A inizio mese è uscito I servi di Cromm, il nuovo Zagor mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. L’albo è la parte centrale di una storia iniziata nella seconda metà del volume precedente e ai testi troviamo il curatore Moreno Burattini e ai disegni la coppia di disegnatori composta dagli Esposito Bros.
Premessa: questa storia si può leggere in maniera autonoma come il 99,99% delle storie di Zagor, ciò non toglie che sarebbe bene ripescare la breve L’araldo di Cromm comparsa sempre sul mensile esattamente due anni fa.
In quella storia, sempre ad opera di Burattini, ma per i disegni dell’allora esordiente su Zagor Giuliano Piccininno, faceva per la prima volta la sua comparsa una misteriosa setta irlandese sfuggita alle persecuzioni inglesi i cui componenti sono divenuti i classici maniaci con ambizioni da megalomani. La loro pista si incrocia con quella di Zagor, il quale fa un bel falò (nel senso letterale del termine) e sgomina la setta. Il finale, però, era tutt’altro che chiuso e lasciava già presagire un seguito che avrebbe avuto profonde ripercussioni sullo status quo dello Spirito con la scure.
I servi di Cromm – Zagor n.646
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Esposito Bros
Copertina: Alessandro Piccinelli
Ora la setta dei figli di Cromm è tornata e ha come obiettivo quello di vendicarsi di Zagor e per farlo tenta di uccidere Cico e appiccare un incendio a Darkwood. Riuscito a salvare l’amico e a risolvere la situazione, Zagor scopre che il suo amico Lucius, conosciuto nella storia precedente, e sua nipote Sinéad sono nei guai e corre in loro soccorso.
Si può rinnovare un personaggio cristallizzato da decenni senza che i lettori se ne accorgano? O, perlomeno, che se ne accorgano senza che ne escano troppo sconvolti? Volendo sì, ma è difficile, difficilissimo.
Quello che sta accadendo questo mese su Zagor, ma anche su Tex, è qualcosa di molto più interessante di quanto non sembri a prima vista: si va a ripescare una storia di, relativamente, poco tempo fa e se ne crea un collegamento: non un semplice seguito, ma una vera e propria seconda parte che, pur stando in piedi in maniera autonoma, fa parte di una cornice più ampia.
Bene quindi il lavoro svolto da Burattini, anche se alcune soluzioni, come il flashback in cui Zagor racconta a Lucius della visita presso l’anziana nonna di Sinéad, non rientrano del tutto nelle mie corde.
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