglo-boera in Adam Wild); una storia che tocca la Storia e che si conclude con l’arrivo di Ned Ellis a Tombstone qualche istante dopo la fine della mitica sfida all’Ok Corral; una storia che presenta una girandola di personaggi che come al solito spaziano nella varietà del genere umano reso storico e anche archetipico nella epopea del West americano; una storia, infine, che ci riconsegna Magico Vento e Poe come personaggi in continua evoluzione eppure così riconoscibili.
Ben vengano proposte editoriali di questo tipo che in barba all’idea delle serie infinite offrono un prodotto così curato anche dal punto di vista grafico grazie alla prova sicura di un Darko Perovic che aggiunge alla sua cura di paesaggi e soprattutto di personaggi una scelta di Tavola che rompe certe rigidità della gabbia bonelliana doc. Si tratta di pagine in cui due vignette principali (generalmente a occupare le posizioni 1-4 e 5-6; oppure anche tre vignette orizzontali in posizioni 1-2; 3-4 e 5-6) sono legate da altre vignette (una o due) più piccole che si intersecano con le principali come ad esempio nella tavola qui sotto tratta dal numero 3 (p.7).
Molto efficaci come al solito le scene in cui Ned ha le visioni tipiche dei suoi poteri e anche le scene di azione dove ovviamente una menzione speciale va fatta per le due pagine dedicate alla sparatoria all’Ok Corral.
Ma torniamo ad alcune scelte narrative e proviamo a commentarle.
Innanzitutto Manfredi ci restituisce un Magico Vento eccellente: secco e pronto all’azione a cui viene riportato da Poe; a metà come al solito tra pistolero infallibile e uomo della magia; sempre chiamato ad una missione da cui non si può tirare indietro e una missione destinata storicamente alla sconfitta (la causa indiana e di una convivenza pacifica e reciprocamente costruttiva) ma dalla quale non ci si può tirare indietro neppure in questo autunno del vecchio West che Manfredi tratteggia in questa miniserie: «Un mondo è davvero finito, Poe. Quello del vecchio West» così Ned dice a Poe quasi in conclusione del quarto numero. E il tema dell’autunno di un mondo è davvero un leitmotiv che sta molto a cuore a Manfredi in questi ultimi anni se pensiamo a tutta la serie di Adam Wild.
Poe svolge come al solito il suo compito di attento osservatore: sono i suoi occhi e i suoi ragionamenti che consentono al lettore di entrare tra le pieghe della storia (e della Storia) così da poter interpretare quello che accade. Ma anche a lui capita sul finale un fatto importante… su cui torno in conclusione.
Il sognatore che dà il titolo al secondo numero è l’ennesimo personaggio-vittima che Manfredi recupera dalla Storia e inserisce nella sua narrazione per creare prima una aspettativa (al termine del primo numero non sappiamo se sarà lui il rivale di Ned nello scontro finale) e poi con la sua rapida e cruenta caduta fa immediatamente capire l’illusione del credere in una profezia che risolva tutto magicamente. Ma come dicevamo è anche lui una vittima e i nuovi poteri di Magico Vento in grado ora di leggere il passato indicano in modo chiaro il nome del Serpente che deve essere affrontato e schiacciato: Mingus.
Mingus è un altro ‘tipo’ di personaggio su cui la narrazione di Manfredi spesso si sofferma: l’uomo alla ricerca di potere animato da una razionale follia che piega verso il misticismo e usa di false credenze piegate a proprio uso e consumo per acquisire il controllo di menti deboli. Lungo da dire, ma facile da capire. La parola-profezia è usata da Mingus per creare un gruppo di adepti che possano compiere ciò che gli serve e non per uno scopo più grande. Magico Vento, riluttante all’azione all’inizio della miniserie, riacquista forza, vigore e volontà proprio in virtù della presenza di Mingus. E questa rinnovata forza d’animo diventa anche apertura a sentimenti come l’amore riposti e tenuti lontani.
Prima di concludere sul tema proprio dell’amore, mi piace sottolineare le tante altre figure che passano nella vicenda: Geronimo, Wyatt Earp, Doc Holliday, Chad Bosom (l’agente corrotto che ha fin dall’inizio le stigma di chi farà una brutta fine…), Chato, Carr…
…e infine Lozen e Chona: se le prime tavole della miniserie ci parlano di un Ned stanco e lontano affettivamente da Estrella (e Poe non pare in una posizione diversa)… alla fine del percorso le ultimissime pagine (pp.96-98) sono un controcanto che inneggia alla speranza e all’amore e alla paternità. E anche questa scelta è una delicata lezione che Manfredi offre alla società di oggi che pare aver perduto il senso importante della figura paterna e del tesoro che è insito in quell’istinto che si chiama conservazione della specie.
Rivedremo Poe padre adottivo della piccola Josepha come nella vignetta finale di p.96 (citazione di un noto quadro di Millet prima e Van Gogh poi)? Lozen renderà Magico Vento padre?
Domande che si aggiungono a quelle sul destino degli indiani e che forse troveranno una risposta nel 1882 della narrazione o meglio nel 2020 editoriale con la prossima miniserie di tre firmata ancora (e forse direi inevitabilmente) dal duo Manfredi/Perovic.
Un consiglio: se non l’avete letta, procuratevi questa miniserie che unisce alle già tante qualità descritte anche un prezzo complessivo davvero ottimo (e questo non è affatto male!).
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