Ciao Sergio, sono sette anni che ci hai lasciati, ma non credere che non ti si pensi più, qui sulla vecchia Terra.
Anzi, ora ti racconto questa. Ieri, l’anniversario di quando ci hai salutato, ero sul divano con mia moglie e a un certo punto me ne son uscito con questa frase:
“Diamine sono già sette anni che è morto Sergio…”
“Ma Sergio chi?” risponde lei con faccia pensierosa
“Sergio lui” le dico, mostrandole una tua foto sullo smartphone.
“Oh, Sergio Bonelli” mi risponde, con un sorriso di comprensione.
E da quattro frasi ho capito due cose su di te, dettagli che sono una grande parte delle tua eredità.
Mia moglie, di fumetti, non ne capisce nulla. Ha tanti pregi, te lo giuro, ma ‘ste nuvolette proprio non le capisce, pur avendoci provato. Eppure in casa nostra il nome Bonelli aleggia sempre, per passione (mia) e amicizia (nostra) con alcuni dei nomi più amati della tua casa editrice.
Ieri ho capito come anche lei, che di Nathan Never e Dragonero e Dylan Dog conosce poco, ha un suo modo di vivere il tuo nome, il nome di Sergio Bonelli. Perché l’opera di questo personaggio d’avventura prestato alla realtà ha segnato profondamente la nostra società, influenzando più generazioni e arrivando a toccare chi di fumetti ne conosce poco.
E dimmi che non è un traguardo epocale! Sergio Bonelli è un simbolo di come trasporre personaggi di fantasia nella quotidianità di migliaia di persone, ha segnato un’epoca e ancora oggi abbiamo la fortuna di poterci godere i nostri personaggi grazie alla sua visione e ai suoi sacrifici.
Ma soprattutto, ieri ho compreso come per noi appassionati non esista Sergio Bonelli, ma tu sei ‘solo’ Sergio. Parli con uno zagoriano o un mysteriano e se nomini Sergio non serve il cognome, automaticamente il pensiero va a quel signore milanese che per tutti noi è diventato di casa. A te, caro Sergio!
Noi lettori siamo stati cresciuti e stimolati dalla tua scrittura e viziati dal modo in cui per anni ci hai consentito di farci emozionare da suggestioni narrative che forse all’inizio non ti avevano nemmeno troppo convinto. Eppure ecco Nathan Never, Dyd e Dragonero!
Sergio, tu hai lasciato un’impronta indelebile nel nostro immaginario e nel nostro cuore. Quando sono entrato per la prima volta nella redazione di via Buonarroti, in casa tua, nelle parole e nella cortesia di chi vive in quei corridori ho rivisto il tuo modo di trattare noi lettori e la vita di redazione. La tua presenza non è uno spettro dimenticato che aleggia in mausoleo, ma è quasi palpabile, viva più che mai nella voglia di continuare a raccontare l’avventura, quale che sia la sua forma. La tua eredità, Sergio, è l’aver trasmesso ad altri la tua passione di narratore, il raccontare bene e senza tradire noi lettori.
Anche oggi che la casa editrice tenta nuove strade, a volte non pienamente riuscite ammettiamolo, la spinta è quelle di continuare a raccontare e viziare i lettori.
E lo stesso cortese rispetto dei lettori lo rivedo con piacere in tuo figlio Davide, che ha ereditato sul campo il medesimo affetto tributato al padre. Di tuo, Davide sfoggia una somiglianza delicata, esaltata da uno sguardo amichevole e dalla gentilezza con cui ad ogni occasione abbia una parola per chi gli si approcci, anche all’ultima ora dell’ultimo giorno di un Lucca Comics sfiancante.
E in quella redazione, caro Sergio, tu vivi anche attraverso quelle piccole scintille della tua personalità che risplendono in chi oggi porta avanti il tuo operato con la medesima passione e una forte senso di responsabilità per quel nome così importante, così amato.
Tranquillo Sergio, i tuoi ragazzi stanno facendo onore al tuo lavoro, e noi, i tuoi amici lettori, continuiamo a volerti sempre un gran bene.
Dimenticavo: Sergio, grazie di tutto!
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