Il giorno dei morti – Le stagioni del Commissario Ricciardi (ottobre/novembre 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

8 Nov, 2018

Escono a cavallo proprio della festa dei morti le due edizioni (da libreria il 25 ottobre e da edicola il 14 novembre) dell’ultima stagione della tetralogia del Commissario Ricciardi: l’autunno triste e piovoso de Il giorno dei morti.
Per la recensione più dettagliata e artistica vi lascio tra qualche giorno al commento di Chiara Cvetaeva, la nostra penna d’oro del blog, ma dopo aver letto il volume da libreria mi sono sentito obbligato a scrivere questo breve articolo di presentazione. Troppo è stato l’effetto che la lettura mi ha suscitato da non provare a condividerlo seppur con poche righe!

 

 

Il giorno dei morti – Le stagioni del Commissario Ricciardi

 

Soggetto: Maurizio De Giovanni

Sceneggiatura: Sergio Brancato, Claudio Falco, Paolo Terracciano

Disegni: Luigi Siniscalchi

Colori: Marco Matrone

Copertina (ed.libreria): Daniele Bigliardo

Il soggetto di De Giovanni è di quelli pensati per turbare perché tocca le corde più scoperte del nostro essere umani: il dolore innocente. Qual è il senso di questo dolore? Ricciardi non conosce la risposta, ma non può sopire la domanda che lo pungola e che lo porta ad agire fino quasi a consumare letteralmente le proprie forze. Che cosa è successo al piccolo Tettè? Perché di questo bambino Ricciardi non ha la visione del Fatto? Per la verità Ricciardi è disposto a qualsiasi sacrificio tanto più se deve cercare di rendere giustizia ad un bambino abbandonato, senza titoli, privo di importanza sociale, cioè l’ultimo degli ultimi.

E sacrificio è una parola chiave della vicenda fino all’ultima pagina bellissima.

 

 

Il giorno dei morti è una storia potente, un pugno nello stomaco che disturba e stride; non c’è niente di accomodante e di leggero in questa Napoli dolorosa e cinica. Come Ricciardi siamo trasportati alla ricerca della verità e temiamo per quello che potremo scoprire. E la verità quando viene a galla tocca tutto e tutti e non si può rimanere impassibili come se non la si conoscesse…
Il lavoro di sceneggiatura svolto da Brancato, Falco e Terracciano è per me la sublimazione dell’ottimo lavoro svolto sui tre volumi precedenti singolarmente. I tre scrittori interpretano i passaggi chiave del romanzo di De Giovanni scrivendo un testo che si adatta perfettamente alla matita magistrale di Siniscalchi.

 

 

E anche su questo la scelta del disegnatore è perfetta. Le linee dure, secche, spigolose di Siniscalchi raggiungono qui un livello altissimo, ancora più ricche di forza espressiva di quanto già visto nel bel romanzo a fumetti La Bestia per i testi di Bruno Enna. Siniscalchi soffre con Ricciardi e racconta lui stesso di aver dovuto prendersi delle pause da un disegno che lo stava assorbendo totalmente per l’intensità di quello che era chiamato a rappresentare per noi lettori.

 

 

Insomma la ciliegina sulla torta di una serie che è per me la novità con la ‘N’ maiuscola dell’ultima annata della Sergio Bonelli. Un prodotto curatissimo, una passione narrativa che emerge con decisione dalle pagine di tutti e quattro i volumi delle Stagioni (e anche dal Magazine), un livello di disegnatori magistrali (Bigliardo, Stellato, Nespolino e Siniscalchi) che ha voluto anche rendere omaggio alla città di Napoli, luogo cosi pieno di contrasto e quindi così vivo, perché la vita è piena di contraddizioni.
Buona lettura!

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