Le ombre di Camelot – Speciale Martin Mystère 35 (estate 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

17 Ago, 2018

La serie speciale veterana di casa Bonelli, ovvero lo Speciale Estivo di Martin Mystère, raggiunge il ragguardevole numero di 35 con il numero uscito a luglio dal titolo Le ombre di Camelot, una storia di poco più di 100 pagine accompagnata da Alla rovescia un mix di storie poco conosciute che hanno a tema il ribaltamento di prospettiva. Su queste storie dico solamente che vanno ad arricchire la biblioteca di storie brevi di cui il Detective dell’Impossibile è stato protagonista in tanti anni di vita editoriale. Personalmente ho apprezzato la prima storia disegnata da Orlandi che ha un interessante spunto, per il resto si tratta di recuperi che possono piacere o meno ma che fanno comunque parte della varia produzione a fumetti legata a MM e a Castelli.

 

 

Le ombre di Camelot – Speciale Martin Mystère 35

Soggetto e sceneggiatura: Carlo Recagno

Disegni: Rodolfo Torti

Copertina: Giancarlo Alessandrini

+ Alla rovescia di Alfredo Castelli e Fagarazzi, Filippucci, Orlandi, Peroni

Mi soffermo invece sulla storia lunga che dà il titolo allo speciale. Le ombre di Camelot ripropone due classici fili rossi: il format estivo riproposto moltissime volte con Angie, Dee e Kelly, Tower e Brody e la base di Altrove; la saga arturiana che dal mitico numero 15 della serie regolare ha avuto molti sviluppi anche in speciali e giganti. Insomma Recagno con la supervisione di Castelli gioca sul sicuro e offre al martinmystèrofilo quello che si aspetta per la calda estate. Ed è un menù curato, non innovativo, ma curato.
Una breve sinossi cercando di evitare spoiler: l’ancestrale battaglia tra gli ‘dei’ Lug e Nuada porta lo sconfitto Nuada a scagliare la sua lancia nella terra degli uomini e da lì la lancia sarà divisa in sette formando anche la mitica Excalibur. Nel presente qualcuno trama per riconquistare l’Excalibur e ad Altrove si ritrovano Martin, Angie, Dee e Kelly convocati da uno ‘strano’ Chris Tower che manda in vacanza forzata il suo assistente Brody. La linea narrativa principale si interseca come al solito con un pezzo di storia mysteriosa legata ai viaggi di Hernan Cortès e in particolare alla sua ricerca del reame perdute delle amazzone della Califerne: miti celtici si fondano con miti aztechi. I ‘quattro cavalieri’ di Tower arrivano alla resa dei conti finali proprio nel regno di Califerne e ognuno di loro (ma sono davvero loro?) darà il suo contributo decisivo allo scioglimento finale della vicenda. Una fine – bene dirlo – che si lascia aperta la possibilità di una nuova prosecuzione, anche se mette a posto alcune vicende (mi riferisco ad Artù e Lancillotto).

 

 

Come si evince dalla vicenda la storia ha degli spunti interessanti e si riallaccia ad una saga molto amata dai lettori storici e non di Martin Mystère: leggere di Lancillotto, Artù, Excalibur, Merlino e Morrigan è sempre piacevole. Ma c’è  qualcosa che non mi ha convinto particolarmente. La storia scorre, la vicenda gioca su battute classiche, i protagonisti sono quelli che ci aspettiamo e – ripeto – la storia è quella che ci aspettiamo e tutto questo in un personaggio seriale dalla lunga (ma di per sé anche breve) vita editoriale non è negativo, anzi. Quello che per me manca è l’intensità drammatica che ha caratterizzato in genere le storie legate ai miti della Britannia, manca il senso della possibile catastrofe imminente che Martin e co. hanno il compito/obbligo/destino di scongiurare e le parti comiche tendono ad essere per me preponderanti (ma è una cifra narrativa degli speciali estivi spesso…). E il motivo di questa scarsa drammaticità è la figura del ‘cattivo’ di turno che risulta troppo amplificata nel senso del ridicolo per dare l’impressione di poter anche solo lontanamente impensierire i nostri eroi. Forse questo giudizio almeno in parte negativo è stato determinato in me lettore della prima ora di Martin Mystère (lettore che per un po’ di tempo se ne è allontanato come ho già detto in altre recensioni) dalle aspettative generate da un racconto a tema arturiano; e anche – credo – dal fatto che la storia pur godibile è relativamente ‘speciale’ (anche perché a ben pensarci è molto più corta delle storie della serie regolare).

I disegni del veterano Rodolfo Torti sono funzionali alla narrazione e abbondantemente a loro agio nella rappresentazione di Angie, Dee e Kelly e anche di tanti ambienti (come Altrove o l’arena del prologo). Certo non sono i disegni che più mi conquistano, ma questo rientra nel de gustibus.

 

 

A risentirci tra poco tempo con la recensione della serie regolare per una storia interessante (e a mio avviso anche bella) di Castelli/Lotti e Romanini. Per tutto il resto raggiungeteci nel gruppo Facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor)!.

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2 Commenti

  1. Buona disamina. Un unico appunto: Nuada lancia sulla terra la Spada. La Lancia è l'arma con cui Lug lo ferisce.

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